“Che emozione essere nell’Annuario con Pavese ed Eco. Nel mio futuro, un salotto letterario in campagna” – NTR24.TV – .

“Che emozione essere nell’Annuario con Pavese ed Eco. Nel mio futuro, un salotto letterario in campagna” – NTR24.TV – .
“Che emozione essere nell’Annuario con Pavese ed Eco. Nel mio futuro, un salotto letterario in campagna” – NTR24.TV – .

La guerra non era ancora un ricordo. Ce n’era traccia ovunque: nelle case sventrate dalle bombe, nelle grida che non si fermavano mai per i troppi morti, nella disperazione di chi cercava notizie del proprio caro, nei morsi della fame. Ma c’era una luce. Con il voto del referendum del 2 giugno gli italiani avevano aperto le porte al futuro. E tutti hanno voluto dare il proprio contributo: un mattone per ricostruire il Paese. E lo stesso hanno fatto la cultura e Guido Alberti – figlio di Ugo (tra i titolari del Torrificio e Liquori Strega) e attore, che a dirigerlo furono anche mostri sacri come Federico Fellini e Francesco Rosi – e Maria Bellonci, scrittrice. Insieme hanno deciso di creare un premio”che nessuno aveva mai immaginato”. Un gesto d’amore per la letteratura: il Premio Strega. L’idea stessa di delegare la scelta del vincitore ad una vasta giuria – ci racconterà Maria Bellonci – mirava a “confermare il nuovo acquisto della Democrazia”. È il 1947. E visto che le coincidenze “sono il modo in cui Dio si rende anonimo”, lo stesso anno, a Benevento, la signora Ersilia – insegnante di francese destinata, proprio come sua figlia, a lasciare il segno nella storia del ‘Giannone’ – mette al mondo una bambina: Maria Cristina Donnarumma. Diventerà Signora strega.

“Tilde Meraviglia è stata la prima a chiamarmi così. Sulle pagine de ‘Il Mattino’, edizione Benevento”.

Più che un nome, un titolo: se lo è meritato sul campo

“Sul campo e nel tempo. Dobbiamo tornare al 1997. Insegno al ‘Giannone’ ormai da dieci anni e in piazza Risorgimento ho conosciuto il preside Campese, uno dei due elettori beneventani di Strega, l’altro era Rotili. L’idea di Campese è stata quella di contattare gli organizzatori del Premio per coinvolgere gli studenti. Infatti ho già organizzato gli inviti alla lettura per i miei figli. Mi è sempre piaciuto creare momenti di confronto tra lettori e autori. Io stesso avrei voluto discutere dei Promessi Sposi con Manzoni, oppure intervistare Pirandello, Leopardi”.

Cosa è successo dopo l’assist di Campese?

“Un mio studente era già stato selezionato per votare – in rappresentanza degli studenti – a Strega. E sto parlando di Antonella Tartaglia Polcini, oggi assessore alla Cultura, una donna di grandi qualità e capacità. E l’anno successivo accadde di nuovo a uno dei miei studenti. Questo mi ha fatto riflettere… e così ho cominciato a tormentare gli organizzatori del Premio. Fino al 2002 quando firmammo un protocollo d’intesa con la Provincia – ricordo che l’assessore alla Cultura era Raffaele Di Lonardo – per formalizzare la partecipazione permanente del Liceo Giannone al Premio Strega. Un bellissimo momento.”

Le soddisfazioni, però, non sono finite. Non per lei: nel 2014 entra a far parte dei 400 ‘Amici della domenica’

“Questo mi venne annunciato nel 2013 da una telefonata di Tullio De Mauro, ex Ministro dell’Istruzione e da quell’anno Presidente della Fondazione Bellonci. Ho conosciuto De Mauro nel 2010 a Benevento, dove lo invitai per una lectio magistralis in occasione del bicentenario della vita di Giannone. Poi è stato Stefano Petrocchi a chiedermi se volevo far parte degli ‘Amici della Domenica’. Piacere? Il culmine di un viaggio! Ancora oggi mi emoziono leggendo l’annuario, ritrovandomi insieme a Cesare Pavese, Umberto Eco…. E accanto al mio nome c’è la parola “Maestro”: per questo continuo a ripetere che il merito va tutto ai miei studenti. Sono loro che devo ringraziare per questo riconoscimento”.

