Israele chiude l’accordo. Razzi dal Libano. E Biden blocca la spedizione di armi – .

Israele chiude l’accordo. Razzi dal Libano. E Biden blocca la spedizione di armi – .
Israele chiude l’accordo. Razzi dal Libano. E Biden blocca la spedizione di armi – .

Al Cairo, nel secondo giorno dei negoziati, gli israeliani non sono andati. La delegazione di Hamas ha incontrato i mediatori egiziani e del Qatar. Nel tardo pomeriggio è tornata a Doha spiegando in un comunicato diffuso da Al Jazeera: «Abbiamo consegnato la risposta del gruppo ai fratelli mediatori di Egitto e Qatar. Si sono svolti colloqui approfonditi e seri”. Domani la delegazione di Hamas tornerà al Cairo, quindi il tavolo non è stato rotto. Anche il capo della Cia, William Burns, è arrivato ieri a Doha per incontrare il primo ministro del Qatar Mohammed Bin Abdul Rahman al-Thani e promuovere un accordo tra Israele e Hamas. Burns era stato precedentemente al Cairo. La bozza di accordo è dettagliata ma prevede sostanzialmente la liberazione di 3 ostaggi al giorno in tre fasi (a partire dalle donne) in cambio di 20 prigionieri palestinesi per ciascuna di loro. L’IDF sospenderebbe gli attacchi per 40 giorni, ritirandosi dalle aree popolate vicino al confine della Striscia. Secondo una fonte citata ieri sera dal Times of Israel, Hamas potrebbe accettare che la tregua dei combattimenti inizi solo in una seconda fase.

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DISTANZE

Ieri, però, si sono verificati alcuni eventi che hanno allontanato la possibilità di una tregua, che salverebbe vite umane tra i civili palestinesi e consentirebbe il ritorno a casa degli ostaggi israeliani che da sette mesi sono nelle mani dei terroristi. Benjamin Netanyahu, primo ministro dello Stato ebraico, ha spiegato in un video: «È Hamas che impedisce un accordo per la liberazione degli ostaggi. Continueremo a lottare finché non raggiungeremo tutti i nostri obiettivi. Durante i negoziati, Israele ha dimostrato la propria volontà di fare molta strada. Un lungo viaggio che il segretario di Stato americano Blinken e altri hanno definito “straordinariamente generoso”. Ma mentre Israele ha dimostrato questa volontà, Hamas è rimasta trincerata sulle sue posizioni estreme, prima fra tutte quella di ritirare tutte le nostre forze dalla Striscia, ponendo fine alla guerra. E lasciando Hamas intatta”. Riepilogo: Hamas non consegna gli ostaggi senza avere in cambio la cessazione della guerra (il che significa salvare i civili ma anche i miliziani nascosti a Rafah); Israele non è disposto a fermarsi, anche se questo ridurrà la speranza di salvare gli ostaggi e causerà ancora molte morti tra i civili palestinesi. Ieri sera Netanyahu ha preso parte alla cerimonia ufficiale di commemorazione del giorno della Shoah allo Yad Vashem di Gerusalemme. E ha aggiunto: “Gli assassini di Hamas sono guidati dagli stessi obiettivi dei nazisti ma ora abbiamo gli strumenti per difenderci”. Ancora: il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, parlando con l’IDF (le forze armate), ha detto apertamente: «L’operazione a Rafah inizierà presto. Volevamo garantire il rilascio rapido degli ostaggi interrompendo le nostre operazioni. Vediamo segnali preoccupanti che Hamas non intende raggiungere un accordo”. Non sembra lo scenario che favorisce una tregua. Appare chiaro, però, che la minaccia di un’operazione di terra a Rafah può essere anche un’arma di pressione sulla leadership dell’organizzazione palestinese.

Ma l’attacco a Rafah, l’ultimo segmento, nel sud della Striscia, dove si sono rifugiati quasi un milione e mezzo di palestinesi, aggraverà l’isolamento di Israele e le distanze dai suoi alleati. Ieri il sito Axios ha rivelato che il presidente americano Joe Biden ha sospeso l’ultima fornitura di munizioni, come confidato da alcune fonti israeliane. Scrive il sito americano: «È la prima volta dall’attacco del 7 ottobre che gli Stati Uniti bloccano una spedizione di armi destinate all’esercito israeliano. L’incidente ha sollevato serie preoccupazioni all’interno del governo”. Anche il presidente francese Macron ha chiamato Netanyahu chiedendogli di proseguire i negoziati e di non ordinare l’attacco a Rafah. Ma Netanyahu ripete: se non distruggiamo Hamas, un nuovo 7 ottobre “sarà solo questione di tempo”.

IL BLITZ

Un’altra mossa di Israele ha destato preoccupazione: il governo ha votato all’unanimità per sospendere tutte le attività in Israele di Al Jazeera, la televisione all-news del Qatar. È stata applicata una legge che consente di bloccare le trasmissioni di un canale televisivo se si ritiene che metta a repentaglio la sicurezza nazionale. La polizia israeliana ha effettuato un raid nel quartier generale di Gerusalemme Est. Da ieri Al Jazeera non trasmette più in Israele. L’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha commentato: “I media liberi e indipendenti sono essenziali per garantire trasparenza e responsabilità. Ora ancora di più viste le rigide restrizioni sulle notizie provenienti da Gaza. La libertà di espressione è un diritto umano fondamentale. Esortiamo il governo israeliano a revocare il divieto”. Con i negoziati in bilico, la guerra non si ferma. Ieri sera l’IDF e l’agenzia di sicurezza Shin Bet hanno spiegato: abbiamo effettuato un raid nel centro di comando e controllo di Hamas all’interno del complesso dell’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi). E ieri da Rafah, sempre secondo quanto riferito dall’IDF, sono stati lanciati una decina di razzi. Tre soldati morti, dieci feriti, in risposta Israele ha chiuso il valico di Kerem Shalom.

 
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