La mostra Renoir e Cézanne al Palazzo Reale di Milano – .

L’uno ricerca la sensualità, l’altro l’essenzialità delle forme. L’argomento è lo stesso: la donna, amata, moglie, o bagnante qualunque essa sia. Questi sono Pierre Auguste Renoir e Paul Cézanne. Due pittori nati sulla scia dell’impressionismo, dal quale poi presero le distanze, sviluppando ciascuno una propria peculiare direzione creativa. Grandi amici e compagni di lavoro, ma con personalità, carattere e stile diversi. Le tele del primo esprimono una traboccante gioia di vivere – che egli assaporava con genuino piacere – quelle del maestro di Aix tendono a ridurre e scomporre tutto in solidi geometrici, in un’aspirazione alla semplificazione che non trova mai pace.
Per celebrare i centocinquanta anni dalla nascita dell’Impressionismo, Palazzo Reale dedica una grande mostra a questi due protagonisti del movimento, che segnarono e influenzarono profondamente la storia dell’arte del loro tempo e di quelli successivi. Interessante la scelta espositiva una doppia narrazione contrapposta, che però non manca di trovare punti di contatto. I due artisti vengono subito presentati come amici e colleghi, per poi essere descritti attraverso opere di contenuto simile. L’obiettivo non è eleggere il migliore; il pubblico è piuttosto chiamato ad apprezzare la diversa sensibilità creativa dei due maestri; ciascuno capace di cogliere ed esprimere un tratto particolare e diverso della realtà. Anche davanti allo stesso argomento.

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Auguste Renoir, Ragazze al pianoforte © 2024 RMN-Grand Palais / Franck Raux/ Dist.Photo SCALA, Firenze

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Auguste Renoir, Bouquet di tulipani © 2024 RMN-Grand Palais : Franck Raux: Dist. Foto SCALA, Firenze

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Auguste Renoir, Claude Renoir in clown © 2024 RMN-Grand Palais / Franck Raux/ Dist. Foto SCALA, Firenze

Auguste Renoir, Femme nue dans un paysage © 2024 RMN-Grand Palais : Franck Raux: Dist. Foto SCALA, Firenze 4/7

Auguste Renoir, Femme nue dans un paysage © 2024 RMN-Grand Palais / Franck Raux /Dist. Foto SCALA, Firenze

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Paul Cézanne, Baigneurs © 2024 RMN-Grand Palais : Hervè Lewandowski / RMN-GP / Dist. Foto SCALA, Firenze

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Paul Cézanne, Ritratto di Madame Cézanne © 2024 RMN-Grand Palais : Hervè Lewandowski / RMN-GP / Dist. Foto SCALA, Firenze

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Paul Cézanne, Trois baigneuses, © 2024 RMN-Grand Palais : Hervè Lewandowski / RMN-GP / Dist. Foto SCALA, Firenze

Paul Cézanne e Pierre Auguste Renoir: i due protagonisti riuniti a Milano

Come suggerisce l’introduzione alla mostra di Palazzo Reale, i due maestri furono inizialmente avvicinati dal mercante d’arte Paolo Guillaume, che li consideravano fin dagli albori del XX secolo i veri protagonisti di un nuovo slancio pittorico, sia classico che moderno. Iniziò quindi ad acquisire le sue opere, molte delle quali oggi esposte a Milano, in prestito dal Museo d’Orsay e dall’Orangerie parigina.

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L’artista Paul Cézanne

Cézanne (Aix-en-Provence, 1839 – 1906), di soli due anni più grande del collega, dedicò tutta la sua vita ad una continua ed inquieta ricerca. Quello diretto alla rappresentazione di sostanza oggettiva ed essenziale alcune cose. Si differenzia quindi quasi subito dagli altri impressionisti puri – che miravano a catturare l’esperienza soggettiva e l’impressione del momento – guardando piuttosto sintesi geometrica ee alla riduzione degli oggetti in forme essenziali: cono, cilindro, sfera. La sua pennellata, pastosa e spigolosa, gli valse l’attributo di “verniciatura da muratore con cazzuola“di Manet.

L’artista Pierre Auguste Renoir

Se Cézanne proveniva da una famiglia benestante (era infatti figlio di un banchiere), lo stesso non si poteva dire di Pierre Auguste Renoir (Limoges, 1841 – Cagnes-sur-Mer, 1919). Padre sarto e madre operaia; fece della pittura la sua professione e mezzo di sussistenza. Era un uomo ottimista – molto più estroverso del suo amico, che era invece scontroso e solitario – che cercava sempre di esprimere la sua passione nel lavoro. gioia di vivere che lo pervadeva. “Per me un dipinto deve essere qualcosa di amabile, felice e piacevole. Il mondo è pieno di cose spiacevoli e non c’è certamente bisogno di farne di più”. Anche quando fu colpito dalla malattia artritica che gli impediva di afferrare il pennello, se lo fece legare alla mano per poter continuare a dipingere.
La seconda passione di Renoir era l’arte donne. Amava dipingere i loro volti, le loro forme seducenti in bagnanti nudi che riecheggiavano quelli di Tiziano e Ingres. Non appena si è incontrato Aline – la sua futura moglie – ne rimase incantato e le chiese di posare per lui. Infatti, è vista come la protagonista di molte delle sue opere.

