IL presidente della Salernitana Danilo Iervolino ha rilasciato oggi una lunga intervista al Corriere della Sera. Tra l’altro, a Iervolino è stato chiesto di commentare i suoi esordi da titolare della Salernitana, quando a Salerno era visto ancora come tifoso del Napoli.
Iervolino
Iervolino ammette: “Tifoso del Napoli? Lo ero, ovviamente. Ho vissuto gli anni di Maradona allo stadio, ma è un po’ come quando sei molto innamorato di una donna, poi all’improvviso ne incontri un’altra e perdi la testa. La piazza di Salerno mi ha regalato tantissimo emotivamente. Sono stato il presidente più amato per tre anni. Non contavo di vivere una stagione come questa, né di ritrovarmi a spiegare ai miei figli le ragioni delle minacce, degli insulti e degli attacchi social che ho subito in questi mesi. Anch’io ho commesso tanti errori: quattro allenatori in pochi mesi sono il frutto di scelte poco chiare, per dare una risposta a un pubblico che vede nel presidente del calcio il sacerdote di una setta: bisogna individuare il colpevole. Dovevo fidarmi del mio intuito, non lasciarmi condizionare ed essere più presente“.
I modelli di società sportive a cui si ispira: “L’Atalanta è passata da piccola a grande, il Torino al Cairo dimostra che si possono raggiungere risultati importanti senza dopare la crescita, ma facendolo mattone dopo mattone. De Laurentiis è un imprenditore dalle visioni moderne, il Napoli è l’esempio del virtuosismo“.
Sousa
Ultime notizie. Poi, parlando di Sousa, Iervolino ammette: “Sousa è il miglior tecnico che abbia mai incontrato, molto intelligente. Ma quest’anno aspirava a qualcosa di più importante, anche noi ci siamo concessi un momento per riflettere, ha parlato con il Napoli, poi è rientrato ma non era abbastanza motivato“.
