La Cina risponde alle tariffe europee sulle auto elettriche e prende di mira la carne di maiale – .

La Cina risponde alle tariffe europee sulle auto elettriche e prende di mira la carne di maiale – .
La Cina risponde alle tariffe europee sulle auto elettriche e prende di mira la carne di maiale – .

A meno di una settimana dall’annuncio dell’introduzione di dazi provvisori da parte della Commissione Europea sull’importazione di auto elettriche cinesi, arriva l’attesa reazione di Pechino. La Cina avvia un’indagine antidumping sulle importazioni di carne suina e prodotti a base di carne di maiale dall’Unione Europea, in risposta a una richiesta “formalmente presentata dalla China Animal Husbandry Association per conto dell’industria domestica dei suini”. È quanto riferisce in una nota del 17 giugno il Ministero del Commercio, secondo cui Bruxelles ha 20 giorni di tempo per presentare “pareri” sulla questione, ossia fino al 6 luglio. A due giorni dall’entrata in vigore dei dazi europei fino al 38 per cento sull’importazione di veicoli cinesi di ultima generazione, perché accusati di godere di sussidi statali.

Le auto elettriche cinesi potrebbero costare fino al 38% in più

È chiaro che Pechino sta adottando la strategia del bastone e della carota. Se da un lato mette in guardia Bruxelles avvertendo che le tariffe sui veicoli elettrici made in China “danneggerebbero gli interessi dell’Europa” e allontanerebbe il Vecchio Continente dagli obiettivi della transizione energetica, dall’altro usa le vie commerciali e diplomatiche arma per colpire economicamente l’Unione Europea. Come già fatto in passato con la Lituania, anche se per ragioni diverse.

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Come potrebbe agire Pechino

Ma cosa comporta il provvedimento della Repubblica Popolare? Secondo il Ministero del Commercio cinese, i prodotti oggetto dell’indagine comprendono carne di maiale fresca, fredda e congelata, frattaglie di maiale, grasso di maiale senza carne magra, nonché intestini, vesciche e stomaci di maiale. Il periodo di indagine sul dumping sulle importazioni va dal 1 gennaio al 31 dicembre dello scorso anno, mentre il periodo di valutazione del danno industriale copre quattro anni dal primo giorno del 2020 alla fine del 2023. A partire dal 17 giugno, l’indagine durerà non più di un anno , ma potrebbe essere prorogato per altri sei mesi. “Sulla base delle prove raccolte, la produzione totale di carne suina e dei suoi sottoprodotti soddisfa i requisiti delle norme antidumping della Repubblica popolare” ed è in linea con gli standard dell’Organizzazione mondiale del commercio, ha affermato in una nota il ministero cinese dichiarazione.

Come accennato, la reazione di Pechino non arriva come un fulmine a ciel sereno. Già nei giorni scorsi il Global Times aveva riportato la notizia secondo cui le principali industrie cinesi stavano raccogliendo prove per richiedere l’apertura di indagini antidumping su alcuni prodotti lattiero-caseari e carne suina provenienti dall’Unione Europea. Commentando la notizia, un portavoce del Ministero del Commercio ha affermato che le industrie cinesi “hanno il diritto di richiedere l’avvio di indagini su sovvenzioni e antidumping che le autorità competenti indagheranno in conformità con la legge”.

Il timore di una guerra commerciale tra Cina e UE

Mentre aumenta la speranza che i due blocchi trovino un accordo per allontanare lo spettro di una guerra commerciale, c’è chi alza il tiro. In una recente intervista con il Global Times, Liu Bin, capo del China Automotive Technology & Research Center, ha suggerito di puntare alle importazioni di automobili con motori di grande cilindrata, una mossa che avrebbe un forte impatto sulle importazioni di automobili europee. Attualmente, la tariffa sulle importazioni di automobili dall’Europa è del 15%, ma il timore è che Pechino scelga ora di applicare una tariffa del 25% sulle auto più potenti.

Il mercato cinese, il più grande del mondo, è cruciale per i marchi automobilistici europei come Mercedes o BMW, che subirebbero un pesante contraccolpo in caso di presumibili ritorsioni. Non è un caso che la Germania si sia finora opposta all’introduzione di queste misure, a differenza della Francia, più propensa a garantire tutela al settore automobilistico nazionale. Proprio per questo motivo, a gennaio la Cina ha avviato un’indagine antidumping sul brandy importato dal Vecchio Continente e dalla Francia, probabilmente per aumentare la pressione su Parigi, accusata di aver spinto l’indagine della Commissione sui veicoli elettrici made in China.

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La decisione di Bruxelles segue quella simile adottata qualche settimana fa da Washington ma con implicazioni diverse. Sebbene le auto elettriche cinesi siano quasi assenti dal mercato statunitense, hanno una presenza più forte in Europa: lo scorso anno il valore delle importazioni di auto elettriche dall’Unione europea dalla Cina è stato pari a 11,5 miliardi di dollari, rispetto ad appena 1,6 miliardi di dollari nel 2020, secondo i dati dal think tank Rhodium Group.

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Il dialogo è quindi aperto. La risposta della Cina alla decisione della Commissione di introdurre tariffe sui veicoli elettrici potrebbe innescare intensi negoziati tra Pechino e Bruxelles volti a scongiurare una dannosa guerra commerciale. Almeno questa è la speranza.

 
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