È morto Italo Rota, l’architetto del Museo del Novecento – .

È morto Italo Rota, l’architetto del Museo del Novecento – .
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Con un percorso creativo molto personale e variegato, l’architetto Italo Rota, morto a Milano all’età di 70 anni, si è rivelato una delle figure contemporanee più interessanti e poliedriche non solo a livello italiano ma anche internazionale, capace di spaziare dagli allestimenti museali alle boutique dello stilista Roberto Cavalli, passando per gli hotel di lusso e i padiglioni dell’Expo 2015 di Milano e Expo 2020 a Dubai. Spicca tra i progetti emblematici della sua variegata produzione il nuovo Museo del Novecento al Palazzo dell’Arengario in Piazza Duomo a Milano (2002-10).

All’inizio degli anni ’80 Rota lascia Milano, dove è nato il 2 ottobre 1953 e dove si è formato, per trasferirsi a Parigi per curare l’allestimento museale del museo d’Orsay, avendo vinto il concorso per la trasformazione del stazione alla quale aveva partecipato in collaborazione con Gae Aulenti nel 1980. Durante gli anni della permanenza in Francia realizza la mostra ‘Créer dans le Crée’ a Parigi al Centre George Pompidou (1986) e le nuove sale dell’École française di la Cour Carré del Louvre (1992), nonché lo sviluppo urbano del centro di Nantes (1992-95).

Rientrato a Milano nel 1996, due anni dopo fonda lo studio Italo Rota & partners al quale vengono affidati grandi progetti internazionali – dal product design alla progettazione di grandi aree urbane – caratterizzati dalla scelta di materiali innovativi, tecnologie all’avanguardia e una ricerca approfondita sulla luce. Tra le creazioni più recenti di Rota si ricordano: le boutique Just Cavalli a Milano (2004), Dubai, Beirut, Città del Messico, Hong Kong e Shenzhen (2005) e a Shanghai, Las Vegas, Verona, San Diego, Istanbul, Londra e New York (2007) ); il progetto per la riqualificazione del lungomare del Foro Italico a Palermo (2005-06), la casa di Roberto Cavalli a Firenze (2006-08), il padiglione espositivo Ciudades de Agua all’Expo di Saragozza (2006-08), gli uffici privati ​​e il parco urbano della zona commerciale Maciachini a Milano (2006-09), la boutique Roberto Cavalli a Parigi (2008-09), la ristrutturazione e l’interior design del Boscolo Palace Hotel a Roma (2009-10).

Rota svolse anche un’intensa attività teorica che lo portò a pubblicare libri e saggi. Dal 2010 è direttore del dipartimento di Design della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Tra i tanti riconoscimenti ha ricevuto la medaglia d’oro per l’architettura italiana per gli spazi pubblici (2006) e il Marble architecture awards (2010), oltre al Landmark Conservancy Prize a New York nel 1996 e al Grand Prix de l’Urbanisme a Parigi nel 1994.

La formazione di Italo Rota inizia negli anni Settanta, prima nello studio di Franco Albini e poi in quello di Vittorio Gregotti, durante il quale lavora alla progettazione dell’Università della Calabria.

Prima di laurearsi nel 1982 al Politecnico di Milano, Rota ha svolto importanti lavori che si sarebbero rivelati decisivi per la sua successiva carriera professionale e personale. Tra questi, la creazione della rivista ‘Lotus international’ (1976-1981) con l’architetto Pierluigi Nicolin e, soprattutto, la trasformazione dell’ottocentesco edificio della Gare d’Orsay nell’attuale Museo d’Orsay a Parigi, un imponente restauro realizzato in collaborazione con Gae Aulenti. Rota trascorre oltre dieci anni in Francia, durante i quali organizza numerose mostre e realizza importanti ristrutturazioni: il Museo d’Arte Moderna al Centre Pompidou (con Gae Aulenti); le nuove sale della Scuola Francese sulla Cour Carré del Louvre; la ristrutturazione del centro di Nantes, nonché il progetto di illuminazione di Notre Dame a Parigi (1991-2000).

