Studenti che okkupano? Lasciali andare a studiare in Iran. E poi vedremo – .

Studenti che okkupano? Lasciali andare a studiare in Iran. E poi vedremo – .
Studenti che okkupano? Lasciali andare a studiare in Iran. E poi vedremo – .

Da New York a Los Angeles, da Dartmouth a New Orleans, Negli Usa divampano le proteste studentesche degli attivisti filo-palestinesi, tanto che negli ultimi quindici giorni si sono verificati più di duemila arresti solo nei campus universitari. Numeri scioccanti, che fotografano il difficile momento che vivono oggi le università americane (e più in generale occidentali), e di come le manifestazioni pro-Gaza stiano completamente degenerando in azioni tutt’altro che pacifiche, al punto da costringere le forze dell’ordine di sgombero delle diverse università occupate illegalmente, come avvenuto nelle scorse ore all’UCLA, e prima ancora alla Columbia.

Ma non solo. Perché ad oggi sono almeno quaranta i campus americani interessati dalle proteste. Cifre destinate a salire ulteriormente nelle prossime ore, visto che non saranno certo gli interventi degli agenti americani in tenuta antisommossa o le parole del presidente americano Joe Biden per placare le anime turbolente dei giovani pro-Pal. Anzi, con il passare dei giorni la situazione diventa sempre più incandescente, il clima più intollerante, il dissenso più violento.

Chi si gode il grande caos a stelle e strisce è ovviamente ilIranche continua a fomentare gruppi universitari allo scopo di destabilizzare l’Occidente e aumentare la pressione sugli Stati Uniti (e di conseguenza su Israele) attraverso infiltrazioni nel mondo accademico vicino agli ambienti culturali della sinistra turbo-progressista. Il risultato è un irrazionale indottrinamento ideologico pro-Islam che non ha precedenti nella storia dell’Occidente e un odio viscerale antisemita e antioccidentale.

A questo punto si potrebbe dire: se i militanti filo-palestinesi americani ed europei soffrono così dell’autoritarismo e dei comportamenti delle democrazie occidentali, e si sentono, al contrario, così a loro agio sotto l’ombrello delle repubbliche islamiche tolleranti, allora tempo accettare l’invito degli iraniani, disposti (almeno a parole) ad accoglierli a braccia aperte. Cedono al corteggiamento degli ayatollah: “Vieni a studiare con noi”, eretti a nuovi paladini delle libertà (sì, proprio loro) dei bistrattati studenti occidentali. Possono anche andare in Iran. Se mai dovesse accadere, ahimè, ce ne occuperemo.

Salvatore Di Bartolo, 5 maggio 2024

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