mezza Torino è da rifare – Torino News – .

L’Europa fa sborsare il Piemonte 30 miliardi. È questa la cifra, a grandi linee, che le famiglie piemontesi dovrebbero spendere per ristrutturare appartamenti e ville secondo il diktat della nuova direttiva “Case verdi” che sta allarmando il Paese. La stima è stata effettuata da Notizie di Torino insieme a AscomEd rielaborando i dati del Cresme.

DA 30 A 100MILA EURO
A Torino, secondo i dati dell’Enea, bene Il 44,5% delle abitazioni rientra nelle classi energetiche più basse, F e G, e dovranno essere modificati. Con un esborso che varia dai 30 ai 100mila euro a seconda della tipologia di casa. «Per realizzare gli interventi di efficienza energetica previsti dalla direttiva europea si spenderebbe in media circa il 10% del valore dell’immobile. Prendendo ad esempio un appartamento a Crocetta del valore di 300mila euro risalente agli anni ’60-70, la spesa si aggirerebbe intorno ai 30mila euro, ma per una casa singola fuori città, in cui vive una sola famiglia, si arriva facilmente a 100mila. euro» spiega Marco Cossa, presidente AscomEd e vicepresidente Ascom.

Il preventivo di spesa, voce per voce, per un appartamento di 100 metri quadri è sconvolgente: uno scaldabagno una nuova condensazione costa in media 6mila euro e supera i 10mila per una con pompa di calore. Per rifare il finestre e porte per isolare termicamente ci vogliono circa 10mila euro tetto Se ne aggiungono 30mila e più cappotto vale 150 euro al mq. Infine la spesa per il pannelli solari, varia dai 7 ai 10mila euro a seconda della tipologia. Un vero e proprio drenaggio che rischia di erodere la copertura del nostro debito pubblico. Oltre a svalutare il mercato immobiliare, “porto sicuro” per gli italiani.

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ALLARME SVALUTAZIONE
Secondo il Codacons gli interventi di riqualificazione energetica previsti dall’Ue potrebbero determinare effetti enormi sul mercato immobiliare nel medio termine, determinando una svalutazione fino al 40% del valore degli immobili non oggetto di interventi di riqualificazione. Un ulteriore colpo per i risparmiatori che vedevano nella casa un bene rifugio in cui investire.

Per compensare la vendita a basso prezzo di un immobile venduto senza ristrutturazione, secondo Confartigianato: «dovrebbe esserci una misura fiscale che consenta al cittadino di detrarre la minusvalenza ottenuta dalla vendita dell’immobile al di sotto dell’Irpef dovuta allo Stato oltre dieci anni. dei valori di mercato”. Tra le altre proposte figurano anche “incentivi alle ristrutturazioni e un fermo no a possibili multe per chi non aderisce”. AscomEd propone invece una soluzione più drastica: «Considerato che il nostro patrimonio edilizio è vecchio – spiega il presidente Cossa – e costituito in gran parte da edifici degli anni Sessanta e Settanta che non presentano particolare pregio, avrebbe senso pensare a aumentare le demolizioni per creare nuove costruzioni”.

FLOP DEL SUPERBONUS
La direttiva “Case verdi”, che ha ricevuto il voto contrario solo da Italia e Ungheria, arriva guarda caso all’indomani del Superbonus 110% che non ha risolto i problemi ambientali per cui era stato pensato: «Con il Superbonus – conclude Cossa – è stato realizzato solo l’1% di quanto si sarebbe potuto ottenere»

 
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