«A Torino c’è la mafia nigeriana». E guadagna grazie a droga, prostituzione e stupri di gruppo – Torino News – .

Hanno saluti ben precisi e un ordine gerarchico che parte dal “Vaticano” e scende fino alla Valhalla Marine, l’ente preposto a Torino. Dove commette omicidi e violenze contro clan rivali, gestisce il traffico di droga e la prostituzione, per i quali vengono arruolate le “Bellezze”: donne che entrano nel clan solo dopo violenze sessuali di gruppo.

Funzionano così i Vikings, gruppo criminale nigeriano finito sotto processo per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Nell’ottobre 2020 erano stati effettuati 43 arresti per altrettanti affiliati ai clan, seguiti nel marzo 2022 da 25 condanne brevi. Infine, lo scorso anno, sono state inflitte condanne fino a otto anni di reclusione per i 12 imputati che avevano scelto il processo ordinario. Per 9 di loro è iniziato ieri il processo di appello: «È un dato di fatto che a Torino esiste la mafia nigeriana – ha affermato il procuratore generale Marcello Tatangelo in apertura del suo atto di accusa, durato cinque ore – Nella nostra città c’è una grande comunità nigeriana e ci sono diverse “sette segrete”». Gruppi cioè già riconosciuti come mafiosi da condanne ormai divenute definitive, che riguardavano Eye, Black Axe e Maphite. Per i Vichinghi non ce ne sono ancora. Anche in altre città italiane, infatti, ci sono state assoluzioni: «Non ha alcuna rilevanza perché la forza intimidatoria viene esercitata in un territorio determinato ed è difficile che un clan nigeriano possa imporsi in città come Palermo, dove Cosa Nostra già esiste” .

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Sebbene Torino possa “vantare” la presenza di organizzazioni come la ‘Ndrangheta, qui la mafia nigeriana è riuscita ad infiltrarsi e ad impossessarsi del traffico di droga e dello sfruttamento della prostituzione. «Il tutto con organizzazione gerarchica, ruoli, riti e la copertura di un’associazione nazionale, detta Vaticano» sottolinea Tatangelo.

Gli atti della sentenza di primo grado sottolineano come i membri del Viking indossino tutti cappelli rossi e abiti che richiamano la tradizione corsara, evidente anche nel logo dell’organizzazione. Altrettanto tipico è il saluto degli affiliati: quando si incontrano, portano al petto una mano artigliata o si stringono la mano in modo che le punte dei pollici si incontrino. Poi ci sono le affiliazioni, che per le donne consistono in uno stupro di gruppo e nel pagamento di 500 euro. Poi devono essere disponibili per eventuali richieste sessuali da parte dei capi. Gli uomini sono più “fortunati”: per unirsi al clan devono subire percosse e rinunciare a cellulare e documenti. Oltre a pagare una quota iniziale e una quota mensile per continuare a far parte dell’organizzazione.

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