Il megalomane Rece – .

Via del Disgio, numero 17.

Per vari motivi che non vi spiegherò, è un momento un po’ complicato della mia vita, pieno di problemi, preoccupazioni, paranoie e sciocchezze di questo genere. Per controbilanciare la negatività ho rivisto tante vecchie commedie divertenti ma gentili, ho fatto tante passeggiate e ho bevuto delle ottime tisane. Poi, per verificare lo stato delle cose ed eventuali miglioramenti della situazione, mi sono ripreso Megalomane, presentato nel 2022 in vari festival (tra cui TOHorror), uscito da pochi giorni nelle sale degli Stati Uniti e ora… no, niente, in Italia ancora non ce n’è traccia se non in home video, a meno che non foste a Torino due anni fa. Insomma, un film che non ha lasciato molto segno al di là delle reazioni del festival, ma che merita un po’ di riscoperta – a patto che vi piaccia l’idea di stare costantemente male per cento minuti densissimi e rarefatti allo stesso tempo. tempo (giuro che è possibile).

Significato cosa: Megalomane È un film sul sentirsi male. Stanno male i protagonisti, stanno male le loro vittime, e tu stai male se lo guardi e pensi che forse ti piacerebbe essere altrove a fare qualcos’altro, come andare in giro in motorino, o cambiare la testa dei tuoi spazzolino elettrico o magari fare il pane. È roba molto oscura senza traccia di ironia, a cui è stata paragonata Martiri di cui però non ha nemmeno la carica rabbiosa e vendicativa. Secondo la descrizione fornita dalla stessa produzione, si tratta di “un film sul peso del patriarcato e sull’illusione del manicheismo”. Ora non voglio certo smentire chi ha pensato il film, lo ha realizzato, lo ha confezionato e lo ha messo in commercio, ma queste cose io le ho solo intraviste, sì e no, e solo perché mi sono state suggerite. Megalomane è un film sul sentirsi male, il resto è più o meno casuale.

“E dimmi, esattamente quanto sei cattivo? Potresti quantificarlo?” “SÌ”

Megalomane E’ roba da serial killer. È vagamente ispirato alla storia del macellaio di Mons, che in sostanza è lo Zodiac Killer belga: uccise un sacco di persone e nessuno scoprì mai chi fosse. “Persone” significa quindi “donne tra i 20 e i 40 anni”, ma è un dettaglio che ci interessa relativamente, perché il simpatico Karim Ouelhaj non intende parlarci di lui ma dei suoi due figli: continua l’opera del padre uccidendo a caso le donne, vive in casa da reclusa tranne quando esce per lavorare (fa le pulizie in un luogo squallido). Lui sembra uscito da un film di Lynch, lei è una cosplayer piena di disagio di Elisabeth Moss. Vivono in una villa gotica molto sporca e poco illuminata e parlano poco, lentamente e in maniera apodittica. Il film è essenzialmente questo. SIGLA!

Davvero: quando si guarda un film si pensa a cose come “la trama”, ma qui siamo nell’ambito di Henry, pioggia di sangue in termini di destrutturazione e ricostruzione dell’oggetto cinematografico sotto forma di collage di vignette collegate tra loro solo dai due protagonisti. È anche un film circolare, Megalomane; routine. È la storia della vita di queste due persone che passano il loro tempo a sentirsi male e a far stare male il resto del mondo. I luoghi sono sempre gli stessi, le situazioni anche: si apre con un omicidio brutalissimo e gratuito compiuto dal fratello Félix in tutto il suo orrore, e questa roba tornerà una, due, mille volte nel corso del film. Si continua con uno stupro sul posto di lavoro, di cui è vittima la sorella Martha, e ritornerà anche questa roba, con tutte le varianti più squallide e luride che si possano immaginare. C’è un’assistente sociale che ogni tanto va a trovare i due per controllare che tutto sia a posto, e indovinate un po’?, le sue visite scandiscono tutto il film.

Non che ci sia un minimo di progresso, non che non ci sia nemmeno un minimo sviluppo della situazione: in sostanza, Félix scopre cosa succede a sua sorella ogni volta che va al lavoro e decide di agire, di proteggerla, di essere il grande Fratello. E anche lì: è chiaro dove si va a parare, perché credo che il discorso sopra sul manicheismo sia tutto qui, cioè i protagonisti sono anche i cattivi ma forse nel film ci sono dei veri cattivi che sono anche peggio di un serial erede assassino del serial killer e di sua sorella demente. In altre parole, fanno tutti schifo. È un film sulle persone che fanno schifo e sul sentirsi male. Penso di averlo già scritto.

Loro due, per così dire, sono molto disgustosi.

Ma il punto è che queste banalità da scuola di cinema come “la sceneggiatura”, “i punti narrativi”, “la costruzione della tensione” non interessano al nostro amico Ouelhaj, che invece è diplomato all’Accademia di impatto visivo e punta tutto su COME ha fatto questo film, piuttosto che quello che vuole raccontare. Ci mette un po’ di tutto: se il modello è il classico film sui serial killer, con momenti quasi documentaristici che seguono con occhio distaccato l’assassino mentre compie le sue cose orribili, è forte anche la tendenza a buttare tutto ‘nel l’horror più classico, con visioni, incubi e creature spaventose che si nascondono nell’oscurità finché non escono facendoti cagare addosso. C’è pochissima azione, anche nel senso dei movimenti di macchina: è tutto molto statico, quasi una raccolta di quadri di merda (in senso buono) realizzati appositamente per mostrare quanto sia bravo il regista a comporre l’inquadratura, ma anche a comunicare quanto è orrendo, putrido, squallido, marcio ciò a cui stiamo assistendo, [aggettivo da trovare simile ai precedenti].

Ecco: Megalomane sembra un po’ una raccolta di aggettivi, o una pagina del dizionario dei sinonimi e dei contrari. Ti fa rivedere ossessivamente le stesse cose, aggiungendo ogni tanto questo o quell’elemento utile a portare avanti il ​​discorso generale, ma con la flemma di chi di cose da dire in realtà non ha molte. Dico proprio numericamente: il difetto più grande di questo film è quello di essere monotono (e anche monotono), di suscitare sempre lo stesso fermento perché in fondo vuole raccontare solo un paio di cose, ma si diverte a farcele rivedere e ancora una volta con una morbosa attenzione ai dettagli.

Ho appena finito di guardare Megalomane Sono uscito per prendere un po’ di sole e respirare il profumo dei prati dopo la pioggia. È un film opprimente e completamente privo di momenti di positività; un film dove non si ride, dove nessuno è mai felice, un film sullo stare male, sulla gente che fa schifo e di conseguenza fa solo cose schifose (sono sicuro di averlo già scritto). È molto violento e molto grafico, libero come è libero qualsiasi film con protagonista un serial killer inventato (che quindi non può nemmeno nascondersi dietro il “ma è una novità!”) e che ci tiene a mostrarvi tutti i suoi omicidi in abbondanza dettagli. Procede un po’ a caso, oscilla, si ferma, ma è tenuto insieme da un bello strato di fango, sangue e disgusto. Oh, e ha un finale che, se non spettacolare o divertente, è almeno catartico a modo suo.

Non lo rivedrei mai più in vita mia, ma questa è un’altra storia.

“Ma stasera gireremo la Director’s Cut”

Probabilità

“Belgio: non solo patatine fritte”
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)

IMDb | trailer

Dove vedere Megalomane
 
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