“Serve una logica di integrazione tra industria e infrastrutture” – .

Il porto e la città della Spezia, così come il porto di Marina di Carrara e il territorio parmense ed emiliano in generale non possono più aspettare che il pontremolese si trasformi da sogno in realtà. Nel corso del convegno “Sotto il segno del porto 2”, svoltosi questa mattina presso l’auditorium “GS Bucchioni” dell’Autorità di Sistema Portuale, in cui si è affrontato in una nuova prospettiva le prospettive future dei porti del Mar Ligure e del Tirreno Nell’ottica di una collaborazione la cui validità sarà valutata solo nei prossimi mesi o anni, il tema del raddoppio completo della linea ferroviaria Parma – La Spezia è stato toccato con forza in particolare da due dei relatori che hanno animato il dibattito.

Il primo è stato l’assessore regionale ligure alle Infrastrutture Giacomo Giampedrone.
“Siamo in uno dei porti più importanti d’Italia e uno di quelli dove la collaborazione istituzionale è più sentita. Il presidente Mario Sommariva ha saputo conquistare il mondo delle istituzioni cittadine anche dimostrando attenzione al tema della coesione sociale. Tutto va mantenuto in un disegno unitario: oltre allo sviluppo dei traffici ci sono i temi dell’elettrificazione delle banchine, del nuovo waterfront e dell’evoluzione turistica della città. La Spezia di oggi non è la Spezia di vent’anni fa”, ha sottolineato.
Poi Giampedrone ha portato l’attenzione sulla Pontremolese. “Il tema degli investimenti nelle infrastrutture per lo sport non può essere affrontato in questi convegni, ma va implementato. Lo dico al governo e a tutti i ministri che incontro. Non possiamo dimenticare i pontremolesi. È costoso? Tutto costa tantissimo e se aspettiamo a realizzarlo costerà sempre di più. Il dibattito su questo argomento non può essere annullato. Non possiamo pensare in una prospettiva di 20 o 30 anni: il raddoppio di quella linea ferroviaria deve essere inserito nelle prossime opere strategiche del Paese. In questo possiamo contare sull’appoggio del viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Edoardo Rixi, che è ligure e non genovese come potrebbe essere considerato in ottica campanile”.

Al centro dell’intervento anche il tema delle infrastrutture con orizzonte nazionale Salvatore Avena, presidente della sezione logistica di Confindustria La Spezia e segretario delle associazioni portuali: “Per anni in Italia le politiche industriali sono state tenute distinte dallo sviluppo della logistica e delle infrastrutture. Erano due linee parallele che non si sono mai incontrate, con una mancanza di visione che ha portato prima a sviluppare distretti industriali e solo poi a pensare a come collegarli al resto del mondo”.
Avena ha fatto riferimento al piano strategico per la portualità e la logistica. “Nelle sue 240 pagine non si parla nemmeno del tema dell’integrazione con i siti industriali. Il metodo resta quello di considerarli distinti dalle infrastrutture, che poi arrivano in fretta. C’è un difetto di fondo – ha continuato Avena – che ha portato a farli nascere solo sotto l’influenza del campanilismo, delle lobby o delle forze politiche del momento. Con un maggiore coordinamento tra industria e logistica non ci troveremmo in questa situazione. Penso alla Pontremolese, che se fosse considerata come un cambio di paradigma dovrebbe essere tra le opere più strategiche del Paese, al pari del Ponte di Messina, visto che collega tre regioni e collega distretti di eccellenza come la nautica, il marmo, l’alimentare , automobili e ceramiche con un porto tra i più importanti d’Italia. Seguendo una logica di integrazione, il raddoppio della Pontremolese sarebbe un’opera già completata da tempo e non rientrerebbe tra le 600 incompiute in Italia. Come ha detto l’assessore Giampedrone non è una questione di risorse, ma di volontà”.
Avena ha infine affrontato il tema della zona logistica semplificata. “È paradossale che sia necessario emanare nuove norme per consentire lo sviluppo in un Paese dove ce ne sono troppe. Vedo però positivamente il contenuto dell’articolo 15, comma 2, che prevede zone doganali chiuse: questo potrebbe consentire di crearne una a Santo Stefano e in questo modo avremo un porto con zona doganale dedicata, fattore che aumentare ulteriormente la nostra competitività” .

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