La morte di Claudio Graziano ferisce Fincantieri – .

La scomparsa di Claudio Graziano avviene in un momento particolarmente delicato per Fincantieri. La controllata specializzata nella cantieristica navale, con l’arrivo del generale alla presidenza – pochi mesi dopo lo scoppio della guerra in Ucraina – avvia un graduale processo di trasformazione della propria attività, esponendola sempre più ad operazioni legate al mondo della difesa rispetto a quelli più tranquilli, a cominciare dalle crociere. Capo di stato maggiore italiano ed europeo, capo della missione ONU in Libano e della Brigata multinazionale Kabul in Afghanistan, Graziano era il profilo perfetto per guidare Fincantieri in un’epoca di maggiori tensioni belliche.

Fu uno degli ultimi ufficiali della ‘scuola sabauda’, la stessa che ha dominato la dottrina militare dell’Esercito Repubblicano e, prima ancora, del Regio Esercito per buona parte della sua storia dal Regno Piemontese ad oggi. Nato a Torino 71 anni fa, dopo l’Accademia si specializzò presso la Scuola di Applicazione della sua città natale, ricevendo tra l’altro come primo incarico quello di comandante di plotone nel battaglione “Susa” a Pinerolo, e poi subito dopo divenendo – fu fine anni settanta – numero due della compagnia anticarro della brigata Taurinense. Graziano si distinse subito nell’arte del comando, venendo presto promosso Stato Maggiore Generale a Roma e avviando, alla fine della Guerra Fredda, la carriera di alto ufficiale “internazionale”.

Comandante degli alpini nella missione ONU in Mozambico (1992), poi addetto militare presso l’ambasciata italiana a Washington, tra gli incarichi militari più “diplomatici” che ci siano, per poi partire, nel 2005, per l’Afghanistan, dove i rapporti costruiti oltreoceano gli è tornato utile come comandante della brigata multinazionale Kabul, ruolo che gli ha conferito la responsabilità operativa di tutto ciò che accadeva nella provincia della capitale afghana. Nel 2007, il segretario generale dell’Onu lo ha richiesto come comandante in capo delle forze dell’Unifil in Libano, con la parallela nomina anche di capo missione dell’Onu, ruolo spesso ricoperto da diplomatici di carriera, quindi civili e non militari. Gli ultimi anni con le stelle sono quelli dell’ascesa ai vertici delle Forze Armate. Capo di Stato Maggiore dell’Esercito nel 2011, è stato designato Capo di Stato Maggiore dell’intera Difesa nel 2014. Infine, nel 2017, il grande salto a Bruxelles, con la presidenza del Comitato Militare dell’Unione Europea.

Cinque anni dopo, il mondo è sconvolto dalle conseguenze economiche e politiche della pandemia, ma soprattutto dal ritorno della guerra in Europa a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. Innanzitutto le grandi imprese statali, dopo decenni di penetrazione commerciale ed economica all’estero, devono cambiare il loro approccio, senza prestare attenzione alle vecchie alleanze geopolitiche. L’unica ad aver già avviato in tempi non sospetti un riorientamento geopolitico del proprio business – allontanandosi dalla Russia e guardando sempre più verso l’Africa – è stata l’Eni, con l’amministratore delegato Claudio Descalzi, già detto “L’Africano” per motivi di carriera e familiari. Altri, invece, trovarono la guerra dietro l’angolo quasi come un fulmine a ciel sereno. Tra i passi da compiere verso una maggiore fruibilità nel contesto internazionale così distorto dalla guerra c’è anche quello di coinvolgere nella gestione membri delle forze armate. La stessa Eni ha nominato presidente l’ex numero uno della Guardia di Finanza. In Leonardo, principale attore della difesa italiana ed europea, è salito al massimo incarico anche un ambasciatore, Stefano Pontecorvo, già capo delle feluche in Pakistan e rappresentante civile della NATO in Afghanistan negli anni del graduale ritorno al potere dei talebani a Kabul.

In questo contesto va vista la nomina del generale Graziano alla guida di Fincantieri. Un’azienda, quella con sede a Trieste, stabilimenti in Liguria, Marche e Campania, ma anche banchine e cantieri dislocati in tutti i continenti: Australia, Cina, Giappone, India, Vietnam, Romania, Norvegia, Canada, Usa e Brasile. La costruzione di navi per uso civile – in primis navi da crociera – è l’attività principale, che da sola (4 miliardi) vale il doppio dei ricavi generati, nel 2023, dal settore militare (2 miliardi). Ma, da un lato, la pandemia che ha ridotto il traffico crocieristico, e dall’altro la guerra che ha messo il turbo alle industrie militari in tutto il pianeta, hanno costretto Fincantieri a cambiare gradualmente rotta. La nuova strategia lanciata dall’amministratore delegato Pierroberto Folgiero nel settore subacqueo, ovvero la costruzione di sistemi e mezzi per le operazioni subacquee e la guerra sottomarina, è il segnale più vivido del cambio di marcia del gruppo verso priorità più militari.

Da questo punto di vista, il crollo improvviso della Borsa (-3%) dovuto alla notizia della morte del presidente Graziano – trovato senza vita dalla scorta nell’appartamento romano dove viveva, con un’arma e un biglietto in mano lato: nel testo il generale avrebbe fatto riferimento alla mancanza di significato nella sua vita dopo la morte della moglie l’anno scorso – un segnale non da sottovalutare. Non solo perché Fincantieri perde una cifra posta a garanzia della nuova strategia, ma anche perché il valore delle sue azioni è già da un paio di mesi sotto pressione da parte degli investitori. L’acquisizione dell’ex Wass – storica azienda produttrice di siluri controllata dalla rivale Leonardo – ufficializzata nelle scorse settimane, non ha suscitato entusiasmo in Borsa. Il titolo della controllata triestina, infatti, dopo un impressionante rialzo nella prima parte dell’anno seguito alle prime indiscrezioni sull’acquisizione, ha visto perdere buona parte del valore guadagnato – dai 7,73 euro di aprile ai 5,15 di venerdì – , in parte per una valutazione di Wass che, secondo gli analisti, sarebbe decisamente superiore al valore dell’asset, e in parte per la ricapitalizzazione decisa dal management proprio per finanziare l’operazione. Ora, la perdita del presidente stellato non aiuterà.


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