La nuova serie internazionale in programma da oggi Netflixper titolo “Briganti”, racconta in sei puntate la storia corale di uomini e donne uniti dallo stesso obiettivo di difendere i diritti dei più deboli, degli “ultimi”.
La serie è stata girata in alcune zone della Puglia, in particolare tra Lecce, Melpignano, Altamura E Nardò. Il progetto è stato scritto da GRAMS, collettivo formato da cinque giovani autori: Antonio Le Fosse, Eleonora Trucchi, Re Salvador, Giacomo Mazzariol e Marco Raspanti. La direzione è stata affidata a Steve Saint Leger, Antonio Le Fosse e Nicola Sorcinelli.
Oltre cento professionisti pugliesi, grazie al contributo destinato alla produzione attraverso ilFondo Puglia Filmhanno potuto partecipare attivamente alla realizzazione del set cinematografico per i 62 giorni di riprese.
Nicola Morra, il bandito di Cerignola che rubava ai ricchi per donare ai poveri
Tra i “briganti” che i cerignolesi ricordano nei libri di storia locale c’è Nicola Morra, la cui biografia è stata interamente ricostruita da Prof. Roberto Cipriani. Più che un brigante, Morra venne definito un “bandito”, anche se piuttosto sui generis, dato che spesso rubava a nobili per aiutare i poveri disgraziati che non avevano da mangiare.
Nato a Cerignola il 17 giugno 1827, Nicola Morra apparteneva a una famiglia “buona”, ispirata a valori e principi eccellenti: il padre fu ucciso perché non volle sottoporsi al ricatto.
Da giovane Nicola andò a studiare a Lucera, non era affatto un ignorante, anzi. Il suo spirito liberale si manifestò subito quando cominciò a sostenere i moti rivoluzionari del 1848, ridicolizzando le autorità costituite e le forze dell’ordine.
Mentre era guardiano dei campi, sorse una discussione sul pascolo illegale e nello scontro che ne seguì venne ucciso un uomo. Vincenzo Mazzocco. Per questo episodio Nicola Morra è stato portato in carcere. A causa di una testimonianza probabilmente falsa di qualcuno Vincenzo Pacilettoè stato condannato a 25 anni di carcere.
Sempre sulla base di false testimonianze venne accusato anche di cospirazione. Morra riuscì a fuggire dal carcere nel 1857 e decise di vendicarsi di Paciletto, ma morì prima di poterlo incontrare.
Il brigante di Cerignola divenne messaggero dei moti rivoluzionari. Sembra che avesse l’abitudine di prendere cavalli e denaro quando e dove ne aveva bisogno, ma lasciando sempre un biglietto riportante quanto aveva preso, come se fosse un prestito da restituire. La sua refurtiva spesso finiva nelle mani dei poveri, oppure veniva utilizzata per pagarsi l’alloggio in qualche sicura casa di campagna.
Rimase ferito al gomito nel 1860 quando la guardia del proprietario gli sparò Giovanni Barone di Foggia (Morra e un suo aiutante avevano tentato di sbarrare il passaggio della sua carrozza), dopo che furono uccisi il contadino e il cocchiere di Barone, Morra si rifugiò in una casa di Cerignola e vi rimase quattro giorni. Per ricevere le cure necessarie fu costretto a essere catturato.
Il Tribunale penale di Lucera lo ha condannato a 18 anni di reclusione, da scontare presso il carcere di Santo Stefano. Era il 1 ottobre 1865.
Ancora una volta Nicola Morra fu accusato di delitti che non commise, e morì nel carcere di Firenze all’età di 77 anni, il 13 maggio 1904.
Secondo diverse testimonianze e documenti dell’epoca, Morra non volle mai schierarsi contro i briganti, e fu sempre coerente con il suo spirito liberale. Si racconta che il generale piemontese promise a Morra la grazia se avesse combattuto contro i briganti. Ma preferiva nascondersi, con tutte le conseguenze ad esso connesse. Per la sua generosità verso i poveri, i bisognosi, i meno abbienti, non può essere considerato un criminale o un bandito qualunque. Per questo, ancora oggi, ci piace ricordarlo.
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