Auguste Renoir, Claude Renoir in clown © 2024 RMN-Grand Palais : Franck Raux: Dist. Foto SCALA, Firenze
Auguste Renoir, Claude Renoir in clown © 2024 RMN-Grand Palais / Franck Raux/ Dist. Foto SCALA, Firenze

La mostra di Cézanne e Renoir al Palazzo Reale di Milano

Superato l’ingresso, l’esposizione proietta il pubblico nella pittoresca atmosfera di Montmartre di fine Ottocento. Un tunnel rivestito di cornici e vetri colorati – forse un po’ troppo scenografico – introduce l’esposizione vera e propria. Un’immersione simile la ritroveremo poi alla fine. Prima dell’ultima stanza si ricostruiscono due angoli gli atelier dei maestri, quasi a evocare le atmosfere della Costa Azzurra di Aix-en-Provence e Cagnes. Manca il paesaggio… ma c’è il profumo di olio e trementina: lo stesso che un tempo emanavano tutti i quadri esposti.

Tra pittura en plein air e ritratti di famiglia

I primi tratti del percorso sono dedicati a ritratti di famiglia di pittori, e a paesaggi catturato all’aria aperta: come richiedeva la buona regola impressionistica. Le differenze emergono subito: la moglie di Cézanne è costruita come una serie giustapposta di solidi geometrici combinati tra loro. Il trattamento che riserva alla figura umana è lo stesso utilizzato per i frutti inanimati. Ed è uguale anche a quanto accade nel paesaggio: nel Paesaggio con tetto rossosi nota l’obiettivo dell’autore di estrarre dalla scena le forme elementari, non certo condizionate dall’impressione momentanea.
Le visioni naturali di Renoir sono molto diverse e lui si concentra piuttosto sul colori brillanti e pennellate morbide e fluide. Se la pittura del primo è tutta spigoli e spicchi, la seconda modella i lineamenti in curve morbide e gentili.

Le Bagnanti di Cézanne e Renoir a confronto

Terreno di discussione fertile per entrambi – nonostante l’unicità dei risultati – sono i Bagnanti. Cézanne annulla le distanze tra uomo e natura, volendo esprimerle armonia della loro convivenza. Le piccole tele esposte sono alcune delle tappe evolutive del percorso che si concluderà con la grande opera omonima del 1905.
Di tutt’altra natura sono le Bagnanti – e le donne in generale – dipinte da Renoir. Sensuali, eleganti, colti nelle loro più straripanti espressioni di gioia di vivere. Come si capisce anche sfogliando il catalogo edito da Skira, le figure femminili erano per lui il cuore e la fonte dell’ispirazione artistica. Lo ha detto”se Dio non avesse inventato la golosità delle donne, non sarei mai diventata pittrice”.

Auguste Renoir, Femme nue dans un paysage © 2024 RMN-Grand Palais : Franck Raux: Dist. Foto SCALA, Firenze
Auguste Renoir, Femme nue dans un paysage © 2024 RMN-Grand Palais / Franck Raux /Dist. Foto SCALA, Firenze

La natura morta secondo Cézanne e Renoir

L’ultima sezione di opere degne di commento sono le Nature morte. Un genere che più di ogni altro ha permesso al pittore di Aix di ridurre la realtà alle sue forme più elementari. Con il semplice giustapposizione di tocchi di colore, mele e pere sono state scolpite, analizzate da molteplici punti di vista. In tal modo, Cézanne gettò le basi per la nascita del cubismo. Picasso avrebbe fatto riferimento a queste tele, come sottolinea chiaramente l’ultima parete espositiva confrontando le due.
Ancora una volta l’inanimato ritratto da Renoir è qualcosa di diverso. E ottimismo cromatico e di soggetti allo stato puro: un piatto di fragole carnose e mature, un barattolo di porcellana a motivi blu con accanto un coltello da burro. E poi fiori: vasi pieni, con petali e colori che traboccano dalla tela, sospinti da pennellate di colore puro e per niente diluito. Un ricordo della gioia di dipingere che resta a lungo, come il dolce zucchero di uno di quei frutti rappresentati.

Emma Sedini

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