A Family Affair, la recensione del film Netflix con Nicole Kidman, Joey King e Zac Efron – .

A Family Affair, la recensione del film Netflix con Nicole Kidman, Joey King e Zac Efron – .
A Family Affair, la recensione del film Netflix con Nicole Kidman, Joey King e Zac Efron – .

Un affare di famiglia Non è un film che resterà negli annali del cinema, e probabilmente non era nemmeno questa la sua intenzione. Piuttosto, Un affare di famiglia (ora disponibile su Netflix) non vuole essere altro che una semplice commedia mossa dalla voglia di regalare un’ora e cinquanta minuti di puro intrattenimento, riuscendo nel suo intento, senza velleità istrioniche, né tante sorprese, ma seguendo fedelmente i canoni del cinema del Duemila, semplice, leggero, e forse proprio per questo un po’ anacronistico.

Joey King e Nicole Kidman, protagonisti del film

Forse ci siamo dimenticati delle commedie romantiche che andavano per la maggiore sui cartelloni cinematografici vent’anni fa. Da Presentami il tuoFino a Quel Strano Venerdì o Prima o poi mi sposeròc’era un modo collaudato di fare film che piaceva all’epoca, che funzionava, perché si affrontava lo schermo del cinema (e poi la televisione) senza troppe pretese, ma solo per puro, leggero, passatempo. Poi qualcosa è cambiato: lo spettatore ha iniziato a vivere in un mondo che lo aliena costantemente, bombardato dai post sui social, dove tutto è edulcorato, sdolcinato, troppo costruito. Le visioni in streaming sembrano quindi non bastare più, con gli utenti che ripiegano nuovamente sul grande schermo alla ricerca di nuove catarsi.

E così, anche le commedie se ne fanno di più complessoi film d’azione diventano più adrenalinici (basti pensare a Mad Max: Fury Road) e i film horror diventano più psicologici. Ed è in questo contesto che un film piace Un affare di famiglia, seppur leggero e ironico, si muove su un’eredità del passato che lo avvicina al suo spettatore, per poi scivolare via, come una battuta che fa sorridere, ma incapace di radicarsi nella memoria. Il film diretto da Richard LaGravanese raggiunge facilmente il suo obiettivo, ma c’è qualcosa di estremamente superficiale, banale e retorico in lui che lo fa odore di un tempo passato incapace di offrire molto di più di una storia guidata da attori capaci di farti sorridere (soprattutto Il re Joey e autoironico Zac Efron) ma trattenuto nel conquistare lo spazio di uno spettatore ormai pronto a gettarsi in un’altra visione, in un’altra storia, mentre tutt’intorno Un affare di famiglia crolla come una montagna di avocado sullo scaffale di un supermercato.

Un affare di famiglia: la trama della commedia romantica

Joey King e Zara

Zara è la giovane assistente di Chris Cole, una star dei film d’azione viziata e piuttosto egocentrica. Dopo aver licenziato Zara, Chris si reca a casa della ragazza nella speranza di riaverla con sé, ed è proprio in questo momento che l’attore incontra la madre, Brooke. Fin qui, niente di sorprendente, se non che i due si innamorano l’uno dell’altra, dando inizio non solo a una relazione che mette in imbarazzo la ragazza, ma generando una serie di incomprensioni e situazioni surreali molto complicate da gestire anche per una giovane pragmatica come Zara.

Una bolla di realtà illuminata da mille luci

Il ritorno di Zac Efron

È un microuniverso Quella di Zara è costantemente illuminata. Le luci dei set, e quelle della casa, sono abbaglianti, splendenti. Una vita da favola, la sua, in cui nessuna lingua d’ombra, o mantelli minacciosi, hanno spazio per insinuarsi, nemmeno nei momenti più dolorosi. Tutto splende, incantando lo spettatore, e racchiudendolo in una bolla di vetro dove tutto è sospeso, ogni paura lasciata alle spalle, dove tutto sembra facile e possibile, persino accettare che il tuo capo abbia una relazione con tua madre. Tutto sembra vivere in quell’aura di finzione che vive sui set cinematografici, dove la vita vera si ferma, e la sua versione fittizia, sognante, irreale prende vita.