Non diamo nulla per scontato: il ruolo degli ‘Amici della domenica’?

«La platea degli elettori strega è numerosa, se non sbaglio siamo circa settecento persone. Gli ‘Amici della domenica’, però, sono sempre 400: a un’uscita corrisponde un nuovo ingresso. Nell’annuario gli ‘Amici’ che non sono più con noi sono riportati in forma sbiadita, gli altri in grassetto. La differenza sostanziale rispetto ai votanti è che spetta a noi ‘Amici’ segnalare un’opera meritevole di partecipare al Premio, accompagnando la proposta con un breve giudizio critico, non più di una pagina A4. Pertanto, tenendo conto delle segnalazioni, il Comitato Direttivo individua i libri in competizione. Oggi siamo in tre, beneventani, a far parte dei 400: con me ci sono il professor Rotili e Clemente Mastella come sindaco. E poi c’è Mimmo Paladino ma la sua è una dimensione che evidentemente va oltre il dato territoriale. Tra l’altro anche sua figlia Ginestra è stata mia allieva”.

Restiamo alle segnalazioni, quest’anno ha proposto il libro di uno scrittore salentino ma di origini beneventane

“Maria Pia Romano. Martedì sarà in città per le ‘Letture a Palazzo’. Trascorre i suoi primi anni di vita nel beneventano, poi si trasferisce nel leccese. La seguo da anni, le ho proposto il suo libro ‘Controluce’ – tra le varie proposte che mi erano arrivate – perché parla di sentimenti e lo fa con uno stile elegante e moderno”.

Il 5 giugno i dodici finalisti saranno a Benevento: avete già scelto per chi votare?

“Della dozzina di libri ne ho ancora quattro da leggere. Deciderò ovviamente dopo averli letti tutti e quindi non prima del 2 giugno”.

Allora leggete i libri prima di votare… non siete come il ministro Sangiuliano?

“Ovviamente quella sera ero lì a Villa Giulia, con mio marito. Ci siamo guardati stupiti nel sentire la risposta del Ministro. Diciamo che ha commesso il peccato di ingenuità”.

Sei costretto a votare?

«Alcune chiamate arrivano dalle case editrici. Ma ormai mi conoscono, le mie risposte sono sempre sincere: non voto i libri che non mi piacciono e glielo dico”.

Un’edizione che ti è rimasta nel cuore?

“Quella del 2004, vinta da Ugo Riccarelli con “Il dolore perfetto”. A lui va il My Heart Witch Award, a un libro capace di raccontare tutte le sfaccettature della storia di una famiglia. Poi ci sono diverse altre edizioni che hanno visto protagonisti scrittori che seguo con passione: Romana Petri, Eraldo Affinati, Francesco Piccolo. E ancora gli anni di Scurati, l’edizione 2016 con la vittoria di Edoardo Albinati con ‘La scuola cattolica’”.

Prima hai accennato alla finale Strega di Villa Giulia: c’è chi vorrebbe che si svolgesse a Benevento…

“Ho lottato a lungo per portare la cinque al Benevento. Ma è giusto che la finale si svolga a Roma, nel Ninfeo di Villa Giulia, nei luoghi dove è stato ideato il Premio. Un posto meraviglioso. E così Casa Bellonci, oggi Museo. Seduto nella poltrona dove sedevano Pavese, Moravia, Vittorino… Sono emozioni. Per questo, da beneventano e amante di Strega, dico che l’asse con la Roma non si può sciogliere. Sarebbe un grave errore”.

E non hai mai pensato di scrivere un romanzo?

