Divieto di fumo all’aperto a Torino, a Bergamo già in vigore nei parchi – .

Divieto di fumo all’aperto a Torino, a Bergamo già in vigore nei parchi – .
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Bergamo. Un argomento il cui sviluppo nella città di Bergamo non è attualmente così avanzato come in altri centri, anche se guardando al recente passato si notano i primi timidi segnali di attenzione sul tema, cioè la possibilità di imporre una divieto di fumo nei luoghi pubblici all’apertouna misura che va naturalmente nella direzione di ampliare la tutela sanitaria dei non fumatori.

Con una specifica modifica al “Regolamento di Polizia Urbana” approvato dal Consiglio Comunale lo scorso anno 15 aprile, Torino divenne infatti la seconda città italiana dopo Milano, per compiere un passo decisivo verso il divieto di fumare all’aperto. Con la correzione della normativa, i prodotti della combustione e le sigarette elettroniche non potranno essere fumati se non 5 metri lontano da altre persone, con divieto assoluto in presenza di bambini o donne incinte.

A Milano da 2021 Vige il divieto di fumare all’aperto nei luoghi pubblici, salvo che non vi sia una distanza di almeno 100 metri 10 metri da altre persone: i luoghi pubblici includono parchi, cimiteri, rifugi dei trasporti pubblici ma anche parchi per cani e centri sportivi. L’unica eccezione prevista, sia nella metropoli milanese che nella città della Mole, riguarda l’esplicito consenso all’avvicinamento espresso dai non fumatori presenti.

Come accennato, il Comune di Bergamo non ha mai varato un provvedimento così deciso in questa direzione. Nessuno dei duel Marzo 2013 venni introdotto dall’allora Assessore all’Ambiente Massimo Bandera – parte della giunta di centrodestra guidata dal sindaco Franco Tentorio – il divieto di fumare nei parchi pubblici, ma solo nelle aree giochi per bambini. Come, ad esempio, inzona bebè del Parco Brigata Alpina nel vicinato Campagna.

I trasgressori, da allora, rischiano una multa che va da un minimo di 25può raggiungere quasi i 500 EURO. Con i lavori dell’attuale Giunta ormai prossimi alla loro naturale conclusione, chissà quale sarà il nuovo inquilino Palazzo Frizzoni potrà prendere in considerazione ulteriori riflessioni o provvedimenti su questa delicata questione.

“Il fumo passivo è un importante fattore di rischio per la salute dei non fumatori, cittadini la cui libertà nei luoghi pubblici è violata da chi compie azioni dannose per l’ambiente e i soggetti che li circondano – sottolinea Silvio Garattinipresidente e fondatore dellaIstituto Mario Negri -. Numerose sono le situazioni ad alto rischio anche all’aria aperta: le aree di attesa dei mezzi pubblici, ad esempio, comportano una concentrazione di persone in uno spazio aperto ma ristretto. Lo stesso vale per i parchi o i ristoranti all’aperto, luoghi dove panchine o tavoli sono fisicamente molto vicini. In questi ambienti i non fumatori sono esposti ai danni delle sostanze cancerogene”.

La possibilità di imporre un divieto di fumo all’aperto è legata anche alla riduzione del numero totale dei fumatori, tra i maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico.

“Solo in Italia ogni anno si fumano circa 40 miliardi di sigarette, sigarette che rilasciano nell’atmosfera sostanze tossiche, e che spesso si trasformano in 40 miliardi di mozziconi che non vengono smaltiti correttamente – continua Garattini -. Il divieto di fumare all’aperto, così come l’aumento del prezzo dei pacchetti di sigarette, potrebbero contribuire ad abbassare la cifra attualmente stimata di 12 milioni di fumatori italiani dai 15 anni in su: rispetto a molti altri paesi europei in Italia, le sigarette hanno ancora un costo molto basso.”

Naturalmente per lo Stato la vendita delle sigarette rappresenta una fonte di entrate non trascurabile, pari a circa 14 miliardi di euro raccolti ogni anno. Soldi che però vengono spesi – in gran parte, se non in quantità maggiore – nel Servizio sanitario nazionale per curare persone che sviluppano una patologia proprio a causa della loro dipendenza. Patologie che non necessariamente sono di natura tumorale: il fumo è infatti un fattore di rischio almeno 27 malattieche includono infarto e ictus cerebrale.

“La tendenza, manifestata non solo a Torino ma anche in Paesi esteri come il Regno Unito, è quella di creare la prima generazione senza fumo – sottolinea Lucia De PontiPresidente Lilt Bergamo, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori -. Alcuni Stati hanno già adottato la strategia di non consentire il fumo ai nati dal 2009 in poi, una scelta per impedire ai giovani di avvicinarsi al consumo di tabacco e direi estremamente importante: il fumo in Italia è responsabile di 96mila morti all’anno”. Sono numeri impressionanti “come se ogni giorno precipitasse un aereo con 260 persone a bordo” sottolinea De Ponti.

Allargando lo sguardo all’intero continente europeo, gli unici Stati membri dell’UE che stanno lavorando a un disegno di legge che vieta il fumo all’aperto nei luoghi pubblici a livello nazionale sono Francia E Portogallo: in entrambi i casi il progetto è stato presentato alla fine dello scorso anno (2023).

“Il 47% dei bergamaschi fuma ha iniziato prima dei 18 anni e di questi il ​​33% prima dei 15 anni – riferisce il presidente -. Un dato estremamente negativo, che indica che i ragazzi iniziano a fumare già alle scuole medie”.

Per quanto riguarda il numero di decessi causati dal cancro ai polmoni, i dati risalgono all’ 2018 – l’ultima rilevazione Ats disponibili negli archivi Lilt – sono terrificanti: sono morti solo in provincia di Bergamo 408 uomini e 206 donne. L’80% di loro si stima che fossero fumatori.

“Negli ultimi sessant’anni assistiamo ad un continuo aumento delle donne che fumano, mentre per quanto riguarda i maschi il fenomeno è in diminuzione – spiega De Ponti -. Se nel 1957 la percentuale nazionale dei fumatori era pari al 65% per gli uomini e al 6,7% per le donne, nel 2018 la percentuale maschile è scesa al 27,7%, mentre quella femminile è salita al 19,2%. Un dato preoccupante che nasconde la presenza di giovanissime fumatrici, fenomeno che si osserva anche al di fuori delle scuole”.

Ma non solo. “È cambiata anche la motivazione dietro la prima sigaretta – racconta -. I ragazzi di oggi iniziano a fumare principalmente per emulazione, noia e voglia di provare una sensazione ‘diversa’. Ma quell’ambizione di crescita attraverso il fumo che era fortemente presente in passato non si ritrova più”.

In occasione di Giornata mondiale senza tabacco – che cade ogni anno 31 maggio ed è promosso daOrganizzazione mondiale della sanità – sono già in programma molti incontri, anche nella nostra provincia, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e ricordare gli effetti negativi che il fumo ha sulla salute umana.

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