Le Olimpiadi di ieri e di oggi – .

Le Olimpiadi di ieri e di oggi – .
Le Olimpiadi di ieri e di oggi – .

Di Mario Lazzarini

Tra ctra circa un mese inizieranno a Parigi 33 Olimpiadi moderneche conservano il nome degli antichi giochi olimpici che si svolgevano ogni quattro anni santuario di Zeus ad Olimpia, Peloponnesoufficialmente a partire dall’anno 776 a.C. Furono celebrati ininterrottamente fino al 393 d.C., per un totale di 292 edizioni; pertanto le nostre Olimpiadi moderne, giunte alla XXXIII edizione, sono sostanzialmente agli inizi.

Charles Pierre de Frédy, Barone di Coubertin (1863-1937) ne fu l’ideatore e promotore, la cui prima edizione si tenne a Atene nel 1896. Da bravo pedagogista romantico, ma anche scrittore e politico francese, ispirato dal noto motto latino Mens sana in corpore sano (Nelle Satire di Giovenale), era convinto della necessità della pratica atletica e sportiva nell’educazione dei giovani. Fu l’inventore del simbolo dei cinque cerchi intrecciati che rappresentano i 5 continenti (che i Greci non conoscevano) e della staffetta della fiaccola con il fuoco sacro di Olimpia. Molto infatuato del mondo greco classico, e soprattutto delle ambientazioni immaginarie di Olimpia (simili a quelle dei film) peplo), ma non avendo una conoscenza approfondita della storia e della funzione degli antichi giochi atletici in Grecia, creò qualcosa che ricordava solo lontanamente i valori e gli scopi delle antiche Olimpiadi.

Anche la frase a lui attribuita, ma che a quanto pare non ha mai scritto: “L’importante non è vincere, ma partecipare”era completamente sconosciuto agli antichi greci e sarebbe stato incomprensibile, perché per loro l’unica cosa importante era vincere e loro non sapevano cosa fare semplicemente partecipando..

I vari giochi atletici nascono in Grecia in tempi molto remoti come cerimonie funebri in onore di un grande guerriero, reale o mitologico, e si svolgevano intorno al suo monumento funerario e in un luogo a lui consacrato. In pratica gli altri guerrieri dedicavano al defunto l’esempio di quelle qualità fisiche e morali che il defunto aveva posseduto in vita e che facevano parte del comune bagaglio eroico. Poi a poco a poco assunsero un valore religioso sempre maggiore e i luoghi designati furono i grandi santuari venerati da tutti i greci (detti perciò “panellenico”), come Olimpia, Delfi, Corinto, Nemea.

Abbiamo le prime tracceL’Iliade di Omerocon i giochi celebrati per l’eroe Patroclo, cugino e amico di Achille, caduto in battaglia. Ma già molti secoli prima, le scene di pugilato e di lotta dipinte nei palazzi minoici di Creta, testimoniano l’esistenza di cosiddette competizioni sportive.

Questi giochi nacquero quindi in un contesto aristocratico, tra i guerrieri più forti e illustri che dovevano esibire il loro valore per garantirsi l’ammirazione del pubblico e il diritto al potere principesco. Valentia che non fu solo fisica, ma anche morale, per via dell’educazione familiare, di quella ricevuta nella propria città, con una serie di regole da rispettare per onorare soprattutto gli dei, senza il cui favore ogni prestanza fisica era inutile. Era quello spirito di competizione, che con la parola greca definiamo “agonismo”.

Prima dell’inizio dei giochi, gli atleti hanno prestato solenne giuramento santuario di Zeus proclamando di essere Greci e cittadini liberi (non erano ammessi stranieri e schiavi), di rispettare le regole di lealtà e onestà verso gli avversari e i giudici della gara e di non ricorrere a trucchi o inganni per ottenere la vittoria. Le punizioni per i trasgressori erano molto severe: andavano dalla squalifica a pesanti multe e persino a punizioni corporali come la fustigazione; i colpevoli potevano essere costretti a far erigere a proprie spese costose statue di Zeus, come espiazione; per dimostrare che a Olimpia c’erano sempre stati degli astuti, venivano erette molte statue per pagare le multe. Ma la punizione più grave era la vergogna di fronte a tutto il pubblico e ai loro concittadini, che praticamente significava per loro l’esclusione dalla vita sociale.

La competizione era tra singoli e l’obiettivo era solo la vittoria: vinceva uno, tutti gli altri venivano sconfitti e disonorati, e chi si ritirava durante una gara era considerato un codardo e punito dai giudici. Quindi, non c’erano secondi e terzi posti, medaglie d’argento o di cartone, e per lo stesso motivo i Greci non concepirono mai gli sport di squadra, dove i meriti per la vittoria dovevano necessariamente essere condivisi tra tutti i membri della squadra.

Ma agli atleti vincitori venne assegnata solo una corona di foglie d’alloro: niente medaglie, niente contratti pubblicitari, niente di niente. montepremi dal valore di milioni di dracme! Tuttavia, aveva diritto ai canti onorifici dei poeti più famosi che sarebbero rimasti nella memoria nei secoli, al trionfo al ritorno nella sua città natale con pubbliche cerimonie di ringraziamento agli dei, al diritto a un posto a vita in prima fila a teatro (ascendenza) e spesso anche ad un pasto gratuito al giorno per tutta la vita a carico dello Stato; il che non era poco in tempi in cui non vi era grande abbondanza di cibo.

 
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