Un 25 aprile per la libertà e la Costituzione, nel nome di Giacomo Matteotti – .

Di Alessandro Tomasi*

PISTOIA – Ringrazio le autorità civili e militari, le associazioni di combattimento e d’arma, l’Anpi, tutti i componenti del Cudir e i cittadini presenti questa mattina per festeggiare insieme, davanti al Monumento ai Caduti della Resistenza, la liberazione della nostra paese dal nazifascismo.

Il sindaco Alessandro Tomasi in piazza della Resistenza (foto Federico Melani)

Oggi è prima di tutto una festa e, come tutte le festività, quando ci svegliamo la mattina auguriamo un felice compleanno ai nostri figli e alle persone che amiamo.
Magari lo facciamo con un messaggio o una telefonata.
Oggi la prima cosa che dobbiamo dire, anzi gridare, è viva la Libertà.
E ditelo ai nostri ragazzi, ai nostri figli: grazie a tutte quelle persone che hanno lottato per consegnarcelo.
Partigiani, uomini e donne, soldati, gente comune che, nascondendo qualcuno dalle rappresaglie, passandosi di nascosto un pezzo di pane, non collaborando con i fascisti e i nazisti, come i ragazzi della Fortezza, hanno contribuito a liberarci.
Due belle parole: Libertà e Gratitudine. Questo è lo scopo della celebrazione oggi. Di Libertà e Gratitudine.
Quest’anno ricordiamo anche il centenario del delitto Matteotti, e oggi è giusto ricordare questo martire.
Matteotti fu ucciso dai fascisti dopo il discorso di denuncia tenuto alla Camera il 30 maggio 1924.

Giacomo Matteotti

“Noi – ha detto Matteotti alla Camera – difendiamo la sovranità del popolo italiano (la sovranità appartiene al popolo, articolo 1 della Costituzione), al quale rivolgiamo i nostri più vivi saluti e crediamo di rivendicarne la dignità chiedendo l’annullamento della le elezioni colpite dalla violenza”.
Matteotti ha pronunciato il discorso in mezzo a una maggioranza che gli urlava contro, interrotto dagli attacchi verbali di chi voleva impedirgli di parlare.
Quel discorso lo ha fatto contro gli abusi dei fascisti ma lo ha fatto anche per l’opposizione, per incoraggiarla ad avere coraggio e a lottare, per fare un’opposizione vera, dura, nel luogo a lei destinato.
Al termine del suo discorso ha detto ai suoi compagni di partito: Ora potete preparare il mio elogio funebre.
È chiaro che Matteotti comprendeva la direzione in cui andava il Paese, verso la dittatura, la privazione della libertà, e conosceva il rischio a cui lo avrebbe sottoposto la sua battaglia e il suo tentativo di risvegliare le coscienze assopite di molti.
È stato ucciso perché rappresentava un pericolo per la dittatura.
Ci sono stati, anche in città, convegni molto importanti dove è stata ricostruita dal punto di vista storico la figura di Matteotti non solo per questa denuncia ma per la sua attività politica prima dell’avvento del fascismo.

Il monumento alla Resistenza

Ma permettetemi di riflettere.
Qual è la sua eredità più importante?
Sono nato in una famiglia socialista e di sinistra. Una famiglia umile, come tante ce n’erano e ce ne sono tante, e che come tante altre è stata guidata nella propria vita da una certa visione del mondo.
La politica permeava idealmente la vita delle famiglie molto più di oggi.
Mi colpì che anche nelle famiglie più umili, anche tra gli ultimi militanti, si acquistassero libri che raccontassero la storia, la Resistenza, la politica. A casa mia non mancavano certo i libri su Matteotti.
Perché ricordo bene che nella mia famiglia, in quelle umili case di cui prima, quando si parlava di fascismo e di guerra ci si collegava subito a due cose: agli assassini di Mattotti e ai firmatari delle leggi razziali.
Uccidere un avversario politico è stato l’atto più vile e atroce.
Matteotti era idealizzato dalla gente comune come un eroe. Come il primo Martire. È una figura intoccabile. È un esempio di coraggio, della prima opposizione al fascismo. È un esempio a differenza di chi ha voltato le spalle dall’altra parte, molto spesso per comodità.
Allora ti dirò che sono rimasto molto colpito anche da quanto ha detto qui a Pistoia Walter Veltroni, durante un’intervista in occasione della presentazione del suo libro.
Ha detto che la storia è complessa e che dopo la Liberazione sapete di cosa erano piene le fogne di Roma? Erano pieni di tessere del partito fascista.
Segno questo che, nonostante in un periodo certamente caratterizzato dall’uso della violenza, della forza, in cui era la paura a guidare le scelte delle persone, e anche la convenienza, c’era stato comunque un sostegno della gente perché mancavano ancora gli anticorpi alla dittatura.
Questi anticorpi, pur essendo presenti in alcuni illuminati come Matteotti, non erano ancora presenti tra la popolazione.
Allora oggi dobbiamo lavorare perché esempi come quello di Matteotti siano sempre vivi, proprio per coltivare questi anticorpi che non devono mai mancare.
I giovani, le persone hanno bisogno di esempi concreti, di comportamenti concreti e non di retorica.
In questo senso vi racconto il progetto dell’Istituto Einaudi che ho voluto sostenere.

