peggioramento delle stime del debito – .

Le stime del governo Meloni continuano a essere inferiori ai costi del Superbonus. Dopo ogni nuovo aggiornamento negativo, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, usa un nuovo nome per descrivere l’impatto economico del sussidio all’edilizia sui conti dello Stato: l’ultimo è “mostro”. Questa entità sta portando il bilancio pubblico fuori controllo, con le stime del debito e del deficit che cambiano in peggio ad ogni nuovo documento rispetto a quello precedente. Dopo l’Istat, ora è la volta dell’agenzia di rating Fitch, che peggiora ulteriormente i numeri forniti dal governo nel Def: il principale documento di programmazione economica del governo è già “due volte” vecchio, a due settimane dalla sua pubblicazione.

Il Def “censurato” nasce due volte più vecchio: cosa succede ai numeri del governo Meloni con il Superbonus

Il Documento di Economia e Finanza, il Def, è già vecchio. Il documento deve essere presentato entro il 10 aprile di ogni anno e riporta le principali linee programmatiche sulle politiche economiche dell’esecutivo. Nel 2024, a due settimane dalla presentazione, i numeri del documento economico più importante dell’anno del governo Meloni sono già superati.

Nel Def, per il 2023 Giorgetti aveva presentato una crescita del Pil dello 0,9%, il rapporto debito/Pil al 137,3% e un debito del 7,2%, peggiorato di 40 miliardi rispetto alle previsioni a causa del costo del Superbonus e dei bonus edilizi. Il conto è ora salito a 219 miliardi di euro. Ma le stime sul debito hanno avuto, ancora una volta, vita breve: dieci giorni dopo l’Istat le ha peggiorate dello 0,2%, ovvero di 4,6 miliardi in più. Il motivo è sempre lo stesso: i crediti generati dal Superbonus.

Va ricordato che il Def 2024 è stato “censurato” proprio per l’impatto del Superbonus, oltre che delle nuove regole del nuovo Patto di Stabilità Europeo, perché non indicava la parte programmatica, ma solo quella andamentale. In pratica lo Stato ci dice che non sa quanto potrà spendere. Stando così le cose, la crescita prevista per il 2024 è dell’1%, peggiore del +1,2% del Nadef, il deficit si conferma al 4,3%, mentre il debito pubblico sale al 137,8% del Pil.

Da due anni le previsioni della Ragioneria Generale dello Stato non trovano riscontro nella realtà e ad ogni aggiornamento le stime vengono riviste, e molto peggiorate.

Il commercialista che si prenderà la colpa del buco del Superbonus

Clamorosi gli errori con i bonus edilizi: il Def 2023 calcolava in 67 miliardi il costo complessivo del Superbonus, cifra portata a oltre 81 miliardi dalla nota di aggiornamento del Def dopo tre mesi, a settembre. A novembre i bonus edilizi avevano raggiunto i 160 miliardi di euro di spesa, di cui 105 miliardi per il Superbonus. Poi il Def 2024 ha portato il costo complessivo a 219 miliardi. La stessa cosa accadde nel 2022, quando Today.it contattò l’Ufficio parlamentare di Bilancio per avere conferma: a giugno la spesa aveva già bruciato lo stanziamento complessivo per il biennio 2022-2023.

I superbonus, e in generale i bonus edilizi, continuano a costare più di quanto previsto dai tecnici del ministero dell’Economia Giorgetti. Le ricadute sono tutte sulla stabilità dei conti pubblici: con i nuovi numeri sul deficit, nel 2023 l’Italia è stato il Paese con i dati peggiori dell’Unione Europea.

Inoltre, il debito pubblico continuerà a crescere, prevede anche il governo, ma Fitch ritiene che peggiorerà ancora.

Fitch sul debito italiano: “La spesa per il Superbonus provoca una traiettoria al rialzo”

La crescita sopra attesa dei costi del Superbonus pone il debito pubblico italiano su una “traiettoria ascendente”, riducendo lo spazio di manovra per le spese annunciate dal governo, come la conferma del taglio dell’Irpef e del cuneo fiscale da 20 miliardi di euro. Ancora una volta le previsioni potrebbero non trovare conferma nella realtà dei fatti. Secondo il Def 24, il debito salirà dal 137,3% nel 2023 al 139,6% del PIL nel 2027. Fitch non la pensa così: “Ci aspettiamo un percorso del debito leggermente più ripido, con il rapporto debito/PIL che raggiungerà il 142,3% nel 2027, dato le nostre ipotesi macro e fiscali meno favorevoli”.

Eppure il governo Meloni dice di voler confermare il taglio del cuneo fiscale per migliorare le buste paga degli italiani, ma secondo Fitch: “questo renderebbe ancora più difficile il rispetto dei vincoli imposti dalla riattivazione delle regole fiscali Ue”.

Vi spiego (numeri alla mano) perché la Meloni non mantiene le promesse

“Vorrei fare chiarezza in Aula, e lo spero in modo definitivo: i bonus edilizi non sono un elemento nuovo nel nostro sistema, esistono almeno dal 1996 – ha detto Giorgetti nel dibattito generale sul Def a Montecitorio – Nel sotto forma di detrazione fiscale, in misura ragionevole, hanno contribuito al rinnovamento del patrimonio edilizio italiano e anche alla crescita. Nel provvedimento del tutto anomalo e ingiustificato del 110, con lo sconto in fattura per la cessione del credito, hanno creato un mostro che ha distrutto le condizioni della finanza pubblica negli ultimi anni. e nei prossimi a venire.”

Giorgetti ha poi sottolineato che sulle «osservazioni provenienti dall’opposizione riguardo la mancanza di fondi per sanità, cultura e scuola, quanto sarebbe bello se facesse schizzare alle stelle il Pil, ma quanto sarebbe brutto se creasse un serio dilemma su chi deve prendere delle decisioni, se mettere i soldi sul Superbonus o limitare i trasferimenti alla sanità, alla scuola, alla cultura”. E ha concluso: «Purtroppo chi ha deciso questo tipo di politica ha deciso di metterli sul Superbonus e in qualche modo toglierli a qualcun altro, e alimentare il debito».

Intanto il Def approvato dal governo è già vecchio e si moltiplicano le incertezze su come attuare la prossima legge di bilancio all’ombra del nuovo Patto di stabilità.

Truffa Superbonus, firma qui per chiedere una commissione d’inchiesta
 
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