“È un’immagine devastante” – .

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Fanno discutere le parole dell’ex agente di Amadeus, che ha svelato il presunto comportamento ambiguo del conduttore alla base della rottura della loro relazione. Nel merito arrivano le dure parole del direttore Di Pietro contro l’agente, Amadeus e il consolidato schema che l’intervista mette in luce.

Non è passata inosservata l’intervista rilasciata da Lucio Presta a Il Giornale in cui l’ex agente di Amadeus svela i motivi della rottura con la conduttrice, rompendo un silenzio che durava da mesi e in mezzo al quale ci fu l’enorme caso Amadeus ‘addio alla Rai, ufficiale ormai da diversi giorni.

Le gravi accuse di Lucio Presta contro Amadeus

Ma al di là dei giudizi che ogni lettore è libero di avere su personaggi interessanti, quelle di Presta sono affermazioni che mettono in luce anche malfunzionamenti all’interno della macchina Rai, nonché possibili violazioni da parte dello stesso Amadeus che, secondo le parole di Prestaavrebbe preteso un compenso come direttore artistico dell’evento Arena Suzuki ’60-2000 da parte della società che produce lo spettacolo, ovvero l’Arcobaleno Tre che si riferisce al figlio di Presta, nonostante sia lui stesso il conduttore dello spettacolo. Una pratica che, come spiega lo stesso agente nell’intervista, in Rai è assolutamente vietata.

Le parole del consigliere Rai Davide Di Pietro

Per questo le parole di Presta hanno acceso nel pomeriggio un dibattito tra i dipendenti Rai, con l’assessore in rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici, Davide Di Pietro, che ha analizzato le parole di Presta e le ha apertamente contestate. In una lettera pubblicata anche sul gruppo Facebook IndigneRai, Di Pietro scrive:

Lucio Presta: “Amadeus ha chiuso con me senza pagarmi. Caso Travolta? Sapeva dell’accordo”

L’intervista di oggi al manager Lucio Presta con “Il Giornale” offre diversi spunti di riflessione, tutti purtroppo amare. Oltre ai rapporti personali e professionali tra artista e impresario sui quali non voglio entrare, alcuni passaggi riguardanti la RAI descrivono un quadro che molti di noi già conoscevano e contestavano fuori e dentro gli uffici di Viale Mazzini, mentre altri negavano o pretendevano non vedere. Basta lavorare qualche anno negli studi, nelle regie o nelle redazioni di tanti programmi Rai per capire che l’intervista racconta uno schema consolidato.

Lucio Presta, infatti, “candidamente” ammette che è stato lui stesso (con il conduttore) a scegliere “scenografi, direttori della fotografia, registi, ecc” (tutti esterni), privando, a suo avviso, la RAI della sua autorità, con con tutto il rispetto delle regole interne, delle rassicurazioni degli amministratori, del contratto di servizio che impone la valorizzazione delle risorse interne e nonostante la folla di manager più o meno apicali che hanno sempre negato quando interpellati direttamente, mentre stringevano la mano attorno all’Ariston ai colleghi che lavorano con cuore e credono nel servizio pubblico. Secondo l’impresario, punto altrettanto grave, l’intervista prefigura anche una forte violazione delle regole quando afferma che il conduttore Amadeus, in occasione della trasmissione all’Arena Suzuki, ha ricevuto emolumenti dalla società di produzione: tale pratica è espressamente vietata dalla la Commissione di Vigilanza della RAI.

Così quando lascia intendere che la questione della sponsorizzazione delle scarpe di John Travolta fosse una questione perfettamente nota al conduttore e al suo entourage: possibile che nessuno dei manager e direttori presenti all’Ariston ne sapesse nulla? Lavorerò fino all’ultimo giorno del mio mandato quindi facciamo chiarezza. Infine aggiungo: oggi mi è più chiaro perché il “polo registi” e il “polo autori” (cioè la creazione di un pool di professionalità interne con priorità rispetto a quelle esterne a cui l’azienda è tenuta a ricorrere) che noi fortemente auspicato nel Piano Industriale sta trovando tanti ostacoli, resistenze e difficoltà nella concreta applicazione di cui si sta discutendo nei sottotavoli tecnici in corso in queste settimane. Anche qui l’impressione, suffragata da questa intervista, è che qualche “manina” all’interno di Mazzini stia cercando di riscrivere quanto deciso dal Consiglio di amministrazione perché meno “gradito” rispetto al metodo descritto da Presta. Insomma, l’intervista dipinge un quadro devastante: molti di noi non si stupiscono, ma pochi negli anni hanno avuto il coraggio di dirlo e denunciarlo pubblicamente. L’unica cosa certa è che Riccardo Laganà ha sempre avuto ragione.

Il riferimento di Di Pietro è al compianto consigliere in rappresentanza dei dipendenti Rai, Riccardo Laganà, scomparso l’estate scorsa, che aveva messo al centro della sua missione di riforma della Rai la lotta alle logiche favorevoli ai grandi manager e alle produzioni. esterni, a danno dei lavoratori dell’azienda.

 
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