Ricordate la maxi indagine a Bergamo a causa dell’epidemia di Covid-19? Dopo quattro anni non è rimasto più nulla – .

Ricordate la maxi indagine a Bergamo a causa dell’epidemia di Covid-19? Dopo quattro anni non è rimasto più nulla – .
Ricordate la maxi indagine a Bergamo a causa dell’epidemia di Covid-19? Dopo quattro anni non è rimasto più nulla – .

Ricordate il sondaggio con cui nel 2020 la Procura di Bergamo arrivò addirittura ad accusare l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte di omicidio colposo e diffusione colposa dell’epidemia di Covid-19 in Val Seriana, l’allora ministro della Salute Roberto Speranza, i vertici della Regione Lombardia (tra cui il governatore Attilio Fontana), i membri del Comitato tecnico scientifico e numerosi direttori generali e sanitari degli ospedali locali? L’inchiesta ha fatto il giro del mondo (nessun magistrato nell’intero globo è mai arrivato al punto di incolpare il governo per la diffusione della pandemia). Una foresta di telecamere ha ripreso il sostituto procuratore di Bergamo, Maria Cristina Rota, mentre entrava e usciva da Palazzo Chigi, dove si era recata per ascoltare il presidente del Consiglio. Per non parlare del rapporto stilato da Andrea Crisanti, microbiologo poi entrato in politica grazie alla notorietà mediatica goduta durante la pandemia, secondo cui si sarebbero potuti evitare circa quattromila morti. Ebbene, delle indagini non è rimasto nulla.

Ricordate il sondaggio con cui nel 2020 la Procura di Bergamo arrivò addirittura ad accusare l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte di omicidio colposo e diffusione colposa dell’epidemia di Covid-19 in Val Seriana, l’allora ministro della Salute Roberto Speranza, i vertici della Regione Lombardia (tra cui il governatore Attilio Fontana), i membri del Comitato tecnico scientifico e numerosi direttori generali e sanitari degli ospedali locali? L’inchiesta ha fatto il giro del mondo (nessun magistrato nell’intero globo è mai arrivato al punto di incolpare il governo per la diffusione della pandemia). Una foresta di telecamere ha ripreso il sostituto procuratore di Bergamo, Maria Cristina Rota, mentre entrava e usciva da Palazzo Chigi, dove si era recata per ascoltare il presidente del Consiglio. Per non parlare del rapporto stilato da Andrea Crisanti, microbiologo poi entrato in politica grazie alla notorietà mediatica goduta durante la pandemia, secondo cui si sarebbero potuti evitare circa quattromila morti. Ebbene, delle indagini non è rimasto nulla.

Il tribunale dei ministri di Brescia, competente in materia, ha respinto le posizioni di Conte e Speranza, facendo a pezzi la maxi inchiesta bergamasca, definendo l’accusa «totalmente infondata». Successivamente il tribunale dei ministri di Brescia ha archiviato il caso le posizioni di Fontana, dell’ex assessore al Welfare Giulio Gallera e degli esponenti del Cts, sottolineando come l’ipotesi del reato di epidemia colposa avanzata dalla Procura di Bergamo non solo non fosse configurabile sul piano giuridico, ma anche “priva del benché minimo riscontro”. La commissione, inoltre, fece a pezzi la famosa relazione di Crisanti, evidenziando l’assenza di “nessi causali”. Lo scorso aprile Il tribunale dei ministri di Roma ha archiviato le posizioni degli ex ministri della Salute Speranza, Beatrice Lorenzin e Giulia Grillo sulla vicenda, anch’essa originaria di Bergamo, relativa al mancato aggiornamento del piano pandemico.

Una sconfitta per la Procura di Bergamo, guidata fino allo scorso settembre da Antonio Chiappaniche prima di andare in pensione affermava: “Il materiale raccolto è servito non solo a fornire risposte giudiziarie, ma anche scientifiche, epidemiologiche e politiche”. Come se il compito della magistratura non fosse quello di perseguire eventuali reati, ma di accertare le responsabilità politiche (e morali) da proporre all’opinione pubblica, anzi al tribunale popolare.

La notizia è che, dopo tutti questi insuccessi, ora la Procura di Bergamo ha deciso di chiudere anche il capitolo giudiziario sulla pandemia. Nei giorni scorsi, infatti, dopo quattro anni, il pubblico ministero Maria Cristina Rota ha chiesto l’archiviazione della parte di indagine rimasta a Bergamo e che ha coinvolto dirigenti e medici dell’ospedale di Alzano Lombardo, alcuni dei quali sono stati addirittura accusati di negligenza epidemica, sempre per omissioni (come quella di non aver verificato la disponibilità dei dispositivi di protezione).

Insomma, nemmeno la Procura crede più alle proprie indagini. La fine ingloriosa di un’inchiesta più politica che giudiziaria (come sempre a spese dei contribuenti).

 
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