Tra tre mesi la Dda indagherà sul Comune di Cotronei – .

COTRONEI (CROTONE) – Da circa tre mesi i Carabinieri del Comando Provinciale di Crotone, su delega della DDA di Catanzaro, stanno entrando e uscendo dal Comune di Cotronei, acquisendo numerosi documenti amministrativi. Gli ultimi anni di gestione della macchina amministrativa comunale sarebbero finiti sotto la lente degli inquirenti. Non è subito da escludere che siano in corso ulteriori accertamenti su alcuni elementi investigativi emersi in precedenti inchieste della DDA, come quella che portò all’operazione Eleo nel febbraio 2021 e fece luce, tra l’altro, sulla finita vicenda neve, secondo all’accusa, nelle mani della società di un affiliato della cosca Comberiati di Petilia Policastro, quella di Oreste Vona, titolare di un’azienda forestale che taglia legna ed era impiegato nella pulizia delle strade per conto del Comune di Cotronei e della Provincia di Crotone.

Negli atti dell’indagine, inoltre, c’è una denuncia dell’ex sindaco Nicola Belcastro che ha riferito agli inquirenti di aver appreso che, dietro alcuni furti e danneggiamenti compiuti a Trepidò, frazione montana di Cotronei, c’era la famiglia Garofalo di Pagliarelle. , facente capo alla famiglia Vona, che avrebbe imposto il pizzo a “tutti coloro che hanno una casa in Sila”. Oreste Vona è stato coinvolto in diverse operazioni della DDA (Imponimento, Legno Nero) e nel processo Eleo, in particolare, è stato condannato a 13 anni e 8 mesi, mentre Giuseppe Garofalo è stato condannato a 13 anni e 10 mesi. Intanto, il clima politico infuocato con lo scambio di accuse al vetriolo, anche sui social, potrebbe aver attirato l’attenzione degli inquirenti.

Il sindaco, Antonio Ammirati, ha denunciato presunte irregolarità amministrative e contestato la transazione con la società A2A, che gestisce la produzione di energia elettrica, di 1,5 milioni di euro in cambio di lavori mai realizzati, tra cui l’ecomuseo silano costato 150mila euro. Il consigliere comunale Pietro Secreti ha denunciato l’esistenza di un comitato imprese e messo in dubbio alcune assegnazioni del Comune ad aziende che sanno di mafia.

A insospettire gli inquirenti potrebbero essere alcuni rapporti familiari, come quello dell’assessore Elisabetta Fragale, cognata di Pietro Curcio, destinataria di due misure cautelari nell’ambito delle indagini che hanno portato alle operazioni Penna Bianca e Glicine e attualmente accusato e detenuto. Curcio deve rispondere, a vario titolo, di estorsione e usura aggravata dal metodo mafioso. Inoltre, il consigliere comunale Bruno Rachieli è figlio di Salvatore Rachieli, finito agli arresti domiciliari, ed è stato coinvolto anche lui nelle indagini che hanno portato alle operazioni Penna Bianca e Glicine: nella prima era accusato di estorsione con aggravante mafiosa per la presunta contiguità alla cosca Comberiati, nella seconda turbativa d’asta. Le indagini dei Carabinieri sono intense e la documentazione che stanno acquisendo si riferisce ad un lungo periodo di tempo.

 
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