Ha vinto Putin? Editoriale – Marx21 – .

Ha vinto Putin? Editoriale – Marx21 – .
Ha vinto Putin? Editoriale – Marx21 – .

Di Francesco Galofaro – Università IULM di Milano

“Putin ha vinto”: è stato questo l’immediato commento del direttore del Corriere della Sera a urne ancora aperte, dopo la diffusione dei dati francese e tedesco e la decisione di Macron di indire elezioni anticipate. Luciano Fontana non è un sostenitore della pace e il nuovo scenario è, dal suo punto di vista, inquietante. La destra euroscettica e “polemoscettica” è in netta crescita in Francia (Le Pen) e Germania (AFD), cioè nei due paesi protagonisti dell’asse che ha governato le sorti dell’Europa. Il PPE, apparentemente, è solido e guadagna seggi, ma al suo interno è diviso tra l’opzione di rinnovare l’alleanza con i socialdemocratici, sempre più poveri di idee e prospettive di cambiamento, e quella di aprire ai conservatori (dove si colloca, come protagonista, Giorgia Meloni). Stiamo anche assistendo al crollo dei liberali dell’ALDE, cioè dell’europeismo centrista, e dei verdi, che sostengono con forza la guerra in Europa. Secondo Fontana, la maggioranza socialdemocratica popolare ha commesso l’errore di presentare sempre lo stesso menù, al punto da creare disgusto nei propri clienti e indurli a cambiare ristorante. La metafora culinaria copre i grotteschi fallimenti delle politiche europee in Francia e Germania, dove la guerra creò disordini sociali a cui la gente preferì rispondere con l’indifferenza o con il manganello. La preoccupazione della borghesia cosmopolita europea, ben espressa da Fontana, è che siano Putin e il suo scomodo alleato americano a trarre vantaggio dalla divisione e dalla debolezza dell’Unione. La speranza di Fontana e degli ambienti di interesse da lei rappresentati è che Giorgia Meloni possa entrare nel vuoto di potere rappresentato dalla crisi dell’asse franco-tedesco proseguendo il conflitto con la Russia e, allo stesso tempo, fornendo risposte su dossier importanti come quello dell’agricoltura e clima.

Sorprese a sinistra: nel complesso, la sinistra del GUE regge, perdendo un seggio. I risultati sono interessanti La France Insoumise (10%) e, in Germania, da Sahra Wegenecht, che si afferma sul Linke e si propone come progetto di rinnovamento della sinistra tedesca. I motivi per cui queste due sinistre hanno ottenuto buoni risultati sono gli stessi che preoccupano il Corriere della Sera: le ricadute sociali delle politiche europee, prima fra tutte la guerra, vanno a vantaggio di chi si pone costantemente come critico nei confronti dell’Ue e a favore della pace. .

La situazione italiana: in Italia Giorgia Meloni si fa valere sulla Lega di Salvini. Il motivo è presto spiegato: il suo piano era, dopotutto, l’unico progetto politico veramente nuovo: sostituire i socialdemocratici nella maggioranza che governa Bruxelles e spostare a destra l’asse politico europeo. FdI non ha proposto la modifica in modo generico: ha spiegato come intende attuarla. Il successo del presidente del Consiglio poggia su basi molto solide: Fratelli d’Italia non è più il partito della luna di miele, ha un progetto volto al cambiamento culturale del Paese da non sottovalutare, soprattutto da parte dei suoi oppositori.

A sinistra, il Pd batte i 5 Stelle e va in controtendenza rispetto al risultato dei socialdemocratici europei. L’archiviazione del “campo largo” e la resa dei conti tra Conte e Schlein hanno dato i loro frutti a quest’ultimo, anche alle regionali del Piemonte e a quelle di Bari. Senza dubbio i flussi elettorali chiariranno cosa è successo. L’ipotesi è che i sostenitori del campo largo abbiano finito per votare il Pd, mentre i 5 Stelle hanno già ampiamente deluso i loro sostenitori più convinti, che questa volta si sono astenuti. Conte infatti aveva già rinunciato a quei voti per ridisegnare e ricollocare i 5 Stelle. Sembra però aver ereditato la contraddizione della vecchia Rifondazione Bertinottiana, tra l’esigenza di battere la destra e la legittima aspirazione a contestare l’egemonia del PD.

Tra i “pacifisti”, il risultato più interessante è quello dei rossoverdi di Bonelli e Fratoianni. Non credo che abbia pagato molto per la candidatura di punta di Salis né per le sue posizioni sulla guerra, che sono tra le più moderate e arretrate che abbiamo mai visto. Queste riflettono una contraddizione interna piuttosto evidente: teoricamente è una forza di pace ma alcuni di quei parlamentari potrebbero unirsi al gruppo verde europeo, la forza più guerrafondaia che ci sia.

Piuttosto, questa formazione si è rivelata stabile nel tempo e fa pensare a qualcosa di più di un semplice cartello elettorale. Ha quindi confermato la fiducia dei suoi elettori e attirato nuovi consensi.

Un’altra caratteristica che può aver convinto l’elettorato pacifista e di sinistra a votare per Fratoianni rispetto alla lista avanzata da Santoro è il fatto che si tratta di un partito con un programma completo; l’opposto di una lista elettorale basata su un unico tema, con posizioni poco chiare su tutto – anche sull’opportunità di lasciare la NATO. Ne ho già scritto in precedenza: se la sinistra comunista vuole vincere ancora, deve smettere di puntare sul leader carismatico inviato dalla provvidenza e lavorare sulla costruzione di soggetti politici stabili e unitari che risveglino la passione dei militanti di base.

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