Biennale, l’installazione di Massimo Bartolini divide il centrodestra. Cosa significa l’opera Il Tirreno – .

Biennale, l’installazione di Massimo Bartolini divide il centrodestra. Cosa significa l’opera Il Tirreno – .
Descriptive text here

TORTA DI FARINA DI CECI. L’installazione dell’artista cecinese divide il centrodestra Massimo Bartolini, che ha progettato il Padiglione Italia Biennale d’Arte di Venezia. L’opera ha suscitato le inevitabili polemiche dei giorni inaugurali, soprattutto da parte di esponenti della maggioranza di governo.

Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario alla Cultura in disaccordo con le scelte del ministro fin dall’assegnazione del progetto, si è scagliato contro i tubi Innocenti del padiglione, minacciando una denuncia alla Corte dei Conti per utilizzo di denaro pubblico (il padiglione italiano è finanziato dal ministero della cultura per 800mila euro, e per ulteriori 400mila da Tod’s come partner e Banca Ifis come sponsor). Poi il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro durante l’inaugurazione ha detto che il padiglione non gli piaceva, perché preferisce il figurato, ed è stato fischiato. Il sindaco, seduto accanto al ministro, al presidente della Biennale e al curatore del padiglione, ha spruzzato scherzosamente dell’acqua contenuta nella fontana centrale dell’opera sul vestito di uno degli invitati. Un gesto che ha scatenato la reazione di Bartolini, che lo ha invitato ad avere “maggiore rispetto per l’opera d’arte”.

Il ministro è intervenuto con forza per riportare tutti in riga Gennaro Sangiuliano: «Leggendo le tre proposte è stato il cuore più che la regione a portarmi al progetto di Cerizza – ha detto – e ho apprezzato l’artista, quindi date la colpa a me perché avrei potuto scegliere gli altri due». Ha poi parlato di “un progetto che esprime il genio della cultura italiana” e di “creatività che coglie le sfide della vita quotidiana”, sottolineando la necessità che la cultura diventi un ponte di incontro tra le persone, e come identità e alterità siano il chiave per comprendere la nostra epoca.

L’installazione presenta un ambiente spoglio, immerso in un suono quasi religioso. La musica è prodotta da due meccanismi girevoli simili a carillon, e viene convogliata in speciali canne d’organo, che circondano il visitatore come una foresta labirintica. Sono i tubi Innocenti, quelli che si usano in edilizia per le impalcature, per diffondere il suono come un organo a dimensione ambientale. Al centro si trova una fontana circolare con un’onda d’acqua torbida, che sale e scende in moto perpetuo, circondata da sedili per il riposo e la meditazione. È il cuore dell’opera “Due qui/To Hear” di Massimo Bartolini per il Padiglione Italia, aperto al pubblico da sabato 20 aprile all’Arsenale, e realizzato in occasione della 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale.

Il progetto è tutto basato sulla necessità di “tendere l’orecchio” per aprirsi agli altri, affinché il pubblico possa vivere l’esperienza fisica dell’ascolto. Nell’enorme spazio formato da due sezioni e dal giardino, l’artista cecinese con il curatore Luca Cerizza da lui ideato tra diversi momenti espositivi, tutti incentrati sulla musica e sulla meditazione. La prima è introdotta da una piccola scultura di un Bodhisattva pensoso, posta su una lunga colonna vuota che emette un suono simile a quello di una canna d’organo. La seconda è un’installazione ambientale con tubi Innocenti, che risuona della musica composta appositamente da Caterina Barbieri e Kali Malone, due giovani talenti del suono elettronico e sperimentale contemporaneo. Il terzo ambiente è il Giardino delle Vergini, dove gli alberi rimandano magicamente un coro di voci, campanelli e vibrafono, creato da Gavin Bryars, maestro della ricerca e della musica minimale che ha collaborato con John Cage e Brian Eno, con Robert Wilson per il teatro, con Merce Cunningham e Carolyn Carlson per le coreografie. Bartolini ha ripreso l’idea dell’organo a canne Innocenti dalla sua ultima personale al Centro Pecci di Prato, “Hagoromo” – una reminiscenza e un omaggio ai tempi in cui si trovava nel cantiere del padre, imprenditore edile – sviluppandola nel nuovo progetto, che coglie la sfida di proporre un’opera d’arte sonora anziché puramente visiva, e di approfondire il tema della Biennale “Stranieri ovunque”, poiché si è stranieri ovunque se non si è presenti armonia con se stessi e con gli altri.

Il padiglione è visitabile fino al 24 novembre, info www.dueequi-tohear.it, www.labiennale.org.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Tags: Biennale Massimo Bartolinis installazione divide centrodestra opera Tirreno

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

NEXT Addio Pinelli. Pittura analitica e luminosità – .