«Ha fatto sparire un pc per nascondere le prove del delitto» – .

Alle 18,17 del 5 marzo l’allora sindaco di Avellino Gianluca Festa è nel suo studio nel palazzo di città e sta smontando il suo computer tower con strumenti di fortuna. Non riuscendo a farlo, mette il PC in una scatola, chiama un dipendente e si fa aiutare a trasportare il pesante PC in macchina. Sulla sua Mercedes nera carica anche altre due scatole meno pesanti piene di documenti. Festa mentre armeggia con il computer viene ripreso dalle microcamere della polizia che un investigatore privato, chiamato a ripulire l’ufficio del sindaco, non era riuscito a trovare due giorni prima.

Sono queste le immagini contenute nell’ordinanza di custodia cautelare della Procura di Avelino che ieri lo ha portato agli arresti domiciliari Gianluca Festaun dirigente comunale e un architetto che ha collaborato con il Comune.

Il gip, alla ricerca del computer e dei documenti, ha fatto perquisire l’abitazione di Festa e quella dei suoi genitori il 6 marzo senza successo. Il sindaco aveva portato documenti e computer a un conoscente che lo aveva fatto sparire. Durante il viaggio in macchina, le cimici intercettano un dialogo tra Festa e suo figlio: «Cosa sono questi?“, lui risponde: “Roba da buttare».

La mattina del 6 marzo il sindaco ha convocato una conferenza stampa in Comune, dove ha spiegato ai giornalisti: «Non hanno trovato nulla. Se cercavano una bomba hanno trovato una miccia”. Se la prende con gli inquirenti: «Non permetto a nessuno, nemmeno ai magistrati, di dubitare della mia moralità».

In realtà gli inquirenti hanno trovato molto, visto che i reati ipotizzati a carico del sindaco vanno dall’associazione per delinquere, alla turbativa d’asta, alla corruzione, al falso, alla corruzione nell’esercizio dell’ufficio.

Ieri il legale dell’indagato ha spiegato che il computer è un vecchio modello di fabbricazione piuttosto datata, “non poteva contenere alcun elemento di interesse investigativo, se non altro perché era protetto da una password nota a molti”.

Volte

La causa legale di Festa (ex cestista con alcune presenze in Serie A ed ex giornalista) è iniziata l’estate scorsa quando ha organizzato una serie di maxi concerti per il ferragosto. Seguono incarichi diretti per l’organizzazione di servizi per consentire a nomi del calibro di Tananai, Achille Lauro e Gaia di esibirsi a Ferragosto. Poi sempre a febbraio l’evento Eurocholate, che da anni si svolge a Perugia, si è trasferito ad Avellino e Festa ha organizzato, attraverso i suoi contatti, una raccolta fondi sotto forma di sponsorizzazione dell’evento tra i fornitori di servizi del Comune. Arriva a mezzo milione di sponsorizzazioni che ottiene dalla società che riscuote le tasse per conto del Comune, dalla società che ha ottenuto l’appalto per la raccolta dei rifiuti, da una grande società di ristorazione che voleva essere favorita nello smaltimento dei rifiuti e pagare meno Tarsu. Secondo il gip tutti i comportamenti dovevano essere collegati all’imminente campagna elettorale (ad Avellino si voterà a giugno). Il sindaco organizza grandi eventi non per promuovere la città ma per ottenere un ritorno in termini di visibilità e quindi sul piano elettorale, dicono in sostanza i magistrati nell’ordinanza di custodia cautelare che lo ha messo ieri mattina agli arresti domiciliari.

Le competizioni

Un altro filone di indagine su Festa è quello dei concorsi pubblici. Anche in questo caso l’indagine è ben documentata dalle microcamere del suo ufficio. In un fotogramma c’è Festa che consegna al padre di un aspirante vigile stradale – ritengono gli inquirenti – una busta con le risposte da dare alla commissione esaminatrice. Il giovane però si vanta con gli amici di conoscere le risposte e l’indagine sfocia in un’invasione durante la prova orale. Sequestro di cellulari, perquisizioni e arriva un avviso di accertamento per due dirigenti comunali. In un altro concorso per tecnici delle intercettazioni indicano il sindaco come colui che indirizza la commissione verso uno dei concorrenti da favorire, perché vicino al suo partito politico (che non è quello del Partito Democratico, da cui è stato espulso in 2019 quando si candidò contro i democratici per il Comune).

L’indagine del pm Domenico Airoma, affidata al sostituto Vincenzo Toscano, disegna uno scenario in cui il sindaco appare come colui che decide la gestione di qualsiasi iniziativa amministrativa, indirizzando le scelte dei dirigenti come nel caso delle assegnazioni di incarichi di seguito la soglia. Disfa gli incarichi, che si tratti di sostituire gli infissi del palazzo comunale o di illuminare un concerto rock, in modo da restare al di sotto della soglia legale che richiederebbe un bando pubblico.

Una gestione che è stata possibile anche grazie ad una particolare interpretazione delle norme sulla pubblicazione degli atti del Comune. All’albo comunale sono state pubblicate solo le decisioni di spesa e non le delibere. BENE 108 risoluzioni del consiglio comunale, relativi proprio ad attività relative all’indagine, sono stati infatti resi noti solo l’altro ieri nel giorno in cui si è insediato il commissario prefettizio.

In questo modo, come denunciato dai consiglieri comunali di minoranza e da un’interrogazione parlamentare del Movimento Cinque Stelle, le decisioni dell’amministrazione si sono conosciute solo a giochi finiti, quando sono stati assegnati gli incarichi e decisi i contratti con le aziende. Un clima che ha attirato l’attenzione anche della commissione parlamentare d’inchiesta antimafia. Ieri i commissari hanno richiesto gli atti delle indagini su tre amministrazioni comunali dove ci sono stati arresti nei giorni scorsi: Paterno, Trapani e Avellino.

 
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