Giacomo Casanova – Memorie scritte da lui stesso – .

Libri dalla soffitta: non per delegittimarne il valore, ma per indicarne una collocazione

Se li cercate online troverete l’edizione che ho in mano, del libro di oggi, è l’ultima del 1992, di Garzanti, vent’anni fa, ma ci sono anche edizioni di trenta, quaranta anni fa.

Sono libri pregiati che possono certamente entrare nel mondo della celluloide; c’era un film su Casanova di Federico Federico Fellini, nel 1976 con l’attore Donald Sutherland nei panni dello scrittore veneziano, e nel 2005 era ancora un film diretto da Lasse Hallström con protagonista il bel Heath Ledger che nel film si destreggia anche tra vanga.

Il film di Fellini è interamente abbassato e l’immagine di copertina ritrae una scena. Un altro collegamento riporta al film del 2005, trent’anni dopo, un feuilleton ricco di colpi di scena per un pubblico poco colto, molto lontano dallo stile di Fellini

Sono partito dal presente perché ci rendiamo conto di cosa significhi il valore dell’opera d’arte in senso assoluto.

Quasi come se, in una sorta di inchiesta giornalistica, anche se trasposta nel tempo, si volesse tutelare i loro diritti.

Perché Casanova non ebbe né notorietà né successo in vita, tanto meno in morte.

Successo che arrivò invece all’opera autobiografica, ma che si manifestò due secoli dopo la morte dell’autore.

Tutta la sua opera letteraria e filosofica è relegata nelle biblioteche universitarie più per peso editoriale che culturale.

Tipico degli autori incontrati nel XIX secolo, ma che dire di questo sedicente seduttore che visse e morì nel XVIII secolo, seppure alla fine del secolo (1725-1798)?

Tempi difficili, corti piene di intrighi, non è un caso che lo stesso autore finisca ai Piombi di Venezia, da cui fuggì nel 1756 e con i ricordi di questa fuga raggiunse una certa notorietà.

Quella che abbiamo tra le mani, le sue memorie, viene definita un’opera “vera”, cioè in cui l’autore trasfonde tutto se stesso. l’Histoire, fu scritta negli ultimi anni della sua vita ed il motivo è semplice: egli stesso infatti affermò, in una lettera del 1791 indirizzata a Zuan Carlo Grimani, che egli aveva offeso molti anni prima e che era stato causa della secondo esilio:

“…ora che la mia età mi fa credere di aver finito di farlo, ho scritto la storia della mia vita…”.

Molti sostengono che la maggior parte degli incontri intimi siano immaginari. Non abbiamo elementi su come biasimarli, ma è anche vero che siamo di fronte a un narratore.

Questo aspetto fu acutamente osservato da un giornalista contemporaneo, il principe Charles Joseph de Ligne, il quale scrisse che il fascino di Casanova risiedeva interamente nei suoi racconti autobiografici, sia verbali che trascritti, cioè sia nella narrazione salottiera che nella versione stampata delle sue avventure.

Era tanto brillante e trascinante quando parlava della sua vita – osserva de Ligne – quanto era terribilmente noioso, prolisso, banale quando parlava o scriveva di altri argomenti.

Questo spiega perché non ha avuto successo. Quale contemporaneo si sarebbe interessato alle vicende delle alcove nei palazzi nobiliari?

Oppure le vicende amorose di chi ha viaggiato con molto tempo libero a disposizione?

È evidente che Casanova non volle mai accettare questa situazione e soffrì tremendamente di non avere il riconoscimento letterario o meglio scientifico a cui aspirava.

E che arriverà duecento anni dopo con la rappresentazione delle sue incursioni notturne.

Dalla prefazione al libro, di Maurizio Costanzo, vorrei fare una nota:

“Casanova era molto di più – dei personaggi del teatro di boulevard o delle sciocche ganimedie locali che, nell’intreccio di rapporti con adulteri, vigilano sull’arrivo dei rispettivi partner – era sfacciato, incurante delle regole e delle discipline, un nomade . Ma soprattutto chi immagina che l’attività amorosa – rispetto ai maschi in servizio permanente ed effettivo che sono amanti usa e getta – debba coinvolgere soprattutto la testa”.

Un motivo in più per leggere il libro di questo viaggiatore, figlio di un attore-ballerino, forse spagnolo, e di una brava attrice citata da Carlo Goldoni.

Casanova nelle sue incursioni, ci introduce nel Settecento, personaggi, graziose fanciulle, case, paesaggi e sesso, anche se, come erotismo, è molto raffinato, anzi nobilitato da una scrittura elegante. Dopotutto è per questo che viene ricordato e non indaghiamo su altro.

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