GIORNO 1 – La città è la vera protagonista – Monster Movie – .

GIORNO 1 – La città è la vera protagonista – Monster Movie – .
GIORNO 1 – La città è la vera protagonista – Monster Movie – .

Recensione del prequel del film Silent Monster

Di Carlo Neviani

Mostri alieni privi di vista, ma dotati di un udito sensibile, che lasciano scampo solo a chi vive nel silenzio. Il rumore equivale alla morteÈ il formato semplice ma geniale del franchising Un posto tranquillo. Giunti al terzo film, dopo due uscite di successo, la domanda è più che ovvia: la formula funziona ancora?

Facciamo un piccolo riepilogo. Il primo film (CHI la recensione) ha in sé l’elemento della novità e di un dramma familiare super coinvolgente, con una figlia sordomuta e un parto da gestire in silenzio. Il secondo capitolo (CHI la recensione) nonostante la minore originalità, rimane un ottimo prodotto, grazie alla buona regia Krasinski e ad un’espansione del suo universo narrativo in spazi più aperti, sulla strada. Come nel caso della saga horror La notte del giudizio nel seguito si passa dalla claustrofobia all’agorafobia.

Il terzo film basa fondamentalmente il suo concetto su tre innovazioni narrative: tempo, spazio e personaggi.

TEMPO

Giorno 1 già dal titolo si definisce come un prequel. È infatti ambientato nel primo giorno dell’invasione aliena, che però avviene immediatamente e senza particolari spiegazioni. Come nei film precedenti, semplicemente, i mostri cadono dal cielo sulla Terra. Al di là del meccanismo di reazione della popolazione della Terra, in particolare della città di New York, dalla situazione di normalità a quella di emergenza, l’idea di raccontare un retroscena Un posto tranquillo è infatti inutile, un’occasione mancata. Non a caso, la sensazione è superiore a quella di vederne uno spin offcon nuovi personaggi (tranne uno), ambientati nello stesso mondo.

SPAZIO

Il film si apre con una didascalia: New York City emette un rumore medio di circa 90 dB, pari a quello di un urlo costante. Ecco l’elemento che poi si rivelerà più interessante ed azzeccato del film: la città. Non solo la metropoli è una novità narrativa per la saga, solitamente ambientata in zone rurali, ma è anche altamente funzionale in un film che ha al centro il rapporto tra rumore e silenzio. Perché New York è caotica, ma vivere a contatto con circa 8 milioni di persone non è necessariamente una cura contro la solitudine. Nel film, anche grazie ai suoi protagonisti (arriveremo al punto 3), vengono toccati vari temi specifici della città: emarginazione e socialità, amicizia e isolamento, altruismo ed egoismo. Nelle immagini di una New York prima attaccata dal terrore alieno e poi deserta e silenziosa, si legge anche il riferimento alla realtà (come spesso accade nei film horror d’autore): il post 11 settembrema anche il più recente emergenza pandemicaE poi c’è quel forte senso americano di appartenenza al proprio luogo, sia nei desideri di vita dei personaggi, sia in alcune inquadrature, sia nei dettagli: perfino la protagonista porta con sé una tote-bag griffata “I love NY”.

PERSONAGGI

Lei (Lupita Nyong’o) è una paziente afroamericana affetta da cancro, lui (Joseph Quinn) è un ragazzo inglese di buona famiglia che studia giurisprudenza. Un duo improbabile che riflette l’ambientazione newyorkese per caso e intenzione. Due persone molto diverse che riescono a trovare un momento di condivisione in un obiettivo comune. C’è anche un bellissimo gatto silenzioso (non miagola mai) dotato di notevoli doti recitative, che si inserisce molto bene nei rapporti tra i protagonisti. Bisogna dirlo Michele Sarnoskigià regista della Bella Maialepuò dirigere molto buoni rapporti uomo-animale: un legame profondo che non necessita di parole.

C’è però anche il grosso limite dei protagonisti Un posto tranquillo – Giorno 1. Sebbene siano interessanti, le loro motivazioni non sono coinvolgenti. Ci sono infatti delle scene bellissime di rapporti umani, delicate, ma l’impatto più viscerale dei primi film trasmetteva molta più emozione. L’istinto più banale ma estremamente condivisibile dell’ la sopravvivenza della famiglia era un ulteriore motivo di attrazione per lo spettatore, che qui viene sostituito da intenzioni più “elevate” e sottili. Più concetti ma meno anima.

 
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