Violenze e percosse nel carcere Beccaria di Milano, coinvolgendo anche due agenti catanesi – .

Violenze e percosse nel carcere Beccaria di Milano, coinvolgendo anche due agenti catanesi – .
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Ci sono anche due catanesi tra gli agenti di polizia penitenziaria coinvolti nelle indagini sulle aggressioni ai detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano. Uno in carcere e uno sospeso. Tredici persone arrestate in totale. Altri otto dipendenti dello stesso corpo di polizia sono stati sospesi dal servizio. Le vittime finora identificate sono 12.

Gli agenti hanno picchiato ferocemente i detenuti, minorenni o adulti, per imporre le loro “regole di convivenza civile” nel carcere minorile, anche mentre erano ammanettati e senza vestiti. Un “sistema consolidato di ripetute violenze, molestie, punizioni corporali, umiliazioni” e spedizioni “punitive”, come si legge nella ricostruzione degli inquirenti, che ha portato all’accusa di reati quali omissione, tortura, maltrattamenti, lesioni, falsa ideologia e, in un caso, addirittura un tentativo di violenza sessuale. Reati aggravati da indebolimento della difesa, abuso di potere, minore età delle vittime e motivi futili.

L’investigazione

L’indagine è partita dalle relazioni del consigliere comunale David Gentili e del Garante dei diritti dei detenuti di Palazzo Marino, Francesco Maisto. Secondo le indagini, le vittime finora identificate sono 12 – una era tra gli evasi del 25 dicembre di due anni fa – e i vari episodi contestati vanno dalla fine del 2022 allo scorso 19 marzo, mentre gli indagati sono complessivamente 25, la metà dei quali quelli in servizio. Il gip, infatti, ha distinto tra gli agenti che hanno tenuto condotte aggressive particolarmente violente e per i quali “l’unica misura opportuna è il carcere” da quella degli agenti che con la loro presenza “hanno rafforzato il intento criminoso e comunque hanno fatto non impedire l’evento”. Questi ultimi sono accusati di falso ideologico e, pertanto, sono stati sospesi dal servizio anche per evitare la ripetizione del reato o la contaminazione delle prove in via di acquisizione.

Gli episodi in cui sono coinvolti gli agenti di Catania

È il 18 novembre 2022, dopo che si è sviluppato un incendio all’interno di una cella, gli agenti attribuiscono la responsabilità dell’accaduto ad un detenuto che viene portato nella stanza degli assistenti. Qui viene ammanettato con le mani dietro la schiena, con una forza tale da provocargli la lussazione della spalla. Poi viene ripetutamente colpito con schiaffi, pugni e calci nelle parti intime finché gli si offusca la vista e resta ferito. Dopo averlo picchiato, è stato anche punito con 10 giorni di cella di isolamento dormendo su un’asse di legno senza materasso. “Ma è bravo, non mi ha toccato. Stava lì a guardare ma non riusciva a dividersi perché c’è questa cosa tra gli assistenti: comanda chi è l’assistente più anziano. Mi ha detto ‘non preoccuparti’”. Parla della vittima del pestaggio riferendosi ad uno degli agenti di Catania. In un altro episodio, un detenuto ammanettato con la faccia a terra è stato preso a calci e pugni alla testa, anche con una scarpa che gli ha lasciato l’impronta di uno stivale sulla parte posteriore del collo.

Immagini di sorveglianza e referti medici

Sebbene alcuni attacchi siano avvenuti in stanze prive di videosorveglianza, molti altri erano chiaramente visibili. Percosse in dieci contro uno, “percosse” o con la punta degli stivali o con calci mirati al viso con stivali da combattimento, al punto da farli svenire o fare loro così male da non riuscire a dormire la notte. In alcuni casi la tecnica utilizzata sarebbe stata tale da non lasciare il segno. Le indagini ancora in corso cercheranno di capire se ci siano altre figure coinvolte, anche per omessa segnalazione e assistenza, oppure per falsificazione di certificati di servizio come spesso accaduto. Le accuse contro gli agenti penitenziari includono il rifiuto delle cure mediche dopo le percosse o dichiarazioni dei sospettati come “se lo meritava”. E ancora, sputi e insulti anche di stampo razzista. Una “pratica reiterata e sistematica” che sarebbe rimasta impunita anche a causa dei rapporti di servizio falsificati. A un certo punto, però, è mancata la “protezione”: il “nuovo” direttore di Beccaria, hanno detto intercettato, “fa il serio” e “dice di voler intervenire”.

La denuncia del garante

Ci sarà una denuncia al Garante della privacy e all’associazione dei giornalisti per l’inchiesta sugli agenti penitenziari arrestati. Lo annuncia Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), parlando di “inaccettabile gogna mediatica” per la pubblicazione dei nomi degli arrestati. Per Capece la pubblicazione dell’elenco degli arrestati “rischia di mettere in serio pericolo le persone coinvolte”.

 
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