Il 25 aprile della Banca d’Italia e il furto dell’oro da parte dei nazisti – .

Il 25 aprile della Banca d’Italia e il furto dell’oro da parte dei nazisti – .
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Il 25 aprile evoca il ricordo di furto di oro dalla Banca d’Italia durante l’occupazione di Roma nel 1943. Il piano inclinato degli eventi che fecero dell’allora governatore, Vincenzo Azzolini, una figura controversa si mise in moto subito dopo l’armistizio dell’8 settembre, quando il comando tedesco a Roma pianificò il trasferimento dell’area L’oro della Banca d’Italia alla Germania. Azzolini apprese il 19 settembre che il giorno dopo a Palazzo Koch si sarebbe presentata una delegazione tedesca. Con l’aiuto determinante del direttore generale Niccolò Introna, racconta Federico Fubini nel suo “L’oro e la patria” (Mondadori 2024), Azzolini fece costruire durante la notte una stanza murata per nasconderne buona parte. Per asciugare rapidamente l’umidità e la vernice, i funzionari della banca hanno acceso lampade e ventilatori.

A questo punto le ricostruzioni storiche di quanto accaduto differiscono. Una versione vuole che sia stato un informatore a far cambiare idea ad Azzolini: se i tedeschi fossero già stati a conoscenza dell’inganno, mentire sarebbe stato inutile. Per tutelare la propria incolumità e quella degli altri uomini della banca, per evitare sanguinose rappresaglie, il governatore consegnò l’oro. L’altra versione è più severa nei confronti di Azzolini che avrebbe fatto rimuovere il muro, spaventato dalle terribili conseguenze che avrebbe dovuto subire se i tedeschi si fossero accorti del trucco.

Qualunque sia la verità, il 20 settembre Azzolini accompagnò l’ambasciatore Moelhausen e il colonnello Kappler nel loro giro di ricognizione. Sono state consegnate 626 scatole contenenti lingotti per un valore di circa 120 tonnellate e 543 sacchi di monete. Il primo treno blindato partì nella notte tra il 22 e il 23 settembre, altri lo seguirono diretti verso la Svizzera e la Germania. Parte dell’oro era nascosto nella zona della Fortezza in Alto Adige, territorio italiano governato da un Gauleiter tedesco.

Nel maggio 1945 gli Alleati restituirono l’oro rubato, Azzolini fu destituito dall’incarico e arrestato. Subì un processo e fu condannato a trent’anni per “reati gravi”, fu poi assolto dalle accuse e rilasciato nel 1948, morì a Roma nel 1967. Azzolini fu un buon governatore, alla morte di Bonaldo Stringher fu nominato all’unanimità dal Consiglio Superiore della Banca d’Italia, era il 1931, anno in cui il sistema monetario internazionale crolla e le ripercussioni della Grande Depressione arrivano anche in Italia. Insieme a Introna fu tra gli artefici della riforma bancaria del 1936 e del funzionamento della Banca d’Italia come la conosciamo oggi, ma la sua storia professionale si interseca con gli eventi del 1943 che ne fanno ancora oggi una figura controversa.

Con la destituzione di Azzolini toccò a Luigi Einaudi occuparsi del disastro monetario del dopoguerra, la sua agenda era composta da tre priorità semplici e molto complicate: combattere l’inflazione, riportare l’Italia negli accordi monetari di Bretton Woods, garantire la stabilità monetaria . Se l’Italia è il Paese con la quarta riserva aurea al mondo, le ragioni risalgono alle scelte operate in questi anni drammatici.

Einaudi, De Gasperi, Corbino, Del Vecchio: gente di un’altra epoca e di un altro lignaggio, vecchia borghesia che aveva le idee chiare in testa e che seppe anteporre l’interesse generale del Paese alla demagogia spendacciona. Non hanno esitato a sfidare gli americani e l’opposizione, che chiedevano che gli aiuti finanziari fossero destinati interamente alla ricostruzione degli impianti industriali. La politica deflazionistica di Einaudi metteva al primo posto la stabilità finanziaria e la ricostruzione delle riserve valutarie del Paese era strumentale all’obiettivo di restituire credibilità internazionale all’Italia e di riportare il Paese nel sistema economico occidentale. Einaudi riabilitò l’onore della Banca d’Italia, inaugurò la tradizione delle Considerazioni finali, contribuì ad elevare il prestigio dell’Istituto centrale.

Carlo Benetti, Specialista di mercato GAM Italia

 
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