Israele – Guerra di Hamas, notizie di oggi – .

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Polemica tra Israele e le Chiese di Terra Santa sulla “guerra giusta”

Polemica a distanza tra laAmbasciata d’Israele presso la Santa Sede e il Chiese della Terra Santa sul concetto di “guerra giusta”. La Commissione Giustizia e Pace delle Chiese di Terra Santa ha espresso indignazione in una dichiarazione secondo cui “gli attori politici in Israele e all’estero stanno usando la teoria della ‘guerra giusta’ per perpetuare e legittimare la guerra in corso a Gaza”, notando che “i teologi morali cattolici in tutto il mondo hanno anche sottolineato che né gli attacchi di Hamas del 7 ottobre né la devastante guerra di Israele in risposta soddisfano i criteri di una ‘guerra giusta’ secondo la dottrina cattolica”.

L’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Protezione Raffaello Ha espresso rammarico, in una nota di replica, per un documento “che, con pretesti religiosi e trucchi linguistici, non fa altro che opporsi di fatto al diritto di Israele di difendersi dai suoi nemici che intendono apertamente porre fine alla sua esistenza”. Per il diplomatico, “l’affermazione del documento secondo cui il principio di distinzione tra civili e combattenti è stato ignorato da entrambe le parti in questa guerra crea una falsa simmetria che riflette pregiudizio e unilateralità” e “il modo in cui il documento usa il termine ‘guerra giusta’ non è compatibile con il diritto internazionale che Israele rispetta e si attiene”. Il concetto di guerra giusta “con le armi che abbiamo a disposizione diventa molto difficile”, ha affermato il cardinale Pietro Parolin, e la guerra tra Israele e Palestina, ha affermato il Segretario di Stato vaticano interrogato dai giornalisti a margine di un evento presso l’ambasciata italiana presso la Santa Sede, “non è” una guerra giusta, “si può parlare di guerra giusta solo nel caso di una guerra difensiva”. Il cardinale, del resto, rientrato da poco dal Libano, ha sottolineato che nel Paese dei cedri “c’è urgente bisogno di avere un presidente” e di “chiudere la crisi istituzionale” che si trascina nel Paese, i partiti cristiani sono pronti a convergere su “uno o più candidati” ma, ha osservato Parolin, gli Hezbollah “hanno il loro candidato, quindi si tratta di trovare un candidato che sia accettato da tutti i partiti”.

 
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