“Confidenza”, il film che Luchetti ha tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, è un manuale d’amore borghese
L’amore borghese è solo oppressione?
Questo “Confidenza” è un manuale sull’amore borghese, che il regista Daniele Luchetti trae dal romanzo omonimo (Einaudi, 2019) di Domenico Starnone, con l’aiuto nella sceneggiatura del nostro Francesco Piccolo. Pietro Vella (Elio Germano) è il classico insegnante di letteratura progressista che nel suo approccio didattico privilegia i rapporti umani rispetto ai temi del programma. Ha una studentessa preferita Teresa Quadraro (Federica Rosellini) che eccelle nelle materie scientifiche ma che lo segue anche nel percorso letterario: e tra i due c’è un’energia sommersa che non trova altro sbocco.
Amore borghese e destino in agguato
La ragazza, finite le scuole superiori, sceglie Matematica, ma si perde lavorando come cameriera. Vella la cerca e la rimette in riga facendola laureare e tra lei due nasce una storia che poi finisce per sua scelta; ma prima i due si erano messi l’uno nelle mani dell’altro, stringendo un’indicibile reciproca confidenza vitale. Vella inizia una nuova vita con la collega di matematica Nadia Labaro (Vittoria Puccini) e segue la sua passione di pianificatrice di programmi di livello universitario, diventando una struttura. Teresa va in America e diventa una delle ricercatrici più apprezzate e di rilevanza internazionale.
Ma il destino è in agguato e, grazie a Emma Vella (Pilar Fogliati), figlia dei due professori che procura al padre-formatore un onore al Quirinale, chiamando lei stessa Quadraro a pronunciare la laudatio, innesca la redde rationem finale. Il film è sospeso tra gli immaginari istinti omicidi di Vella verso la sua ex amante e gli istinti suicidi verso se stesso. Il finale è una sorpresa ma fa pensare a un moderno Gregor Samsa. L’amore borghese è solo oppressione?