“Ieri ho fatto un passo indietro, ma siamo giovani. Me? Devo imparare” – .

“Ieri ho fatto un passo indietro, ma siamo giovani. Me? Devo imparare” – .
“Ieri ho fatto un passo indietro, ma siamo giovani. Me? Devo imparare” – .

Dopo la grande delusione patita ieri, con l’eliminazione dal Europei è arrivato contro la Svizzera agli ottavi. L’allenatore diItalia Luciano Spalline intervenuto in conferenza stampa insieme al presidente della federazione Gravina per dare la sua opinione su cosa non ha funzionato in questo torneo: “Mi fa un enorme piacere ringraziare i tifosi per la vicinanza e l’affetto che ci hanno dimostrato, ringraziare i giocatori per la loro disponibilità e soprattutto lo staff di tutta la Federazione per la qualità e per la disponibilità nel trovare soluzioni a qualsiasi piccolo problema ci fosse. C’è delusione perché attraverso il mio risultato non è stato dimostrato il loro livello di qualità, sono veramente dei collaboratori di altissimo livello. Sono io quello che ha più responsabilità di tutti.”

Tornando al 30 maggio, cambierebbe qualcosa?
“È un giochino che non faccio, quello del ritorno… Nella mia vita sono sempre stato attento a guardare cosa devo fare dopo, è quello che farò nel mio futuro. Non posso tornare indietro, ma è chiaro che ho sbagliato qualcosa: ho cercato di ringiovanire la squadra e visto che resto qui, si farà ancora di più in futuro.”

Abbiamo mai visto la versione migliore di Spalletti in questi 10 mesi?
“La risposta è no, altrimenti sarei qui oggi a fare discorsi diversi. Mi hanno accusato di aver alzato troppo i toni, di aver fatto uso di miti da seguire ma io ho impostato tutta la mia vita così. Ci vogliono sempre esempi da seguire. Ci sono ancora tante cose da vedere e il mio impegno sarà altrettanto totale, probabilmente con esperienze maturate e più conoscenze perché poi bisogna essere completi e onesti nel racconto di queste 14 partite. Sono entrato quando c’era urgenza di risultati e probabilmente per quello che serviva al momento siamo stati bravi fino a un certo punto, non siamo riusciti a crescere dentro questo mini-corso fatto e nella partita di ieri abbiamo fatto un passo indietro importante che non si può accettare. Ma ripartiamo da lì e credo di sapere cosa fare”.

Cosa c’è da cambiare?
“Dopo la partita di ieri siamo tornati a zero e dobbiamo ripartire da lì. Nelle scelte future cercherò di ringiovanire ulteriormente la rosa perché la gestione di alcune cose non mi ha dato le risposte che cercavo. Cerchiamo un futuro più dal basso, più giovane, con nuove energie e che abbia nuove forze”.

Ieri c’è stata anche una mancanza di reazione emotiva, come dobbiamo reagire a questo aspetto?
“Giocatori del livello di Chiellini e Bonucci sono difficili da trovare, ma abbiamo anche visto che dando spazio a giocatori come Calafiori si possono trovare nuovi protagonisti. Dobbiamo seguire questa strada e andare dritti su questa strada, le decisioni vanno prese in campo”.

È stata la notte più dura per te?
“Non più nottate complicate, a volte anche le notti sono state complicate da gestire. Ho ricevuto tante pacche sulle spalle, in questi anni ho fatto migliaia di amici che sono lì a sostenermi e la più evidente è la chiamata di Matilde, il suo ti amo”.

