«Prima di Miss Italia ho eliminato il mio accento. Mio marito Jan Michelini? Una cena, poi l’ho ritrovato sul set di Don Matteo” – .

«Prima di Miss Italia ho eliminato il mio accento. Mio marito Jan Michelini? Una cena, poi l’ho ritrovato sul set di Don Matteo” – .
«Prima di Miss Italia ho eliminato il mio accento. Mio marito Jan Michelini? Una cena, poi l’ho ritrovato sul set di Don Matteo” – .

DiFelice Cavallaro

«Per interpretare Vanina in tv ho cambiato look, è la prima volta. Quanto è difficile laurearsi con 3 figli”. «Ho conosciuto Jan a cena: niente. Dopo un anno e mezzo l’ho ritrovato
sul set di Don Matteo”

Da Miss Italia 2012 alla prima stagione di Il paradiso delle donne. Passando per Don Matteo al Il giovane Montalbano. Poi psicologo in «Doc 2» e ispettore di polizia nella serie «Un passo dal cielo». Ora promossa vicecommissario su Canale 5 nel ruolo di Vanina Guarrasi, la protagonista dei seguitissimi gialli di Cristina Cassar Scalia. E così Giusy Buscemi, 31 anni, già tre figli, marito regista (Jan Michelini), sta per diventare una sorta di Montalbano al femminile. Mentre è in lavorazione una serie su Leopardi in cui interpreterà la fatale Fanny Targioni Tozzetti, la donna di cui il poeta si innamora.

Una salita a grande velocità. Ma prima ditelo perché i suoi tre figli hanno tutti doppi nomi e la seconda è sempre Maria, anche per i due maschi.
«Beh, come mio marito, all’anagrafe. Anche lui. Sperando sempre nella protezione della Madonna”.

Devozione solida?
«Cristiani praticanti. A Messa ogni domenica”.

Bella, affascinante, ma è quindi una star in tutta la casa, in chiesa e sul set?
«Direi con ironia che il set è la strada spericolata tra casa e chiesa. Sento infatti l’importanza della fede, dell’educazione e dell’impegno di vita”.

Prima volta in pubblico?
«Il giorno della prima comunione. Svenuto in chiesa.

È stata la prima scena importante?
«Alla consegna della pergamena. Un’emozione e il crollo”.

Come si passa da fioretti e pergamena a Miss Italia?
«Anche con molta fortuna. Mi ripeto che i conti non tornano. Sì, molto impegno da parte mia. Ma anche tanti regali. Ricevo molto. Miss Italia è arrivata per divertimento”.

Chi lo ha proposto?
«Un’amica di famiglia, Fioretta Mari, grande attrice e poi maestra di “Amici” per Maria De Filippi. Ho frequentato lo Scientifico, a Menfi, la mia città, la città del vino. Mi ha detto: “Non vincerai mai Miss Italia, ma qualcuno ti noterà”.

Non ci avevi pensato prima?
“Assolutamente no. E non avevo nemmeno pensato di fare prima un corso di dizione. Ma lei è stata categorica, con il suo accento fiorentino: “Non ti senti”. Infatti quelle doppie “T” rinforzate dell’agrigentino… non finirò mai di ringraziare i miei genitori. Una volta alla settimana, dieci volte, nelle lezioni da Menfi a Catania.

Quattro ore di macchina.
«Quattro all’andata e quattro al ritorno. Per un corso iniziato alle 8 del mattino e terminato alle 22 di sera. Siamo partiti prima dell’alba e siamo tornati alle 2 di notte. La mattina dopo sono a scuola e mio padre è al lavoro.

Credevate tutti in «Giusy Miss»?
«Nessuno ci credeva. Era solo una parentesi prima di iscriversi a medicina. Poi l’occasione ha stravolto completamente i piani”.

Ma laureato alla Sapienza.
«Dopo tre figli, l’anno scorso. In Lettere e Filosofia. Con una tesi sui dialetti, sulla bellezza e l’importanza di una lingua come il siciliano, “T” compresa. Una grande sfida. Una fatica enorme tra famiglia e set, ma dovevo chiudere un cerchio”.

Una scommessa?
«Nella vita bisogna sempre cercare di chiudere il cerchio. L’ho fatto per poterlo raccontare ai miei figli”.