“Questa domanda mi è stata posta molte volte. Adoro fare le cose, essere in movimento. Anche in classe non mi trovavi mai dietro il banco ma sempre tra i banchi. Non ho nemmeno usato la cassa perché comunque avevo tutto in testa. E quindi pensare di sedermi ore e ore a scrivere equivale a una punizione. Mi sarebbe piaciuto però lavorare sulla letteratura per la didattica. Uno studente deve essere appassionato delle opere degli autori, non delle loro biografie. E infatti l’unico che mi ha convinto – e che ho utilizzato – è stato quello di Armellini. Tra i miei studenti, però, sono emersi alcuni scrittori: penso a Ester Viola e agli autori televisivi Mirko Nazzaro e Melania Petriello”.

Della Strega finora abbiamo parlato tanto, ma è stata un riferimento assoluto anche per il Liceo Giannone

“Sono stato lì ventitré anni, dal 1987 al 2010. Ed è stato bellissimo. Un posto speciale, per me, il Giannone. Pensa che da bambino abitavo in via XXIV Maggio, proprio di fronte al liceo. Allora ero uno studente. E ancora: mia madre, insegnante di francese, insegnava al ‘Giannone’. Per tre anni siamo stati anche colleghi. E pensare che non volevo nemmeno fare l’insegnante”.

Oh no?

“E no. Prima volevo fare l’avvocato. Sapete: erano i tempi di Perry Mason. E poi, una volta laureato, ho deciso di diventare archeologo”.

Invece?

“Laureata a dicembre, il 16. Il 9 gennaio insegnavo già a San Giorgio la Molara. All’epoca funzionava così. E una volta entrato in classe mi sono innamorato degli studenti. Non me ne andrò mai più, fino al giorno in cui andrò in pensione”.

E anche considerando l’affetto che nutrono per lei: è praticamente impossibile trovarne uno che parli male di lei

“Ce ne sono, diciamo che si contano sulle dita di una mano. E aggiungo che la responsabilità, in questi casi, non era né mia né loro ma dei genitori. Ma sì: l’affetto dei miei alunni è l’eredità più bella dei miei anni da insegnante. Eppure ho ricevuto più di quanto dato. Posso dirti?”

Assolutamente

“L’anno scorso, il giorno del mio compleanno, ho ricevuto un messaggio su Facebook da uno dei miei studenti che non vedevo da anni. Ricordo ancora che era sera tardi. Ho iniziato a leggere ed è stata una dedica meravigliosa. “Al mio professore. Ho imparato da lei…”. Le ho chiesto di contattarmi subito, di venire a trovarmi perché avrei appeso quelle parole al posto della mia laurea”.

E lo ha fatto?

“Certo. È venuta con il marito, che ora vive a Roma. E la sua dedizione ora è appesa nel mio studio”.

E sei tornato al ‘Giannone’ dopo il 2010?

“Una volta. Alla morte di Tullio De Mauro – una delle persone che stimavo di più – per una commemorazione voluta dalla Fondazione Bellonci. Sono state coinvolte tre scuole in tutta Italia: la ‘Giannone’ e poi due licei, uno a Roma e uno in Sardegna. La Fondazione ha voluto che io prendessi la parola e ha esteso la commemorazione anche a Mario Guida, anche lui scomparso nei primi mesi del 2017, uno straordinario editore che ha dato un enorme contributo agli Inviti alla lettura”.

La sua passione per la letteratura, però, non può essere accantonata: lui è ancora in prima fila per far conoscere autori e libri alla Città

“Stiamo facendo un grandissimo lavoro con ‘Benevento LibrAria’. Antonella Tartaglia Polcini mi ha chiesto una mano e io sono stata felice di fare la mia parte. Per la stima che nutro per lei e per la candidatura di Benevento a Capitale Italiana del Libro”.

È questo il tuo nuovo obiettivo?

“Uno degli obiettivi. L’altro è un salotto letterario nella mia casa di Torrecuso, in aperta campagna. Un luogo ideale per discutere di libri.”

 
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