selezione dopo sei mesi. Ecco cosa cambia – .

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Addio ai test numerici programmati Medicinale: potrai accedere liberamente al corso di laurea e la selezione avverrà dopo il primo semestre. Lo stabilisce la riforma il cui testo base è stato approvato praticamente all’unanimità dalla Giunta ristretta della Commissione istruzione del Senato: il testo prevede che per Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria e per Medicina veterinaria sarà possibile iscriversi al primo semestre senza cimentarti nel test. Al termine di questo primo periodo, per l’ammissione al secondo semestre, gli studenti dovranno aver superato le discipline di base in ambito biomedico, sanitario, farmaceutico e veterinario che verranno poi individuate nel corso dell’iter di legge. Agli studenti che non riusciranno ad accedere verranno comunque riconosciuti i crediti formativi necessari per poter cambiare indirizzo durante il primo anno e senza dover pagare le nuove immatricolazioni.

L’ANNO PROSSIMO

La riforma dovrebbe entrare in vigore a partire dall’anno accademico 2025-2026. Pertanto per il prossimo anno, 2024-2025, le date delle prove per l’accesso alla facoltà restano previste per i prossimi maggio e luglio con la possibilità per i candidati di partecipare ad entrambe le prove. E probabilmente sarà l’ultimo anno di test. «La Giunta ristretta della Commissione Istruzione del Senato ha adottato praticamente all’unanimità il testo base per dire no al numero chiuso in Medicina – ha commentato il presidente della Commissione, Roberto Marti – è stato un lavoro intenso che ha trovato la massima convergenza di tutte le forze politiche: l’odioso numerus clausus che abbiamo conosciuto negli ultimi 25 anni non esisterà più”. Quali saranno i prossimi passi dell’iter legislativo? Il testo prevede la delega al Governo di adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, i decreti legislativi necessari per la revisione dell’accesso a Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Non solo, l’esecutivo dovrà garantire programmi uniformi e coordinati in tutte le facoltà e l’armonizzazione dei piani di studio dei corsi per arrivare ad un numero complessivo di crediti formativi universitari stabilito a livello nazionale. Anche perché l’ammissione al secondo semestre dei corsi di laurea magistrale sarà subordinata al conseguimento di tutti i crediti stabiliti per gli esami del primo semestre. In questo modo arriveremo poi ad una graduatoria di merito nazionale. «Trasparenza, equità, merito: è su questi principi che governo e Ministero dell’Università vogliono riformare l’accesso alla medicina – ha spiegato la ministra Anna Maria Bernini – coniugando le legittime aspirazioni degli studenti con le esigenze del sistema sanitario. Sappiamo che nei prossimi anni potremo formare almeno 30mila futuri nuovi medici, ai quali dovremo garantire una preparazione di qualità, prestando particolare attenzione alle opportunità che le nuove tecnologie offrono in campo medico. Stiamo lavorando a una riforma strutturata che superi il numero chiuso e punti all’eccellenza formativa e alla valorizzazione delle competenze. Siamo sulla strada giusta. Sono davvero orgoglioso del percorso che anche il Parlamento ha avviato, all’insegna dell’ascolto, della massima collaborazione e dell’unità di intenti”.

L’obiettivo è far fronte alla cronica carenza di medici nelle diverse specializzazioni; dalla medicina di base a quella d’urgenza. L’iter è lungo e complesso, visto che riguarda da vicino anche l’ingresso ai corsi di specializzazione, ma intanto stiamo cercando di creare una svolta nell’accesso: «Era ora – ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia – oggi troviamo noi stessi con una carenza di 50mila medici in Italia e di 3.500 in Veneto, a causa di scelte sbagliate fatte in passato dall’alto a livello nazionale. I grandi chirurghi e medici vengono selezionati durante il percorso di studio per poi confrontarsi in sala operatoria e in reparto. Non certo con un’assurda raffica iniziale di prove incrociate. Il merito, da valutare ad un certo punto della carriera accademica, è la strada giusta per creare una selezione ragionevole. Spetta ovviamente al legislatore nazionale decidere quando farlo. Ciò garantirà che i migliori, i più determinati e i più abituati alla professione vadano sempre avanti”.

IL NO DEI MEDICI

I camici bianchi però non sono dello stesso parere, è infatti l’Ordine dei medici a tuonare contro questo primo passo della riforma: «Siamo chiaramente contrari, e questa non è assolutamente una regola di buon senso – ha spiegato Filippo Anelli , il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri – eliminare il numero chiuso in Medicina significa che tra 10 anni, il tempo necessario per formare un medico, avremo una pletora di laureati che non avranno alcuna possibilità di trovare lavoro come medici. Produrremo solo disoccupati”.

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Il Messaggero

 
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