Ieri ha detto che il risultato in sé non è scandaloso: come lo definisce? Tu e la squadra siete andati d’accordo e vi siete capiti?
“Se diamo un giudizio sull’Europeo dobbiamo dire che ci siamo arrivati ​​con una qualificazione meritata, anche se è stata dura. C’era bisogno immediato di questi risultati e sapevamo di avere un girone con le massime difficoltà, come ci racconta un po’ anche la storia: abbiamo affrontato squadre organizzate dal punto di vista dell’esperienza e della maturità. Sia per esperienza che per età media eravamo tra le 5-6 squadre più giovani, addirittura penultima per presenze di giocatori convocati per questa competizione. Ma è stata una scelta fatta insieme e pensavamo a risultati diversi. Fino alla qualificazione c’è stato un adattamento, una reazione nelle partite diversa da quella vista ieri, no, non c’era e ci sentiamo male, diventiamo responsabili in un modo importante Sulla seconda domanda dico che tutti i giorni , dopo tutti gli allenamenti, ho incontrato la squadra: il dialogo diventa fondamentale e ho parlato con tanti dal vivo, ho sempre parlato alla squadra da allenatore e non ho riscontrato particolari criticità. quale era la relazione. Ho cercato di fare il mio lavoro al 100%, ho pensato che fosse giusto non lasciar passare nulla. Ieri ho inserito persone più fresche in squadra, ma è un’analisi che devo fare sul rapporto con la squadra. Mi sembrava tutto abbastanza normale perché poi ho vissuto alcune situazioni come questa: quando lotti per non retrocedere in C2 è la stessa roba, la stessa pesantezza. Qui il volume cambia, c’è la maglia dell’Italia, ma è la stessa roba a prescindere dalla categoria”.

Sei rimasto un po’ deluso da quello che hanno fatto i giocatori in campo?
“Ho detto in queste conferenze che sono rimasto positivamente sorpreso dalla disponibilità e dalla voglia della squadra di accelerare per imparare certe cose. Però sono rimasto un po’ deluso dalla partita di ieri, non ho visto alcuna reazione. Prima parlavo di adattamento quando eravamo in difficoltà e quell’adattamento è avvenuto anche con la Spagna, dove meritavamo di perdere ma almeno c’è stata una reazione finale. Ieri ho visto meno questa rabbia di voler andare a recuperare palloni, di voler sfidare e duellare con un avversario che era alla nostra portata e diverso dalla Spagna come qualità. Faccio le analisi correttamente andando soprattutto a vedere, ad approfondire quello che vado a vedere in precedenza. La partita ha una realtà diversa da tutte le altre. Abbiamo fatto troppo poco e se la risposta è questa sicuramente devo fare qualcosa di diverso”.

Tre anni fa abbiamo visto che c’era un gruppo unico, una positiva arroganza nel voler sfidare i limiti. Questa invece mi è sembrata una squadra un po’ triste, come se fosse un peso giocare questo campionato europeo
“Il clima in squadra era perfetto, molto corretto. Poi non so se ti riferisci ai sorrisi di plastica, ma c’era la giusta riflessione sull’importanza del torneo. C’era un gruppo sano, un gruppo solido e non vanno via a raccontare bugie. Non so quale possa essere la tua impressione, ma li ho visti sereni nelle cose che potevamo e dovevamo fare sia in allenamento che fuori. Tutti molto uniti, molto amici, con questa sala tutti insieme a giocare poi non so se la maglia azzurra potrebbe diventare un peso, ma dopo questa partita cercheremo di capire e cercare risposte. Ieri prima di partire nella riunione mattutina abbiamo chiesto chi non se la sarebbe sentita di tirare il rigore e ce n’erano diversi che non alzavano il braccio, che non volevano batterlo. Questi test si faranno anche per capire chi si sente capace di reggere questa pressione, ma bisogna dare un racconto completo e onesto. Non tanto per rivelare un polverone perché c’è già polvere sua”.

Aveva un approccio molto da allenatore: dopo questo mese qual è stata la differenza principale che hai trovato tra il ruolo di allenatore e quello di CT? Ti senti a tuo agio con l’abito da CT?
“Le differenze sono oggettive. Oggi dico una cosa a un giocatore, domani per avere una reazione ne faccio un’altra, lo incoraggio e lo faccio giocare di nuovo. Qui non puoi farlo perché non hai tutte quelle possibilità di giocare con la mente del soggetto, con l’esperienza del soggetto. Ho rimesso la tuta oggi, mi sta benissimo. Ma è chiaro che ci sono delle differenze nell’essere allenatore della nazionale e se queste hanno portato delle complicazioni devo anche sbrigarmi a completare questo percorso, questa esperienza qui mi mette di fronte a cose nuove che probabilmente devo imparare in fretta”.

 
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