«Non mi è piaciuto» – .

«Non mi è piaciuto» – .
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È stato inaugurato all’Arsenale di Venezia “Due Qui/To Hear”, il padiglione italiano allestito per la 60. Esposizione Internazionale d’Arte, che aprirà al pubblico domani 20 aprile. Sono intervenuti, tra gli altri, il curatore Luca Cerizza, l’artista esponente Massimo Bartolini, il presidente della Biennale Pierangelo Buttafuoco, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il direttore generale della creatività del MiC Angelo Piero Cappello e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.

L’inaugurazione è avvenuta all’indomani dell’attacco frontale dell’ex sottosegretario Vittorio Sgarbi che l’aveva definito “un orrore”, e in apertura il ministro Sangiuliano ha difeso la scelta del curatore e dell’artista e ha parlato di un progetto che “invita a un incontro con gli altri e con noi stessi. Il suo percorso multiplo e multisensoriale ci offre un’esperienza fisica e metafisica, un profondo invito alla ricerca della nostra identità, trasformando la consapevolezza di sé in un momento di contatto con l’altro. Dobbiamo stabilire relazioni e far sì che la cultura diventi un ponte tra i popoli e le persone”.

«Un organismo vivo che si ritrae affinché gli ospiti abbiano maggiore presenza: è bello nel suo ritirarsi e proclamare l’assenza» ha detto il presidente della Biennale Buttafuoco, chiedendosi «che cosa ha l’Arte se non questa capacità di condurci nel vuoto, alla conoscenza di noi stessi?”.

Più chiare le dichiarazioni del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ha ricevuto anche qualche fischio per aver detto: «Sono sincero, il Padiglione non mi è piaciuto. Ma non è un attacco all’arte, più si parla di arte più c’è gioia nel partecipare”, posizione poi ribadita sul suo profilo creare discussione e partecipazione intorno all’arte e alle opere”.

Il padiglione

Filo conduttore del lavoro di Bartolini in mostra è il suono, fatto di musica ma anche di silenzio, e di ascolto: da qui il titolo, “Due qui – To listening”, che gioca con le parole Due Qui (due qui) e To Hear (per ascolta) per assonanza con l’inglese. «Il primo tempo sembra minimalista ma in realtà è pieno di significato. La parete verde simboleggia la A sul pentagramma: confusione. Il muro viola il la bemolle, la riconciliazione” ha spiegato il curatore Luca Cerizza. Un lavoro che, però, produce anche molte letture, come spiega l’artista: «Da bambino giocavo sulle impalcature, che qui sono diventate canne d’organo, quasi una riconciliazione con la famiglia, una sintesi di vita».

Il Padiglione diventa così un gigantesco strumento musicale e le note fluttuano tra i tre ambienti grazie a un labirinto di tubi innocenti, un organo di canne metalliche. L’opera è stata finanziata dal Ministero per 800mila euro, 400mila da privati. Nel giardino delle Vergini si terranno fino a novembre performance, letture, incontri e reading che saranno raccolti anche nel catalogo, a cura di Luca Cerizza: ci saranno quindi testi firmati, tra gli altri, dal veneziano Tiziano Scarpa e Nicoletta Costa.

Tag: Padiglione Italia Biennale inaugurato Brugnaro fischiato non ha fatto

 
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