Le foto delle vittime della Shoah

Il Comune di Pistoia ha contribuito con 5mila euro al viaggio d’istruzione ad Auschwitz e Birkenau che ha coinvolto circa 150 studenti. L’ultimo gruppo è rientrato a Pistoia proprio nei giorni scorsi. Voglio leggervi alcuni dei loro pensieri, perché sono testimonianza di come certe iniziative possano fare la differenza.
Questa è la testimonianza di uno studente del corso serale.
Auschwitz e Birkenau mi hanno lasciato una profonda impressione, lasciandomi una profonda tristezza che non potrò mai dimenticare. In quel momento ho pensato alla sofferenza di queste persone, soprattutto a quella dei bambini disabili, come mia figlia Ivanna, che proprio non potevano difendersi, mi è rimasto un nodo alla gola. Questi luoghi di sterminio mi hanno fatto riflettere e mi sono chiesto come l’uomo possa diventare perverso, crudele e pazzo nei confronti dei suoi simili. (Malarin Cesar Pimentel David)
Un’altra testimonianza
La cosa più impressionante è stato vedere gli oggetti dei deportati: valigie, occhiali, scarpe, ciotole e perfino i capelli tagliati con cui, ci ha spiegato la guida, venivano tessute reti e calzini per i marinai. Vedo ancora nella mia mente i loro volti esposti nelle foto. Sono rimasto colpito dall’odore di ossa bruciate, che pensavo fosse solo una voce. Anche il museo di Birkenau mi colpì molto, soprattutto i binari del treno dove arrivavano i prigionieri e venivano lasciati nei due settori (maschile e femminile) separati da un recinto spinato per essere selezionati. Ora lì c’è un campo verde che una volta era solo fango. Pensare che tutte quelle persone innocenti siano state uccise, o torturate, che siano morte di fame e di malattie, è davvero terribile ed è stato scioccante per me. (Valentina Silvestro)

Questo è il pensiero di uno studente.

Se potessi lo rifarei 1000 volte perché mi ha dato l’opportunità di riflettere su argomenti importanti e ancora attuali. In particolare, la grande dimensione dei campi e la grande organizzazione al loro interno mi hanno fatto riflettere su come tutto fosse concepito per UCCIDERE senza possibilità di salvezza. È stata un’occasione importante anche perché non dobbiamo dimenticare quanto accaduto nella speranza che non si ripeta in futuro. (Giulia Marcianò).
Ne sono arrivati ​​anche altri, e per questo ringrazio gli studenti, la dirigente scolastica Elena Pignolo e il professor Massimo Vannucci. Sarebbe bello raccoglierli tutti in un’unica pubblicazione.
Già queste che vi ho letto bastano per capire quanto siano importanti certe iniziative per coltivare quegli anticorpi alle dittature, alle guerre, necessari in ogni epoca.
Quegli anticorpi e quei valori coltivati ​​con la Liberazione e impressi nella Costituzione.
Il sangue, l’impegno e il pensiero di coloro che hanno liberato il Paese sono confluiti nella Costituzione.
Possiamo dire che oggi questo testo trova piena attuazione? NO.
Sappiamo però che ci dà indicazioni su cui puntare.
Cosa significa oggi combattere il fascismo? Non in una visione storica e sterile, non nella logica di strumentalizzazione politica che viene da destra o da sinistra.
Combattere il fascismo oggi significa lottare contro qualcosa che di volta in volta ostacola la realizzazione di una realtà verso cui tende la Costituzione.
Leggiamo ad esempio l’articolo 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.
Ciò significa che dobbiamo combattere il razzismo, perché siamo tutti uguali.
Oppure l’articolo 32 sulla salute.
La Repubblica tutela la salute come diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività.
Dobbiamo lottare per la salute pubblica!
Articolo 21: Ogni individuo ha il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero.
Pensa a quanto è potente questa libertà. Pensate quanto è stato potente il discorso di Matteotti alla Camera, l’espressione del suo pensiero. Le sue parole rappresentavano una minaccia per la dittatura.
Articolo 31: La Repubblica facilita la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti ad essa connessi con misure economiche e altri provvedimenti.
Ai giovani oggi viene davvero data la possibilità di formare una famiglia?
Articolo 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e comunque sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
È davvero così oggi?
Evidentemente c’è ancora molto da fare.
Per combattere il totalitarismo – e per noi è meno pericoloso che in passato e molto più chiaro come farlo – dobbiamo lottare affinché si realizzi quanto scritto in questo testo semplice e potente.
Oggi è un giorno di festa. Spero che ognuno di voi l’abbia iniziata festeggiando e mi piace pensare che stasera, in ogni casa, si dica ancora una volta viva la Libertà! Viva la Liberazione! E grazie a chi ci ha liberato!
Buon 25 aprile!

*Sindaco di Pistoia

 
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