«La fine di un incubo, ho perso tutti i miei risparmi. Il 5 maggio è stato brutale per l’Inter” – .

«La fine di un incubo, ho perso tutti i miei risparmi. Il 5 maggio è stato brutale per l’Inter” – .
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Gianluca Paparesta, ex arbitro internazionale e presidente del Bari dal 2014 al 2016. Ieri è stato pienamente assolto dall’accusa di aver contribuito al fallimento del club, avvenuto nel 2019 con Cosmo Giancaspro presidente. Come hai vissuto questa storia?
«Molto brutto, perché per anni ha caratterizzato la mia vita in modo negativo. Adesso vivo a Milano e faccio altro, faccio il commercialista. Non escludo un ritorno al calcio, ho avuto offerte ma ho preferito chiarire definitivamente la mia estraneità a questa faccenda. Il mio incubo è iniziato quando, dopo aver dato vita a quel progetto sportivo in cui credevo ciecamente, non sono riuscito a trovare nessuno che potesse sostenermi. E continuò quando mi ritrovai coinvolto nel fallimento del Bari, di cui non avevo alcuna responsabilità. Per fortuna questo periodo orribile della mia vita è finito”.
Ha detto di essere stato “escluso” da chi ha diretto l’azienda dopo di lei. Ma ha qualche errore da incolpare?
«Sì, una di queste è stata lasciarsi trasportare dall’entusiasmo senza avere le risorse adeguate. Avevo bisogno di partner che mi aiutassero, ho cercato tra gli imprenditori locali e non ho avuto successo. Avrei dovuto pubblicizzare meglio questa richiesta di aiuto. E ho finito per fidarmi delle persone sbagliate”.
Tra questi c’è anche il malese Dato Noordin?
«Certo, ma credevo in lui. Personalmente sono andato in Malesia, ho incontrato il re, aveva le capacità economiche di cui parlava. Ma poi i soldi promessi non sono mai arrivati. Mi ha detto che il trasferimento dei suoi beni in Italia è stato bloccato. Avevamo un accordo per un aumento di capitale di cifre molto significative”.
Se potessi tornare indietro, saresti ancora presidente del Bari?
«No, mi è costato tutti i risparmi di una vita. E molte persone si sono avvicinate a me e sono scomparse quando le cose sono andate male. Tra i pochi a non averlo fatto, l’avvocato Gaetano Sassanelli e Antonio De Feo, membro del consiglio di amministrazione scomparso il mese scorso. Anche lui ha perso”.
La partita migliore e peggiore della sua gestione?
“Il più bello Bari-Latina, semifinale playoff, quando uno stadio vuoto da troppi anni viene riempito. La cosa peggiore fu il 3-4 col Novara due anni dopo, ancora ai playoff. Mi sono reso conto che un progetto nel quale avevo creduto e investito mi stava sfuggendo di mano”.
E della tua vita da arbitro, c’è una partita che ricordi in particolare?
“Vivere Lazio-Inter del 5 maggio 2002 In campo, quando la festa annunciata si è trasformata in una tragedia collettiva per un intero popolo (i tifosi dell’Inter, ndr), mi ha fatto capire la brutalità del calcio”.
Ti sarebbe piaciuto arbitrare con il VAR?
«Sarebbe stata una manna dal cielo. È una grande opportunità che gli arbitri dovrebbero cogliere con più attenzione, umanizzando le decisioni prese. Ma questo rischia solo di rendere meno responsabile il direttore di gara”.

 
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