il meccanismo “Paga o consenti” non è conforme al DMA – .

Cosa sta contestando l’UE in Meta

Cosa sostiene la Commissione? Che la scelta binaria “costringe gli utenti ad acconsentire alla combinazione dei loro dati personali e non fornisce loro una versione meno personalizzata ma equivalente dei social network di Meta”, afferma in una nota. Secondo Bruxelles, il modello “pay or consent” di Meta non è “conforme al DMA, in quanto non soddisfa i requisiti necessari dell’articolo 5, paragrafo 2”. Per garantire la conformità al DMA, gli utenti che non acconsentono “dovrebbero comunque avere accesso a un servizio equivalente che utilizzi meno i loro dati personaliin questo caso per la personalizzazione della pubblicità.”
Meta ha ora l’opportunità di difendersi esaminando i documenti del caso. Tramite un portavoce, ha dichiarato: “Il modello di abbonamento senza pubblicità è in linea con le direttive della Corte suprema europea e rispetta il DMA. Siamo aperti a un dialogo costruttivo con la Commissione europea per completare questa indagine”.
Per ora non si tratta di una “condanna”, tanto è vero che siamo ancora alla fine della fase istruttoria. La Commissione concluderà l’indagine entro 12 mesi dall’avvio del procedimento.25 marzo 2024.

Il caso Apple

Nei giorni scorsi è stata la volta di Apple. Negli anni, Apple era sempre riuscita a rimanere fuori dai radar di Bruxelles mentre altri colossi come Microsoft (già nel 2004 con Mario Monti Commissario per la concorrenza), Google e Intel ricevevano multe miliardarie. Ora, dopo la multa da 1,8 miliardi di marzo (è stato presentato ricorso) per le controversie con Spotify sul mercato dello streaming musicale, ha un altro fronte aperto per il suo App Store, lo store di applicazioni per iPhone. La questione ruota ancora una volta attorno all’applicazione del Digital Markets Act (DMA), il regolamento operativo dal 2023 che mira a regolamentare le pratiche di mercato dei cosiddetti “gatekeeper” digitali, aziende con una significativa influenza sui mercati online che l’UE ha censito secondo precise regole quantitative.
La Commissione Europea ha comunicato di recente ad Apple il suo parere preliminare secondo cui le regole dell’App Store violerebbero il DMA. Per Margrethe Vestager «Apple non consente pienamente lo “steering”». Con questo termine, la vicepresidente della Commissione con delega all’Antitrust, si riferisce al fatto che agli sviluppatori verrebbe impedito di indirizzare liberamente i consumatori verso offerte alternative, limitando di fatto la concorrenza. In sintesi: sui dispositivi con la «mela morsicata» sarebbe troppo complesso e macchinoso effettuare pagamenti al di fuori dell’App Store, all’interno del quale Apple incassa una commissione del 30% (riducibile a determinate condizioni), su tutte le transazioni. Questo è un primo punto. Ma c’è di più, poiché la Commissione ha anche avviato una nuova procedura di inadempienza nei confronti dell’azienda guidata da Tim Cook in merito ai nuovi requisiti contrattuali per gli sviluppatori, tra cui la controversa «Core Technology Fee», una commissione applicata alle app scaricate oltre un milione di volte.

Accuse e risposte

In pratica, Apple ha consentito – con evidente scarso entusiasmo – che gli utenti possano scaricare app da store online alternativi a quello ufficiale, inserendo comunque una “tassa” di 50 centesimi a download. L’applicazione ha una giurisprudenza molto complessa, ma in sintesi colpirebbe soprattutto app note, con molti milioni di download: quelle, ad esempio, dei rivali Spotify ed Epic Games con il suo amato gioco Fortnite. Apple – che qualche settimana fa ha ammorbidito le regole della Core Technology Fee proprio per venire incontro all’Unione – rischia sanzioni fino al 10% del fatturato globale, con la possibilità di arrivare al 20% in caso di violazioni reiterate. Considerando il fatturato da 383 miliardi di dollari registrato nel 2023, le potenziali multe potrebbero raggiungere cifre astronomiche.
La risposta di Cupertino è stata ferma ma conciliante. L’azienda ha affermato di aver apportato modifiche per conformarsi al DMA e di essere “fiduciosa che il piano sia conforme alla legge”. Ma ha aggiunto che “tutti gli sviluppatori dell’App Store, compresi quelli che includono link nelle loro applicazioni che portano gli utenti al web per completare gli acquisti, beneficiano della tecnologia e degli strumenti proprietari di Apple, protetti dalla proprietà intellettuale”.
Tuttavia, lo scontro tra l’UE e le Big Tech non si limita ad Apple.

Altri casi aperti

Per AlfabetoLe preoccupazioni riguardano la preferenza data ai propri servizi di ricerca verticale, come Google Shopping e Google Hotels. Amazzone è sotto esame per le sue pratiche di classificazione sul mercato.
Abbiamo già parlato di Meta.
Un altro caso degno di nota riguarda Microsoft e il suo software Teams: la Commissione europea ha espresso preoccupazione per il fatto che l’inclusione del software per videoconferenze nel pacchetto Microsoft 365 (in precedenza Office 365) potrebbe limitare la concorrenza nel settore delle videochiamate e della collaborazione a distanza.

L’esperto: DMA è utile, ecco perché

«Il DMA può sembrare un tipico caso europeo di iper-regolamentazione, ma in questo momento è necessario – spiega Stefano Epifaniapresidente della Fondazione per la sostenibilità digitale -. In un contesto di antitrust storicamente debole in Europa, un approccio regolamentare ex ante può essere utile”, aggiunge. Epifani sottolinea anche l’efficacia di queste regolamentazioni per mantenere alta l’attenzione sui valori fondamentali, soprattutto tra le giovani generazioni.
«Stiamo perdendo la percezione del valore di elementi come la privacy o la libertà di scelta. In questo contesto, è dovere del legislatore ribadirne l’importanza”, spiega, confidando nel fatto che le direttive Ue abbiano il potenziale per favorire lo sviluppo di un ecosistema europeo più aperto all’innovazione. Tuttavia, avverte che le sole normative non bastano, ma prova a ribaltare un luogo comune abusato, quello del “in Europa le leggi le facciamo noi, le fanno gli altri”: “Non dobbiamo regolamentare di meno, dobbiamo investire di più nella ricerca”, conclude Epifani.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Cosa aspettarsi da ora in poi dai mercati azionari? – .
NEXT prezzi della versione 2024 – .