L’incontro con Jan-Maria, il regista di “Doc”, “Don Matteo” e altre serie?
«A una cena di beneficenza. Niente per un anno e mezzo. Poi lo ritrovo sul set di Don Matteo per un piccolissimo ruolo, la figlia di Frassica. Una sorpresa, per entrambi. Il più grande della nostra vita”.

Nella serie «Un passo dal cielo» è un’ispettrice di polizia esperta di prossemica. È in grado, attraverso i movimenti e il linguaggio del corpo, di comprendere ciò che le persone cercano di nascondere. E lei?
«Arte complessa. Ci vuole istinto e sensibilità. Io invece lo trascuro. Se mi dicono una bugia forse capisco, ma non indago, faccio finta di crederci”.

Nostalgia della “città del vino”, di quella Menfi circondata dalle vigne?
«Amo così tanto la terra che ho pensato alla mia seconda vita».

Di fare ciò che?
«L’imprenditore agricolo».

Dalle riprese ai campi?
«Mio padre è un contadino. Ho studiato per un anno. Esame fatto a gennaio. Sul set di Vanina studiavo la sera. Per quanto riguarda la laurea. Che dolore. Promossa. Ho già la licenza IAP.”

Significato cosa?
«Da gennaio sono “Imprenditore Agricolo Professionista”».

E il marito regista?
«Ama la Sicilia e la campagna più di me. Sa di mio nonno soprannominato con i soprannomi di un tempo “Nino ‘u seminzeri”. Ciò che semina. Ora piantiamo avocado e ulivi”.

Sei un bambino?
«Per raccogliere asparagi, meloni. Pigiare l’uva con i piedi nella terra di Diego Planeta.”

Conoscevi il patrono dei grandi vini?
«È stato il mio primo talent scout, a Memphis. Per la sua laurea ad honorem mi ha chiesto di interpretare un passaggio della sua tesi sulla storia del vino. Prima recita, primi applausi, alle 17”.

Menfi non è troppo lontana da Castelvetrano, da Campobello di Mazara, dai centri soffocati dalla presenza di Matteo Messina Denaro…
«È la contraddizione della mia terra da cui ho portato con me un bagaglio culturale orgoglioso, ma anche il dolore di un contesto che cambia con il lavoro e l’impegno di tanti. Come è successo a Menfi, quasi un’oasi, grazie a Planeta, all’intraprendenza, alle imprese, alle cooperative che sono nate”.

Il cambiamento è possibile?
«È una storia che sanguina ancora. Ma un’occasione per migliorare e migliorarsi. Purché non continuiamo a suggerire che è meglio farsi gli affari propri. È ora di farsi gli affari degli altri. Come Vanina Guarrasi, la poliziotta segnata a tratti dal dolore, dalla perdita del padre ucciso da un commando mafioso.

Assonanze?
«Adoro la ricchezza umana di questo personaggio. Ma Vanina fugge dall’amore e non vuole figli.

Per assomigliarle?
«Per la prima volta nella mia vita mi sono tagliato i capelli, li ho scuriti, ho cambiato look».

Il dialetto?
«Innanzitutto il corso di dizione per cancellare l’accento. Adesso il ritorno con Vanina a inflessioni un po’ catanesi, un po’ palermitane. Ebbene, la tesi della Sapienza ha dato i suoi frutti. Ho studiato sui video dei miei nonni che non parlavano italiano”.

Sui filmati amatoriali di famiglia?
«Compleanni, feste speciali. Mi hanno raccontato cose antiche, detti siciliani. E ora che sono in paradiso studio le loro parole”.

Nei momenti difficili Vanina poteva far uscire il suo puledro. E lei? Hai subito molestie o avance moleste?
“Molto fortunato. Protetto forse da un angelo custode. Ma fino ai 19 anni papà e mamma mi hanno tenuto sotto una cappa di vetro. Sempre seguito. E li ho criticati. Adesso capisco che era la cosa migliore da fare. Ma lo capisco come madre di una bambina di 6 anni.

Un suggerimento da dare alla bambina, e non solo?
«Tutto è possibile, se lo desideri».

6 maggio 2024 (modificato il 6 maggio 2024 | 10:38)

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