L’economia italiana? È sexy da 25 anni. E non migliorerà nei prossimi due – .

L’economia italiana? È sexy da 25 anni. E non migliorerà nei prossimi due – .
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Secondo le ultime previsioni economiche del Fondo Monetario Internazionale (FMI), il tasso di crescita del PIL reale italiano nel 2024 e nel 2025 (sommando i due tassi) sarà il più basso tra tutti i principali paesi del mondo. È quanto scopriamo a pagina 10 (tabella 1.1.) del World economic outlook pubblicato dal FMI nell’aprile 2024. Tra i 16 principali paesi del mondo citati nella tabella, infatti, all’Italia viene attribuita la crescita nel 2024 e 2025 dello 0,7% annuo, che è il valore più basso tra i 16 paesi citati nella lista.

Solo Germania (1,5% in 2 anni) e Giappone (1,9% tra 2024 e 2025) si avvicinano al basso valore italiano (anche se fanno meglio), la cui crescita però, in termini assoluti, cioè in miliardi di dollari, è comunque doppia quella italiana, visto che la dimensione del loro Pil è doppia rispetto a quella del Bel Paese (4.599 miliardi di dollari Germania, 4.110 Giappone, 2.330 Italia). Sembrano passati secoli dall’autunno del 2022, quando si è insediato il governo di centrodestra, i cui esponenti ostentavano a gran voce che l’economia italiana era in forte espansione (l’Italia infatti è cresciuta nel 2021 dell’8,3% e nel 2022 del 4%). Il messaggio subliminale della Meloni&C, del tipo “ora che ci siamo, cambia la musica”, ha avuto lo stesso impatto delle vanterie di un contadino che, avendo comprato un campo già seminato, poi si vanta del raccolto, per poi poi raccoglierai solo la zizzania, poiché non ha seminato.

Bisogna però riconoscere l’incapacità degli esponenti del centrodestra sul fronte della politica economica, dove il buon ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha poco da dire, come è stato dimostrato in molte circostanze, compresa la mancata ratificare il Trattato MES da parte dell’Italia, da lui consigliata, è in ottima compagnia, dato che negli ultimi 25 anni, cioè dall’introduzione dell’euro (che è diventato la nostra moneta il 1° gennaio 1999, anche se è entrato nelle nostre tasche solo dal 1° gennaio 2002), la crescita economica del nostro Paese è stata di gran lunga inferiore a quella di altri Paesi dell’Eurozona, comparabili per dimensioni, ovvero Germania, Francia, Spagna, come emerge dalle tabelle 1 e 2.

Nella tabella 1 è riportato il tasso di crescita del PIL reale dei principali 4 paesi dell’Eurozona, tra il 2000 (anno successivo all’introduzione dell’euro) e il 2023, i cui dati sono forniti da Eurostat, mentre nella tabella 2 è riportata la somma algebrica di tali tassi (va considerato che in alcuni anni la crescita è stata negativa, come nel 2020, anno del Covid) per ciascuno dei 4 Paesi, la media tra i valori di questi 4 Paesi, e la media annua per ciascuno di essi .

Tabella 1

Il tasso di crescita del PIL reale di Germania, Francia, Italia, Spagna

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

Germania

2.91

1,68

-0,20

-0,70

1.18

0,73

3.82

2,98

Francia

3.92

1,98

1.14

0,82

2.83

1.66

2.45

2.42

Italia

3.79

1,95

0,25

0,14

1.42

0,82

1,79

1.49

Spagna

5.25

3.93

2.73

2,98

3.12

3,65

4.10

3,60

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

Germania

0,96

-5.69

4.18

3.93

0,42

0,44

2.21

1.49

Francia

0,25

-2,87

1,95

2.19

0,31

0,58

0,96

1.11

Italia

-0,96

-5.28

1.71

0,71

-2,98

-1,84

0,00

0,78

Spagna

0,89

-3,76

0,16

-0,81

-2,96

-1.40

1,40

3.84

2016

2017

2018

2019

2020

2021

2022

2023

Germania

2.23

2.68

0,98

1.08

-3.83

3.16

1.81

-0,30

Francia

1.10

2.29

1,87

1.84

-7.54

6.44

2.45

0,70

Italia

1.29

1.67

0,93

0,48

-8.97

8.31

3,99

0,92

Spagna

3.04

2,98

2.28

1,98

-11.17

6.40

5.77

2,50

Fonte: Eurostat, nama_10_gdp

Tavolo 2

Somma algebrica del tasso di crescita del PIL reale di Germania, Francia, Italia, Spagna tra il 2000 e il 2023

Somma delle tariffe annuali

Differenza con la media della somma dei tassi

Tasso di crescita medio

Germania

28:15 pag

+0,17

1,17%

Francia

30,85 pag

+2,87

1,29%

Italia

12:41 pag

-15.57

0,52%

Spagna

40,50 pag

+12.52

1,69%

Media

27,98 pag

1,17%

Come si può vedere dalla seconda colonna da sinistra della tabella 2 sopra, l’Italia ha avuto una crescita complessiva di 12,4 punti percentuali in 24 anni, meno della metà di quella di Francia (30,8 punti) e Germania (28,1 punti), e meno di un terzo di quello della Spagna (40,5 punti). Prendendo la media di questi quattro valori (ovvero la somma dei tassi di crescita del PIL nei 24 anni compresi tra il 2000 e il 2023 per ciascuna delle 4 nazioni), che è riportata nell’ultima riga della seconda colonna, otteniamo che L’Italia, oltre ad essere l’unica economia sotto la media, è rimasta molto indietro, con 15,6 punti percentuali.

Che le cose non vadano bene per l’Italia in modo strutturale lo si capisce soprattutto osservando la quarta colonna da sinistra, quella relativa al tasso di crescita medio del Pil, da cui emerge che il nostro Paese ha un tasso di crescita medio annuo del Pil reale (negli ultimi 24 anni) di appena mezzo punto percentuale (0,52%), cioè decisamente meno della metà della media della Germania (1,17%), della Francia (1,29%), e meno di un terzo della media della Spagna (1,69 %).

Ma perché l’Italia non è in grado di crescere come gli altri Paesi avanzati?

La questione è importante, e al di là delle spiegazioni che autorevoli economisti possono dare (vedi la recente analisi di Carlo Cottarelli in queste pagine), forse sarebbe il caso che una commissione parlamentare d’inchiesta, o un gruppo di lavoro interministeriale, costituisse di esperti anche esterni, italiani e stranieri, si sono dedicati a comprendere le cause di questo inquietante fenomeno, che incide non poco sul benessere dei cittadini.

E invece, di fronte a questa situazione, cosa fa l’élite politica italiana, a cominciare dalle forze di maggioranza? Per quanto riguarda le indagini, pensa bene di istituire una commissione parlamentare nel febbraio 2024 per fare luce sulla gestione del Covid da parte delle nostre autorità (la cui utilità è quantomeno dubbia) e introdurre l’autonomia differenziata delle regioni, che renderà la gestione delle misure di politica economica ancora più caotica.

È probabile che se i marziani che guardano i fatti e pensano logicamente scendessero sulla terra, penserebbero che l’Italia è un manicomio.

 
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