Tangerinn di Emanuela Anechoum – Libri – Un libro al giorno – .

Tangerinn di Emanuela Anechoum – Libri – Un libro al giorno – .
Tangerinn di Emanuela Anechoum – Libri – Un libro al giorno – .

(di Paolo Petroni) EMANUELA ANECHOUM. ”TANGERINN” (E/O, PP. 248 – 18,00 EURO). ”Non si scappa mai da qualcosa, si corre sempre verso qualcosa. Si corre verso se stessi, verso le cose che ci bastano, sapendo che se non ci fossero, ce ne sarebbero sempre altre”: questo diremmo l’insegnamento lasciato alla figlia Mina dal padre Omar, al quale, dopo la sua scomparsa, si rivolge in seconda persona in queste pagine intense, poetiche, malinconiche, ironiche e a tratti drammatiche, appena insignite del Premio Letterario Città di Lugnano. Ne ripercorre così la storia, rispecchiando in quella di lui il proprio sradicamento nel momento in cui si ritrova spinta a ricercare le proprie radici e quelle cose, attraverso le reinvenzioni di un romanzo, ma con matrice autobiografica.

In fondo è un invito a chi si trova a dover partire a non farlo scappando, cosa che si può fare in tanti modi, sempre rinunciando a se stessi, anziché ritrovarsi e imparare a saper scegliere. Mina è scappata a Londra dove si crede libera ma finisce per dipendere psicologicamente e materialmente dall’affascinante figura della bella Liz, attivista digitale di successo, potente, generosa e ricca. Una libertà che rivela tutti i suoi limiti al primo incontro con la sorella Aisha (“La libertà non esiste, diceva. Esiste solo la scelta delle proprie gabbie”), rimasta nel piccolo villaggio mafioso del Sud Italia, in Calabria, dove è cresciuta anche Mina, che non ha mai amato e dove ora torna per il funerale del padre, che aveva aperto il Tangerinn bar sulla spiaggia frequentato soprattutto da immigrati.

Un ritorno che raddoppia, dopo il primo che è stato subito doloroso e intollerante, tanto che tornerà a Londra, ma per maturare in fretta il suo abbandono. È allora che Mina si ritroverà sorprendentemente nella quotidianità come se non fosse mai partita, e lo racconta in parallelo all’inevitabile necessità di confrontarsi anche con il passato, ricordando e ricostruendo come in dialogo con l’ingombrante presenza della figura paterna. Intorno a lei ci sono i suoi parenti, tutte donne, che si sentono orfane e isolate nel Paese in cui sono malviste per il loro matrimonio con l’immigrato marocchino della madre Berta, egoista e capricciosa, già figlia di una ragazza madre, con un passato di illusoria violenza durante gli Anni di Piombo, quando la concepì per caso. Oggi la commuove, vecchia e triste, soprattutto quando sente la domanda “all’improvviso, quasi distrattamente, posso tornare a essere ‘madre’?”. A Mina che, tra le altre cose, è nata più scura di carnagione della sorella e per questo si sente giudicata in modo paranoico dagli altri.

Ci sono quindi tante cose con cui fare pace e un intreccio a più livelli di storie diverse, presenti e passate. C’è il vecchio amico di suo padre Rashid, che quando Mina va finalmente in Marocco incontra a Tangeri e le parla di un padre in cui riconosce il suo stesso disagio. Ricorda come ha accusato l’amico di voler andarsene perché era irrequieto e sempre insoddisfatto alla ricerca di qualcosa di impossibile da trovare, rivelandogli che “il segreto è essere contenti”.

C’è soprattutto la sorella, che la consola: “Nessuno ci ha insegnato a chiederci cosa vogliamo davvero, ma solo cosa dovremmo desiderare. Non ci siamo mai sentite abbastanza sicure per correre rischi, veri rischi intendo, per i nostri sogni”. Aisha, a cui poi si offre di restare un po’ a occuparsi del bar, per darle la possibilità di iscriversi di nuovo all’università, visto che quando lui è partito per Londra l’ha lasciata sola, costretta a lavorare e a occuparsi del Tangerinn. Ci sono i vari immigrati, molti di passaggio, e tra loro Nazim che collabora con Medici Senza Frontiere ed è un turco che le piace ma non vuole legarsi, il che a lei va bene.

Guardando indietro, ma guardando avanti, è in definitiva la scoperta degli affetti e di ciò che si è capito e non si è capito a dare senso a tutto in questo romanzo eccellente, abile nella scrittura e nella costruzione, capace di vari registri, frutto di una sensibilità fine, tormentato e risolto nell’affrontare i temi dello sradicamento, della diversità, dei conflitti religiosi, sapendo cogliere umori e contraddizioni, dolori e gioie di tutti i personaggi, coinvolgendo il lettore e dimostrando una maturità che non sembra quella di un’opera prima.

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