ora abbiamo bisogno di una costituzione per difendere l’UE dagli USA – .

ora abbiamo bisogno di una costituzione per difendere l’UE dagli USA – .
ora abbiamo bisogno di una costituzione per difendere l’UE dagli USA – .

Che esista una separazione ormai inevitabile tra l’Europa formata dagli Stati firmatari dei Trattati e il costrutto funzionalista, ordinamento privo di legittimità costituzionale, costituito dall’insieme dei Trattati che compongono l’UE con la sua “burocrazia celeste”, è ormai sotto accusa occhi di tutti coloro che vogliono vedere. L’UE è sempre più ampia e compulsiva con regolamenti, direttive, anche documenti adottati dagli stati europei e dai loro parlamenti che descrivono percorsi istituzionali verso transizioni economiche, ecologiche, perfino “morali” con conseguenze significative sullo spirito pubblico dei cittadini dei singoli stati nazionali appartenenti all’Unione.

Le due guerre in corso – una nel Grande Medio Oriente con epicentro lo scontro tra il terrorismo di massa antisemita di Hamas e lo Stato ebraico, l’altra ai confini della stessa Europa, appunto, con la prossima ammissione dell’Ucraina nel “L’UE entro i confini dell’Europa funzionalista – non fa altro che esacerbare questa divisione.

La prima causa è il lento e poi sempre più rapido dissolvimento del regime di potere impersonato in Francia da Emmanuel Macron: la distruzione dei partiti continua senza sosta e continua l’emanazione di leggi grazie alle regole costituzionali adatte allo stato di eccezione, con la crescente distacco dei cittadini dalla partecipazione elettorale, mentre quella politica vede ormai il predominio delle forze conservatrici di destra moderata ed estrema che si raggruppano nella continua proliferazione di gruppi di cacicchi personalisti riuniti attorno a leader con sempre maggiore capacità di manovra.

La Germania è l’altro caso eclatante, colpita com’è dalle sanzioni degli Stati Uniti e dell’UE contro la Russia che non hanno altro scopo se non quello di disintegrare l’industria tedesca e i suoi legami organici con Italia e Cina, che gli Stati Uniti intendono distruggere. L’UE è lo strumento prescelto, mentre la NATO riafferma la volontà unipolare di fatto degli Stati Uniti, un’unipolarità mascherata che è fonte di un’altra disintegrazione: quella delle relazioni internazionali, che prosegue con grande rapidità e pone le basi per l’espansione dei conflitti sia in termini dell’allargamento spaziale con estensioni di potere che superano sempre più gli Stati originari, e con il grado potenzialmente sempre più distruttivo degli armamenti, che aumentano il pericolo di una guerra mondiale nucleare, una minaccia sempre incombente.

In questo contesto, l’atassia delle istituzioni Ue si avvicina al culmine, a causa del prosieguo delle procedure per la scelta del prossimo presidente della Commissione che continua ad essere indicato dal Partito popolare europeo nella figura di Ursula von der Leyen, addirittura se da parte dello stesso partito all’ultimo congresso ci sono state non poche proteste al riguardo.

Ma il nocciolo della questione è che la macchina della formazione funzionalista del potere di comando amministrativo che caratterizza l’UE continua a funzionare come se nulla fosse accaduto. La democrazia francese si sta disintegrando, la democrazia tedesca è in crisi, le Repubbliche Baltiche si avviano verso lo scontro con la Russia, con la Polonia che fa da caposquadra con un revanscismo comprensibile ma molto pericoloso in un contesto di guerra, ma tutto continua come prima.

In questo contesto, l’Italia pensa di poter giocare un ruolo al di sopra delle sue forze, scambiando i risultati elettorali di una competizione dove metà dell’elettorato non ha votato e in cui il primo ministro ha vinto con una valanga di voti più dei suoi colleghi di governo che di un altro principale candidato dell’opposizione. Ebbene, l’unico punto forte di riferimento è il forte atlantismo italico, che certamente si è ulteriormente trasformato, ma che resta sempre quello della consolidata appartenenza dell’Italia all’Anglosfera, con pochissime varianti rispetto alla nostra lunga e profonda storia diplomatica.

In questo senso, è sempre più imperativa la necessità di richiedere una trasformazione profonda del rapporto tra la burocrazia celeste e gli Stati e i cittadini di questi Stati, che fondarono l’Europa storica, civilizzatrice universale del mondo, se non vogliamo la continente a sprofondare completamente in una crisi irreversibile.

È arrivato il momento della verità di un’UE senza Costituzione.

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