Il sorriso di Nicole Kidman in Un affare di famiglia

Lo spettatore sa fin dai primi minuti che sta per scambiare quasi due ore della sua esistenza per una narrazione leggera, e ne accetta le condizioni contrattuali sperando di ricevere in cambio un totale straniamento da una routine quotidiana sempre uguale. Ciò che ottiene invece è un’opera in cui regia e montaggio si nascondono dietro i corpi dei suoi attori, lasciando che siano loro a dominare lo schermo, a essere intermediari di ilarità e momenti di vita improbabilmente vissuti. Eppure, per quanto cerchino di farsi portavoce di una commedia leggera, le battute che masticano sono bidimensionali, piatte, figlie di mille altre già portate sullo schermo negli anni passati.

Potere agli attori

Tris d’assi: Nicole Kidman, Zac Efron e Joey King

I riferimenti a personaggi famosi, eventi ed elementi che segnano il nostro tempo sono sicuramente esche che ci fanno abboccare all’amo, catturano la nostra attenzione, per poi rischiare di perderci nuovamente nella sequenza successiva. Se Joey King dona alla sua Zara un’espressività fisica, lasciando che le parole trovino una propria corrispondenza a livello mimico-facciale e gestuale (così da sottolineare la carica ironica e sarcastica del suo carattere), Nicole Kidman appare quasi bloccata, indecisa su come costruire la sua Brooke. La sua interpretazione vuole essere minimale, giocata per sottrazione, eppure è come se la Kidman affrontasse l’intero film con il freno a mano tirato, tra la voglia di osare e la paura di farcela davvero.

Dopo Baywatch e Nonno selvaggiocontro Un affare di famiglia Zac Efron nuota in acque tranquille: la comicità più sofisticata, rispetto a quella demenziale, non limita la sua performance, tutta giocata su espressioni marcate già collaudate ai tempi di Musicale della scuola superiore e prontamente riproposto con tono più maturo, anche se non sempre riuscito. Nell’estro (auto)ironico di Chris, Efron consolida la sua performance, risultando convincente ed esilarante, ma quando il senso di abbandono, e il dolore per la perdita di un amore che avrebbe potuto nascere e realizzarsi, comincia a insinuarsi nel suo carattere, qualcosa si perde nello spazio del suo volto. È come se l’attore non riuscisse a rendere visibile questa diatriba interna, perdendo quella forza vantata poco prima in momenti di pura spensieratezza. Non è un film fatto male, Un affare di famiglia. È solo un film uscito in unera sbagliata.

Conclusioni

Concludiamo questa recensione di Un affare di famiglia sottolineando come il nuovo film disponibile su Netflix non riesca a offrire altro che una commedia leggera e a tratti divertente, ma poco incisiva. Seguendo le regole di un cinema tipico dei primi anni 2000, Un affare di famiglia vive delle eredità di un passato che non offre nulla di nuovo nel panorama odierno. Punto di forza del film è la presenza del duo Zac Efron e Joey King, affiancato da una Nicole Kidman piuttosto goffa e non sempre parziale.

Perché ci piace

  • La performance di Joey King e l’autorinoia di Zac Efron.
  • La capacità di trasformare un fattore negativo, come l’eccessivo dolcificante, in un elemento interessante grazie a un gioco metafilmico della vita come set cinematografico.

Cosa c’è che non va

  • La performance di Nicole Kidman, un po’ bloccata nella costruzione della sua Brooke.
  • La fotografia è troppo luminosa.
  • La resa di una storia che avrebbe potuto offrire tanto, in qualcosa di improbabile e troppo edulcorato.
 
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