«Non avevo donne rivali, ma motori» – .

«Non avevo donne rivali, ma motori» – .
«Non avevo donne rivali, ma motori» – .

Nella periferia est di Napoli, tra i quartieri di San Giovanni a Teduccio e Gianturco, sorge un murale dello street artist Raffaele Liuzzi che ritrae Bud Spencer sorridente e con l’iconica camicia gialla stile safari indossata ai tempi di “Piedone l’africano”. Accanto al suo volto inconfondibile campeggia una frase simbolo di un legame indissolubile: “Non sono italiano… sono napoletano”. Nei Quartieri Spagnoli è invece esposta l’opera, intitolata “Bocciolo”, dell’artista scultore Mario Schianoche ritrae il volto stilizzato di Carlo Pedersoli alla maniera della pop art. Omaggi speciali che ormai fanno parte della città e che ogni giorno restituiscono ai passanti delle vie del centro e della periferia il ricordo indelebile dell’attore, nuotatore, pallanuotista, sceneggiatore, cantante e musicista scomparso il 27 giugno 2016.

A otto anni dalla scomparsa di una delle leggende dello spaghetti western (e non solo), il ricordo del legame tra Bud Spencer e la sua Napoli è ancora vivido. E respira non solo sui muri delle strade che da Santa Lucia portano al lungomare, ma anche attraverso le tante dichiarazioni d’amore totali rilasciate negli anni dal David di Donatello alla carriera nel 2010, che è diventato famoso come attore. grazie ai film girati insieme a Terence Hill, da alcuni considerati veri e propri cult del cinema, come «Lo chiamavano Trinità». A cominciare dalle parole scritte su di lui dal suo amico di sempre Luciano DeCrescenzo, cresciuto nello stesso palazzo di Bud Spencer in via Generale Giordano Orsini, al numero 40, nel libro «Il caffè sospeso. La saggezza quotidiana a piccoli sorsi (Mondadori, 1993)”: “Sono nato al terzo piano di un palazzo con vista mare. Al primo piano dello stesso palazzo è nato il mio amico Carlo Pedersoli. Era gigantesco. A tredici anni era almeno 20 centimetri più alto di me. Con lui accanto nessuno poteva toccarmi. Abbiamo attraversato Via Santa Lucia come e quando volevamo. Siamo stati compagni di scuola alle elementari e alle medie, poi la vita ci ha diviso: io sono diventato ingegnere e poi scrittore, mentre lui è diventato campione di nuoto e poi attore. Oggi si chiama Bud Spencer. Un paio di anni fa ho conosciuto Carlo all’Hotel Vesuvio e gli ho proposto di andare a vedere il palazzo dove siamo nati insieme. Solo che per strada siamo stati fermati da due scugnizzi del Pallonetto. ‘Bud Spensèr, che bello’ disse uno dei due, ponendo – come è regola a Napoli, l’accento sulla seconda e del cognome Spencer. “Quanto ci piaceva averti come Bud Spensér”. E l’altro: ‘Ti chiamiamo papà?’”.

Un ricordo che suggella ciò che Bud Spencer, per i napoletani appunto Bud Spensér, è stato e continua ad essere umanamente e non solo artisticamente per il Napoli. Il gigante buono del cinema italiano spese parole d’amore per la città fino a pochi mesi prima della sua scomparsa. Nel 2015, durante un incontro con l’allora sindaco di Napoli Luigi De Magistris, Pedersoli confermò l’iconica frase poi immortalata sul murale, aggiungendo una seconda importante precisazione in dialetto: “Sono napoletano prima di essere italiano. Napoli è Napoli, Italia nun se sap c’rè”.

La moglie e i motori

Le parole della moglie dell’attore suggellano anche l’amore reciproco tra i napoletani e il loro concittadino Bud Spencer Maria amava: «Avrebbe riso della mitizzazione che c’è adesso di mio marito, considerato quasi santo. Ho delle lettere che mi fanno piangere, per quanto sono belle. Sono i tifosi a dire: “Ci hai donato la serenità, la gioia di guardare con i nostri figli i film che vedevamo con i nostri padri.‘”». Spencer e la moglie raccontarono della loro relazione, durata oltre 50 anni, in un’intervista al Corriere della Sera un anno prima che lui morisse: «Non ho avuto donne rivali, ma motori», disse lei: «Lui impazzisce per i motori. Avevamo perfino un rimorchiatore: amava andare in cantiere, l’odore delle officine gli sembrava un nettare». E lui: «Non sono mai andato nemmeno a prendere un caffè con un’attrice. Si possono sbagliare, ma quando ti rendi conto che la persona accanto a te riempie la tua vita, allora devi rispettarla»,

Gli omaggi

Non solo la sua Napoli. Bud Spencer era ed è amato in tante altre città europee, soprattutto tedesche e ungheresi. A Budapest, per esempio, gli hanno persino dedicato una statua. Mentre a Berlino c’è la Museo Bud Spencer.

Bud “visionario”: ecco come cambierà la società

Tra i tanti ricordi apparsi sul web nell’ottavo anniversario della scomparsa, ne è emerso in particolare uno, nelle ultime ore, che mette in luce un lato inedito e poco raccontato dell’attore, sulla sua capacità di prevedere le dinamiche sociali del futuro. Nel 1996 a Firenze, durante una mostra incentrata su mercato, multimedialità e telematica, Pedersoli aveva dato prova della sua natura visionaria con parole allora profetiche: «Quando noi, attraverso il computer, ordineremo il cibo in salumeria, quando avremo relazioni con gli altri attraverso il computer, quando entreremo nelle case e nella vita privata degli altri – questo accadrà tra qualche anno – a quel punto cambierà la società, cambierà il nostro modo di vivere». Un’ennesima sorprendente qualità di un uomo che, prima di dedicarsi al cinema, è stato campione italiano di nuoto libero, il primo a scendere sotto il minuto nei 100 metri, nonché, tra le sue tante altre passioni, esperto pilota di aerei e di elicotteri.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Chiara Ferragni, la frecciatina (clamorosa) a Fedez sconvolge i fan – .
NEXT il presentatore pazzo d’amore – .