Rientrato in Italia a metà degli anni Novanta con il nuovo studio milanese, Rota inizia a spaziare dal masterplan al product design, in progetti caratterizzati dalla “scelta di materiali innovativi, tecnologie all’avanguardia e una ricerca approfondita sulla luce”.

Rispetto ai primi anni di lavoro in Francia, si intravede nei suoi lavori successivi (in particolare nei progetti di interni ed espositivi che rappresentano la maggior parte dei suoi lavori) una svolta più radicale che recepisce la lezione delle avanguardie del Novecento , avvicinandolo a forme d’arte e di architettura meno legate al mainstream o ad aspetti puramente costruttivi. Lo testimonia anche la sua imponente collezione personale di ‘objets trouvés’, che spazia dai libri ai materiali da collezione più originali e diversificati. Nella sua produzione spiccano la passeggiata del Foro Italico a Palermo (Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana per gli Spazi Pubblici 2006) e il Museo del Novecento nel Palazzo dell’Arengario in Piazza Duomo a Milano (2010). In quest’ultimo intervento, la celebre piazza milanese si arricchisce “di una funzionale Isola dei Musei, grazie all’integrazione con lo storico museo di Palazzo Reale”.

Il lavoro di Rota esplora le sfaccettature della complessità contemporanea, con l’obiettivo di ricreare emozioni e indurre riflessioni, esaltando anche il valore di oggetti anche di piccole dimensioni, in una complessa antologia di segni in cui tutto è filtrato, ibrido e vissuto. In questa condivisione globale, tutto concorre a diventare architettura e tutto concorre a dialogare, come ben rappresentato nello spazio interattivo del Padiglione del Kuwait, realizzato da Rota per Expo 2015 di Milano insieme al Padiglione del Vino Italiano.

Intensa è stata la collaborazione di Rota con lo stilista e imprenditore Roberto Cavalli. Oltre a numerose boutique e locali sparsi nel mondo (Miami, Mosca, Delhi), Rota ha progettato anche la residenza fiorentina del celebre stilista (2008). Negli ultimi anni lo studio Rota ha progettato diversi hotel di lusso.

Oltre alla Francia, dove ha vissuto per quasi vent’anni, numerose sono le opere realizzate a livello internazionale, tra cui: la Casa Italiana alla Columbia University di New York (1997), l’Hindu Temple a Mumbai (2009), il Chameleon Club al Byblos Hotel a Dubai (2011).

Recentemente allo studio Rota Building Office è stata affidata la realizzazione del Padiglione Italia all’Esposizione Universale di Dubai 2020, in partnership con Cra-Carlo Ratti Associati, F&M Engineering, Matteo Gatto & Associati. Un progetto che raccontava la bellezza dell’Italia attraverso le sue molteplici contaminazioni di arti, culture e talenti.

Sangiuliano: “Con la scomparsa di Rota perdiamo un maestro del design”

Con la scomparsa di Italo Rota perdiamo un maestro dell’architettura e del design italiano“. Lo ha affermato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. “Dalle scenografie teatrali alle realizzazioni di musei e spazi pubblici come il Museo del Novecento, Rota ha saputo coniugare bellezza e funzionalità, dando vita ad opere innovative e di grande impatto emotivo, con particolare attenzione alla valorizzazione del patrimonio culturale e alla creazione di spazi di incontro e dialogo”.

Biennale di Venezia: “Con Rota perdiamo un designer visionario”

La Biennale di Venezia, presieduta da Pietrangelo Buttafuoco, esprime “profondo cordoglio per la perdita di Italo Rota, visionario progettista e designer italiano ed è vicina al dolore della famiglia”. “Italo Rota collaborava da tempo con Carlo Ratti, direttore artistico del settore Architettura della Biennale, su idee innovative attente alla sostenibilità e all’economia circolare – si legge nel messaggio della Biennale – Rota aveva un’idea ben precisa: la felicità dell’architettura”.

 
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