“Dacci missili nucleari”. E nel mondo si registra una spesa record per le armi.

“Dacci missili nucleari”. E nel mondo si registra una spesa record per le armi.
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La corsa agli armamenti è globale, in un mondo dilaniato da guerre e rischi per la sicurezza degli Stati. Non c’è solo ilUcraina. C’è il Medio Oriente, la prospettiva di un conflitto in Estremo Oriente per Taiwan, l’instabilità e i colpi di stato a catena in Africa, l’esercito delle bande nei Caraibi. L’ultimo rapporto del Sipri, l’Istituto internazionale per la pace di Stoccolma, fissa i 2.443 miliardi di dollari (quasi 2.300 miliardi di euro) a 2.443 miliardi di dollari (quasi 2.300 miliardi di euro). la spesa globale per la difesa, con un incremento del 6,8 per cento al netto degli acquisti rispetto all’anno precedente. Il livello più alto in 60 anni, con un aumento per la prima volta dal 2009 in tutti e 5 i continenti. La percentuale media globale del prodotto interno lordo dei paesi raggiunge un picco del 2,3%, con i 5 investitori più forti (USA, Cina, Russia, India e Arabia Saudita) che da soli rappresentano il 61% del totale. Dati scioccanti, la fotocopia di un mondo bellicoso e il quadro “frammentario” della terza guerra mondiale.

La Polonia vuole uno “scudo Nato”: il nodo di Kaliningrad, dalle armi nucleari russe al jammer baltico (che blocca il GPS). Cosa succede

NUCLEARE
Sullo sfondo c’è lo spettro della Bomba. Proprio ieri il presidente dell’ Polonia, Andrzej Duda, reduce da una visita a New York dove ha tenuto incontri all’ONU e discusso della guerra russo-ucraina con l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in un’intervista a “Fakt”, ha dichiarato che il suo Paese è “pronto ad ospitare le armi nucleari della NATO” . Lo scorso marzo era già andato a Washington e aveva parlato con il presidente Biden alla Casa Bianca. Le discussioni sulla cooperazione nucleare della Polonia vanno avanti “da tempo”, ha rivelato Duda. «Devo ammettere che, interpellato in merito, ho dichiarato la nostra disponibilità». Immediata la reazione del Cremlino. «L’esercito analizzerà la situazione – ha detto il portavoce di Putin, Peskov – e comunque adotterà tutte le contromisure per garantire la nostra sicurezza». E il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, accusa “gli occidentali” di mettersi “pericolosamente sull’orlo di uno scontro militare diretto tra le potenze nucleari”. Nel giugno 2023, Putin ha confermato l’invio di armi nucleari nel territorio alleato della Bielorussia, al confine con la Polonia. E la consegna è stata resa pubblica di recente. Inoltre, non è un mistero che Mosca abbia armi nucleari nell’enclave di Kaliningrad, incastonata tra Polonia e Lituania e collegata alla Madre Russia tramite un corridoio. Le dichiarazioni di Duda hanno subito provocato la reazione del primo ministro polacco, Donald Tusk, che ha vinto le ultime elezioni ed era un moderato. “Non vedo l’ora di incontrare il presidente Duda e di conoscere tutte le circostanze che lo hanno portato a fare questa dichiarazione”.

POLONIA
Il fatto è che secondo la Costituzione polacca il capo dello Stato è il comandante supremo delle Forze Armate, ma esercita la sua funzione attraverso il ministro della Difesa e non può quindi ignorare un “passaggio”, nelle sue posizioni in merito, con la governo. E con il primo ministro. «Ci ​​tengo molto che la Polonia viva in sicurezza – precisa Tusk – e che sia armata al meglio, ma vorrei anche che ogni possibile iniziativa fosse, prima di tutto, ben preparata da parte dei responsabili».

AIUTI ALL’UCRAINA
Sono giorni delicati per la questione degli armamenti, soprattutto quelli da destinare all’Ucraina dopo l’approvazione del pacchetto di aiuti militari americani da 60 miliardi di dollari per Kiev. Seguiranno la NATO e i paesi europei. Ieri il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha detto che “si aspetta” un impegno da parte dei paesi membri per una difesa aerea più efficace dell’Ucraina. Sono in corso pressioni dell’Alleanza su Spagna e Grecia. Questo lo scenario europeo, coerente con il quadro esplosivo descritto dal Sipri a Stoccolma. Nan Tian, ​​ricercatrice senior dell’Istituto, osserva che «la crescita senza precedenti della spesa militare è la risposta diretta al deterioramento globale della pace e della sicurezza. Gli Stati danno priorità alla forza militare, ma così facendo rischiano di innescare una spirale di azione e reazione in un panorama geopolitico e di sicurezza sempre più instabile”.

INVESTIMENTI
I due maggiori investitori nella Difesa sono gli Stati Uniti (37%) e la Cina (12%), che insieme rappresentano la metà della trovata globale, con un incremento al 2023 rispettivamente del 2,3 e del 6%. Gli Usa, in particolare, si sono concentrati sulla spesa in “ricerca, sviluppo, test e valutazione” (+9,4%), ritenendo fondamentale il vantaggio tecnologico. Rispetto ai 916 miliardi di dollari investiti da Biden, la Cina di Xi ne ha spesi 296, circa un terzo. La spesa militare russa è aumentata del 24%, quasi un quarto, nel 2023, raggiungendo i 109 miliardi di dollari, pari al 5,9% del PIL. L’Ucraina, per difendersi dalla Russia, è oggi l’ottavo Paese al mondo nella corsa agli armamenti, avendo raddoppiato le spese militari portandole a 65 miliardi di dollari, pari al 37 per cento del Pil. Infine, nel 2023 i paesi della NATO hanno raggiunto complessivamente 1.341 miliardi di dollari (il 55% del bilancio mondiale per le armi) e 11 dei 31 membri spendono più del 2% del PIL in armi, quattro in più rispetto al 2022.

Tag: Dare missili nucleari registrare spendere armi mondo

 
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