la collocazione esatta era nel giardino a lui riservato presso il Museion – .

Dove fu sepolto Platone? Nell’Accademia ateniese, nel giardino a lui riservato (area privata destinata alla scuola platonica) vicino a quello che chiamavano il Museion o sacello sacro alle Muse. Non è questa l’unica notizia che emerge dalla sofisticatissima decifrazione di alcuni papiri ercolanesi. Lo rivela il papirologo Graziano Ranocchia dell’Università di Pisa, a conclusione della prima fase del progetto di ricerca quinquennale «ScuoleGreche» condotto insieme al Consiglio nazionale delle ricerche, presentato alla Biblioteca nazionale di Napoli. Non solo. I papiri (sono quelli di Filodemo di Gadara, conservati nella Villa dei Pisoni di Ercolano), rivelano anche nuove circostanze che circondano la morte di Platone e la sua ultima notte.

Come è stato possibile? Acquisendo circa il 30% in più di testo dell’opera di Filodemo di Gadara rispetto alla precedente edizione del 1991. Senza contare la scoperta di 10 nuovi frammenti di papiro di medie dimensioni. Già diversi anni fa alcune parole greche presenti nei Papiri ercolanesi erano state decifrate mediante la tecnica della tomografia a raggi X a contrasto di fase, che aveva permesso di distinguere sui documenti alcune lettere dell’alfabeto greco grazie alla differenza di spessore data dall’inchiostro . Ma l’arma segreta di tre studenti era un algoritmo di intelligenza artificiale che con l’ausilio della scansione a raggi X ha permesso di decifrare 2mila lettere greche tratte da un papiro carbonizzato rinvenuto ad Ercolano, bruciato durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

Finora, infatti, di un papiro dei quattro scansionati è stato decifrato solo il 5%, tutto materiale prezioso per far luce su molti aspetti ancora sconosciuti della vita quotidiana nell’antica Roma e nella cultura greca. Durante gli scavi settecenteschi di Pompei ed Ercolano, furono recuperati più di mille rotoli di papiro dalla lussuosa residenza, ritenuta di proprietà del suocero di Giulio Cesare. Oggi l’inventario supera i 1800 pezzi, compresi rotoli interi o parzialmente conservatiforse spezzati nel tempo in più parti, papiri spiegati le cui diverse porzioni sono talvolta registrate con numeri diversi, e persino rotoli non più esistenti sul posto.

C’è un’altra gemma. I rotoli aperti (circa 400) hanno restituito testi greci non pervenuti a noi attraverso la tradizione manoscritta medievale: innanzitutto l’opera chiave di Epicuro «Sulla natura», il corpus di opere di Filodemo di Gadara, al quale dobbiamo la formazione della biblioteca di Ercolano, di altri filosofi epicurei come Demetrio Lacone, Polistrato, Carneisco, Colote e Metrodoro entrambi di Lampsaco, e dello stoico Crisippo. Poche sono le opere in latino, di carattere più vario per la presenza di commedie, opere storiografiche, testi politici e giuridici. Amico dei maggiori poeti dell’età augustea e autore di eleganti epigrammi, Filodemo favorì con il suo insegnamento la diffusione della dottrina epicurea nella società romana. Inoltre, la Collezione dei filosofi di Filodemo di Gadara (75-50 a.C.), unico riferimento per gli studi successivi sulla storia della filosofia, sarà pubblicata in un’edizione elettronica ad accesso libero su una pionieristica piattaforma Web open source.

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