incontro con Vincenzo Ferrera – .

incontro con Vincenzo Ferrera – .
incontro con Vincenzo Ferrera – .

Vincenzo Ferrera è uno dei protagonisti della serie cult della RAI Mare Fuori e in attesa di vedere la quinta stagione ha visitato il BCT Benevento Cinema Televisione parlando delle novità della serie ma anche dei suoi altri progetti.

Lui è siciliano, e la sua passione resta sempre al primo posto, Teatro. Gli occhi si illuminano, Vincenzo Ferreraquando ne parla, forse anche più delle solite domande su Mare fuori, che gli diede grande popolarità all’età di 50 anni, in attesa della quinta stagione. Ciò è confermato dalle persone che vogliono un selfie e un saluto Beneventodove l’attore ha incontrato il pubblico in piazza in occasione dell’ BCT Benevento Cinema Television. Ha incontrato anche alcuni giornalisti, per confermare il debito di gratitudine e di amore per Mare fuori, di cui vi abbiamo già raccontato la novità della quinta stagione, e di cui sono in corso le riprese. ““Rinascita, rifondazione e freschezza”, così definisce, con tre aggettivi, la nuova stagione in arrivo il prossimo anno.

Un successo tale che molti lo confondono con il suo carattere, Beppe Romanoun educatore carcerario minorile raccontato nella serie di fenomeni prodotta da Rai Fiction e Picomedia. Un personaggio empatico e sempre comprensivo con i ragazzi problematici, che ha contribuito a costruire quel valore aggiunto che ha creato Mare fuori da un fenomeno. La possibilità di avvicinano per la prima volta genitori e figli, che guardano insieme ogni episodio. Quindi l’elemento educativo ha certamente una solida importanza.”

Un sodalizio importante è quello che lega Ferrera al direttore di Mare fuori, Carmine Eliacon cui ha creato anche altre fiction innovative. “Cerchiamo di educare il pubblico televisivo generalista a qualcosa di nuovo, esperimenti resi possibili dal successo ottenuto, sperimentando e a volte facendo bene, a volte meno”, ha dichiarato. “Con tutto il rispetto per i capisaldi di Rai1, cercare di fare Sopravvissuti significava qualcosa di nuovo, che rivoluzionava il genere, persino difficile e provocatorio. Non c’è solo un omicidio e l’indagine del detective, ma può esserci qualcosa di avventuroso, come i supereroi in Noi siamo leggenda. Perché le piattaforme possono fare queste cose e la televisione generalista no? È una questione di soldi? Non è vero, abbiamo dimostrato che si può fare in modo onorevole. Venire Belcantola serie in costume sul canto lirico durante i moti del ’48, le cui riprese si sono concluse qualche settimana fa. Ho visto alcune immagini e sono bellissime”.

Ma non è che il pubblico, anche quello della televisione pubblica, è più avanti di quanto pensiamo? “Anch’io la penso così, è una paura delle produzioni, è facile. Me ne accorgo quando la trama è sempre la stessa, tutto si risolve in commedia e con la risoluzione del caso. Mi pare che in Italia ci siano molti casi così, è un po’ facile da giocare. Troverai questa struttura accomodante e rilassante, ma è pronta per qualcosa di diverso, ha bisogno di essere educata. Altrimenti non esisterebbero le piattaforme, che non credo siano viste solo dai bambini di 7 o 8 anni. Ci vuole più coraggio e creatività, noto un po’ di pigrizia da parte degli sceneggiatori italiani”.

Grazie al successo di Mare fuori capita spesso di Ferrera per incontrare un vasto pubblico, come è accaduto a Benevento.”Il successo di Mare fuori è stato esplosivo, qualcosa di impensabile. Penso che sia arrivato un messaggio incredibile di rieducazione, di speranza. La gente si è resa conto che nelle nostre città ci sono bambini che stanno vivendo la stessa tragedia in modo reale. Chi mi ferma vuole abbracciarmi, perché il personaggio di Beppe lo fa molto spesso. Si sentono rassicurati, vogliono vederlo come un padre o uno zio. È qualcosa di indimenticabile per me. Si è creata una scissione, la maggior parte delle persone pensa che io sia un vero educatore. E questo per me è un problema, mi invitano nelle carceri per i dibattiti con gli educatori, ma ne so poco, ho dovuto studiare. È una chiave attraverso la quale si è aperta una porta e gli educatori ora mi ringraziano. Siamo diventati colleghi”, ha concluso sorridendo.

Ma la prima passione, il teatro? «Vorrei tornarci, anche se in Italia dicono che se torni a teatro vuol dire che lavori poco in televisione. Fortunatamente in questo momento della mia vita non trovo il tempo per farlo, non avrei la possibilità di andare in tour. Ma è qualcosa che penso di poter fare, e con più gioia, perché Penso che oggi posso mettere in piedi uno spettacolo in cui la gente viene a vedere me e non la compagnia. Ho lavorato in passato per anni con Servillo e Martone. È la cosa che mi diverte di più, il teatro, sul palco mi considero più attore che in televisione.”

 
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