Il ladro in caserma

Il ladro in caserma
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Tutto cambia quando suo padre si innamora di un’altra donna e decide di andare a vivere con lei, abbandonando moglie e figli. Il mondo di Filippo si sgretola, le sue poche certezze vacillano. Quasi da un giorno all’altro, la sua meravigliosa vita di bambino sereno e fiducioso si trasforma nell’inferno di un’adolescenza senza punti di riferimento. L’incapacità degli adulti di gestire una crisi importante ma in fondo alla loro portata segna il solco profondo oltre il quale la perdita dell’innocenza è fatale. Suo fratello Keith si ritroverà presto su una barca alla deriva in mezzo al mare. Filippo cerca di dargli una mano ma l’apatia a cui si oppone è come un muro; il dialogo è impossibile se si parlano due lingue diverse. La madre è debole, incapace di prendere in mano le redini di una vita fuori controllo. In definitiva, suo padre è una figura meschina, schiava degli istinti, egoista. Lo squallido tentativo di ristabilire con lui un rapporto anche minimo ha conseguenze addirittura grottesche. Filippo non sa davvero cosa fare con quella vita che gli resta. Il canto delle sirene è sempre più forte, sempre più suadente. Sa che deve andare, sa che andrà. Deve solo trovare il momento e l’opportunità. Gli anni Sessanta stanno per finire, la guerra è all’orizzonte. Filippo si accorge che la sua sirena indossa un’uniforme militare…

Il ladro in caserma si tratta di un piccolo gioiello nato dalla penna dello scrittore americano Tobias Wolff, considerato da molti uno degli ultimi esponenti del realismo americano con un’eredità che va da Hemingway a Raymond Carver. Con questi due mostri sacri condivide senza dubbio uno stile narrativo molto scarno e apersonale, dove l’autore somiglia a un cronista che si limita a registrare gli eventi anziché a raccontarli, astenendosi da ogni divagazione o, peggio, giudizio etico. Approfondimenti che Wolff lascia interamente al lettore, mostrando le azioni dei personaggi e lasciando che siano queste a parlare per lui. Il testo si compone di poco più di cento pagine, e presenta una struttura chiara divisa essenzialmente in tre momenti narrativi. La prima è incentrata sulla situazione familiare di Filippo all’indomani della decisione del padre di lasciare moglie e figli per ricongiungersi con un’altra donna; il secondo è un lungo – surreale – momento di vita da caserma in cui Filippo, insieme ad altri due compagni, si trova a dover eseguire ordini che presto si rivelano insensati e che riecheggiano l’ottusità militare di Giovanni Drogo perso nel suo Deserto di i Tartari; la terza ed ultima è la storia che dà il titolo alla storia, incentrata su alcuni misteriosi furti che avvengono nei dormitori. Nuclei narrativi distinti ma allo stesso tempo ben legati dal fil rouge della crescita interiore di Filippo, nel cui animo questi avvenimenti lasceranno un segno indelebile. Un libro molto piacevole, che scorre fluido dall’inizio alla fine non solo per la sua brevità ma anche per la straordinaria capacità di Wolff di agganciare il lettore fin dalle prime righe, senza mai lasciarlo andare fino all’epilogo.

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