Meno bambini e fuga di cervelli: tra dieci anni nella Tuscia non ci saranno abbastanza lavoratori. La Cisl: “Conseguenze nefaste” – .

Meno bambini e fuga di cervelli: tra dieci anni nella Tuscia non ci saranno abbastanza lavoratori. La Cisl: “Conseguenze nefaste” – .
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Sempre meno forza lavoro nella Tuscia. Come accade nel resto d’Italia, con la sola eccezione di Prato, anche per la provincia di Viterbo le previsioni sono pessime. Secondo la CGIA di Mestre, entro i prossimi 10 anni il numero delle persone in età lavorativa (15-64 anni) in Italia è destinato a diminuire di 3 milioni di unità (-8,1%). Se all’inizio del 2024 questa coorte demografica comprendeva poco meno di 37,5 milioni di unità, nel 2034 calerà drasticamente, fermandosi a poco meno di 34,5 milioni di persone. «Una situazione allarmante che dovrebbe rendere subito tutti consapevoli delle conseguenze che avrà», avverte Elisa Durantini, segretaria della Cisl di Viterbo.

Innanzitutto le previsioni. Viterbo si colloca al 60° posto della classifica: al 1° gennaio 2024 la popolazione in età lavorativa era di 193.701 unità. Tra dieci anni ci sarà il tracollo: alla stessa data del 2034 ci saranno appena 178.239 cittadini attivi, ovvero 15.462 in meno (-7,98%). In testa alla classifica c’è Agrigento dove si prevede il calo maggiore con un meno 22%, mentre a chiudere come detto è Prato, l’unico territorio che segnerà un seppur flebile aumento dello 0,75%. Nel resto del Lazio andrà peggio a Frosinone con un meno 10,46%, a Rieti -9,68. Meno peggio di Viterbo a Roma con -6,26% e Latina 5,99.

Le ragioni di questo crollo? Per la CGIA sono da ricercarsi nel progressivo invecchiamento della popolazione: con sempre meno giovani e con tanti baby boomer destinati a uscire dal mercato del lavoro per raggiunti limiti di età, molti territori subiranno un vero e proprio ‘spopolamento’, tra cui di potenziali lavoratori, soprattutto a mezzogiorno. Il risultato positivo di Prato e di quelle province che hanno subito contrazioni minori rispetto alle altre è imputabile al fatto che, tra l’altro, queste aree territoriali presentano un tasso molto elevato di popolazione straniera rispetto a quella residente, abbassando così l’età media e incidere positivamente sui tassi di natalità.

“Purtroppo Viterbo – commenta Durantini – non è un’isola felice rispetto al resto del Paese. Oltre al calo della natalità, ci sono altri fattori che purtroppo porteranno a questa diminuzione della forza lavoro: sempre meno giovani spesso si trasferiscono all’estero in cerca di migliori condizioni lavorative e, quindi, di vita. Purtroppo non esiste una ricetta magica che possa invertire immediatamente questi fenomeni. Ma certamente tutte le istituzioni, ad ogni livello, dovrebbero riflettere seriamente sugli interventi strutturali a lungo termine”. Anche perché le conseguenze del calo delle nascite riguarderanno tutti gli ambiti della vita e dell’economia. “Il sistema pensionistico è già in crisi, ci sono sempre meno alunni nelle scuole – prosegue il segretario della Cisl. Non possiamo più far finta di niente”.

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Il Messaggero

 
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