Il peso dell’imposta sulla busta paga, Italia quinta tra i paesi Ocse con il 45,1% – .

Il peso dell’imposta sulla busta paga, Italia quinta tra i paesi Ocse con il 45,1% – .
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MILANO – L’Italia resta in testa alla classifica Ocse sull’impatto delle tasse sui salari. È quanto emerge dall’aggiornamento del rapporto Taxing Wages dell’organizzazione parigina, che descrive un’aliquota fiscale leggermente più severa per i “single” rispetto ad una riduzione per le famiglie.

L’Italia ha registrato – secondo i calcoli dell’OCSE – un cuneo fiscale effettivo del 45,1% nel 2023, dal 45% nel 2022, per un lavoratore “single”, ben al di sopra della media dell’area del 34,8%. , a sua volta in rialzo di 0,1 punti. Come negli anni precedenti, l’Italia è al quinto posto nella (poco invidiabile) classifica della tassazione sulle buste paga, che vede ancora una volta al primo posto Belgio con un cuneo del 52,7% (-0,2 punti), seguito da Germania con il 47,9% (-0,5), daAustria con il 47,2% (+0,3) e da Francia con il 46,8% (-0,2). Tra gli altri grandi occidentali, il Regno Unito scende al 31,3% (-0,3) e il Stati Uniti d’America al 29,9% (-0,5%). Là svizzero si ferma al 23,5% eOlanda scende dello 0,7% al 35,1%. L’Australia si distingue per l’aumento record del cuneo con +2,2% punti, ma al livello ancora moderato del 29,2%. La tassa più amichevole per il lavoro resta quella del Colombia dove è pari a zero secondo le normative internazionali, ma ha mano leggera anche all’interno Chile (7%), Messico (20%) e Nuova Zelanda (21,1%).

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24 aprile 2024

Il cuneo, ovvero la differenza tra il costo per il datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore, è aumentato lo scorso anno in 23 dei 38 paesi OCSE, è diminuito in 13 ed è rimasto invariato in due. L’aumento delle imposte sul reddito in percentuale del costo del lavoro ha determinato l’aumento, spiega il rapporto. D’altro canto, quando l’inflazione è rimasta al di sopra dei livelli storici, I salari medi sono aumentati in termini nominali in 37 paesi, ma sono diminuiti in termini reali in 18 paesi, inclusa l’Italia. Nel caso della penisola, il valore complessivo del cuneo si ottiene sommando il 16,8% delle imposte sul reddito (media OCSE 13,3%), il 4,3% dei contributi versati dal lavoratore (8,1% OCSE) e il 24% dei contributi versati dal lavoratore. datore di lavoro (13,4% OCSE).

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Il quadro dei prelievi dalla busta paga

L’aumento rispetto al 2022 deriva da un lato da un aumento di 2,36 punti delle imposte sul reddito (contro +0,17 Ocse) e dall’altro dal calo di 2,32 punti dei contributi a carico del lavoratore (-0,07 Ocse). Se consideriamo solo la retribuzione lorda, quella vista in busta paga, il prelievo totale in Italia per il lavoratore senza familiari a carico è del 27,7% contro la media Ocse del 24,9% e deriva dal 22,2% (15,4% Ocse) di imposte aggiunte al 5,6% dei contributi versati dal lavoratore (9,6% OCSE). Il costo totale annuo del lavoro nella penisola a parità di potere d’acquisto ammonta a 69.388 dollari, contro una media OCSE di 65.214 dollari e si colloca al 19° posto tra i paesi industrializzati.

Il calo dei salari reali accomuna anche i paesi più avanzati, con un picco del -10,5% per la Colombia e riduzioni superiori al 2% anche in Messico (-5%), Svezia (-4,6%), Repubblica Ceca e Islanda (-3%) e un impatto del -1,6% in Germania e del -0,4% in Francia.

Tornando alla penisola, la busta paga annua netta è indicata in 24.207 euro contro i 23.287 euro del 2022.

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di Raffaele Ricciardi

10 marzo 2024

Nel 2023 le cose sono andate meglio sul fronte della tassazione per le famiglie. Le famiglie monoreddito della Penisola registrano una flessione del cuneo al 33,2% da 33,4% e anche se il livello resta ben al di sopra della media Ocse del 25,7%, che però aumenta di 0,1 punti: migliora la posizione italiana nel confronto internazionale.

A quanto ammonta il carico fiscale sul secondo stipendio

Quest’anno, sotto la lente parigina, è stato affrontato il tema dei “secondi percettori di reddito”, cioè a quanto ammonta il carico fiscale aggiuntivo quando in una famiglia c’è un secondo stipendio.

In caso di salario basso (67% del salario medio), la fetta del secondo percettore di reddito di una coppia sposata senza figli è del 34% contro il 31% del single. In Italia il confronto è tra il 40,8% del ‘secondo percettore’ e il 38,4% del lavoratore individuale. Se lo stipendio sale al 100%, cioè è nella media, il cuneo è del 37,9% contro il 34,8% dei single. E in Italia i dati sono rispettivamente del 46,7% e del 45,1%.

La disparità riflette la riduzione degli assegni familiari o di altre prestazioni che si verifica quando anche il secondo coniuge inizia a lavorare o aumenta l’impegno lavorativo. La perdita del vantaggio fiscale può essere uno dei fattori che scoraggiano l’ingresso nel mondo del lavoroevidenzia il rapporto.

 
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