Un’altra Palmina. Incontro con il prof. Paolo Vinella. – Il Punto Quotidiano – .

Un’altra Palmina. Incontro con il prof. Paolo Vinella. – Il Punto Quotidiano – .
Un’altra Palmina. Incontro con il prof. Paolo Vinella. – Il Punto Quotidiano – .

Non è la prima volta che il “Parini” ospita il prof. Paolo Vinella, ex insegnante di Lettere, volontario presso “Sprar – La Nuova Dimora” e attualmente presso il Centro Sociale Polivalente per Anziani di Putignano, dove continua a insegnare; amante della storia ma anche della botanica. La redazione del nostro “Giornalino” ha voluto incontrarlo per raccogliere la sua testimonianza.

  • Ho frequentato il “Parini” nel 1949. Noi ragazzi abbiamo piantato i pini che oggi lo ombreggiano. Quell’anno, alle scuole medie, c’erano solo tre classi prime: due maschili e una femminile.

In prima elementare, sei anni prima, c’erano solo cinquanta bambini, tutti maschi, e solo due o tre di loro conoscevano il mare. Era piuttosto raro, quindi, che le ragazze continuassero gli studi. A Putignano c’erano solo due vetture: una apparteneva al principe Romanazzi – Carducci, l’altra apparteneva alla famiglia Angelini – De Miccolis. Molti possedevano una carrozza o anche due, perché le famiglie erano numerose. Andavamo al mare in bicicletta o in carrozza. La scuola elementare si frequentava anche in campagna, in locali adibiti a scuole rurali: c’era una sola aula in cui un maestro insegnava contemporaneamente a bambini di tutte le età, dalla prima alla quinta elementare.

Palmina (Romanazzi, che molti anni dopo sarebbe diventata mia moglie) aveva un anno più di me e viveva in campagna. Voleva continuare a studiare ma dopo la prima media ha dovuto interrompere. Era impossibile per i suoi genitori, ogni giorno, portarla in città e tornare a prenderla in carrozza: il loro lavoro non lo permetteva. Chi viveva in campagna spesso viveva isolato, i suoi genitori non erano andati a scuola e tutti parlavano sempre il dialetto. Molti si sono fermati alla prima elementare, dopo aver imparato a leggere, scrivere e fare di conto. Per passare dalle elementari alle medie bisognava sostenere un esame: c’era una prova di italiano, una di matematica, c’erano domande di storia e di geografia. Non tutti passavano, soprattutto se non potevano permettersi di pagare qualche insegnante per prepararli. L’esame però potrebbe essere ripetuto a settembre: io stesso l’ho superato dopo l’estate. Poi ho frequentato il liceo classico, in questa scuola. C’era già un’amicizia tra la mia famiglia e quella di Palmina. Voleva diventare infermiera, ma le sarebbe servito il diploma di scuola superiore. Sono stato io a consigliarle di sostenere l’esame privato e ad aiutarla a prepararsi. È stata promossa. Avrebbe voluto frequentare il corso per infermieri a Bari, ma questo significava dover raggiungere ogni giorno la stazione con una carrozza, e viaggiare da sola in treno. Non era facile e i suoi genitori non erano in pace. Tuttavia non voleva arrendersi. Voleva lasciare la campagna, voleva studiare per potersi occupare della gente. La guerra era finita da poco; nelle campagne i medici non sono arrivati ​​subito. Fin da piccola desiderava poter prestare i primi soccorsi in caso di necessità. Trovò la soluzione: alcuni suoi parenti vivevano a Parma, dove c’era una famosa scuola per infermieri, la più importante d’Italia. Palmina, nonostante i suoi genitori non volessero, temendo di disturbarla, scrisse una lettera alla cugina: la sua famiglia l’accolse a braccia aperte. La sua tenacia venne premiata, perché superò velocemente e bene tutti gli esami previsti, tanto da ottenere una borsa di studio e un alloggio nello studentato della scuola. Di ritorno da Parma, Palmina ha lavorato all’Inam (Istituto Nazionale Assicurazione Malattie) di Bari. Negli anni ’60 gli infermieri dell’Ospedale di Putignano non avevano ancora il titolo specifico. Non appena fu indetto un concorso, all’inizio degli anni ’70, Palmina partecipò e vinse. Lei era il primo infermiere qualificato del nostro ospedale. – Riportiamo le riflessioni di due studenti di 1° elementare, condivise da tutta la redazione del quotidiano.

  • Penso che questa sia una storia di tenacia, di un desiderio che sicuramente è stato difficile realizzare. Forse non avrei potuto lasciare la campagna, andare a vivere in città e diventare anche infermiera. Tanti anni fa – come ci ha raccontato la professoressa Vinella – la maggior parte delle donne era sempre in casa a pulire, cucinare, cucire… Ma non dovrebbe essere così, perché ogni donna ha diritto allo studio e al lavoro, come Palmina Romanazzi, che pur vivendo in momenti difficili, si affermò e divenne la prima infermiera qualificata dell’ospedale. Il suo esempio ci insegna che ogni donna può lavorare e avere gli stessi diritti di un uomo. Sono felice che il professor Paolo Vinella sia venuto a scuola, perché ci ha raccontato una storia molto interessante, che ci ha fatto capire come vivevano le persone tanti anni fa.- (Gaia)
  • Penso che la vita della signora Palmina Romanazzi sia stata piena di determinazione nel trovare un lavoro che la soddisfacesse, nonostante le difficoltà.

Personalmente credo che sia stata anche molto fortunata nel trovare una persona che l’amasse tantissimo e che l’aiutasse a realizzare il suo sogno. Mi rivedo in lei, perché sono molto testarda e credo in quello che faccio.- (Alice)

La redazione


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