È morto a Milano sabato 6 aprile, all’età di 70 anni, l’architetto Italo Rota, che progettò, tra l’altro, il Museo del Novecento in piazza Duomo a Milano. A Modena è noto per aver realizzato – insieme al collega Carlo Ratti dello studio di progettazione e innovazione CRA, del professore di restauro architettonico Francesco Doglioni e della Società Politecnica – il masterplan del nuovo centro culturale AGO Modena Fabbriche Culturali, uno dei progetti culturali più importanti e significativi degli ultimi anni a livello nazionale.
Il masterplan – per una superficie di oltre 22mila metri quadrati – restituirà all’ex capoluogo estense un luogo imponente, trasformato in un laboratorio di produzione culturale, che ospiterà numerose istituzioni capaci di lavorare in maniera interdisciplinare: il Modena Visual Arts Foundation, i Musei Universitari, il Museo della Figurina, nonché il Centro Interdipartimentale di Ricerca sulle Digital Humanities DHMoRe e il Centro internazionale per la didattica innovativa Future Education Modena, che hanno già sede qui.
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Chi era Italo Rota
Figura tra le più interessanti e poliedriche del panorama architettonico italiano, Italo Rota si laurea nel 1982 al Politecnico di Milano, formandosi prima nello studio di Franco Albini e poi in quello di Vittorio Gregotti. Alla fine degli anni Ottanta si trasferisce a Parigi, dove progetta la ristrutturazione del Museo d’Arte Moderna del Centre Pompidou con Gae Aulenti, le nuove sale della Scuola francese alla Cour Carré del Louvre, l’illuminazione del Cattedrale di Notre Dame e lungo la Senna e il rinnovamento del centro di Nantes.
Oltre alla Francia, numerose sono le opere realizzate a livello internazionale, come la Casa Italiana alla Columbia University, New York (1997); il tempio indù di Mumbai (2009); il Chameleon Club al Byblos Hotel, Dubai (2011).
