“Verso l’addio all’epatite C in uno studio di Medicina Interna dell’Ospedale di Potenza” – .

Per l’epatite C – una delle principali cause dello sviluppo di malattie epatiche croniche come, ad esempio, l’epatite cronica, la cirrosi epatica e il cancro del fegato o il carcinoma epatocellulare, con conseguente frequente necessità di trapianto – non esiste un vaccino e l’uso di immunoglobuline non si è dimostrato efficace. L’attivazione dello screening gratuito in Italia, prevista dalla legge dello Stato n 2020, finalizzata all’emergenza dell’infezione cronica da HCV destinata ai nati tra il 1968 e il 1989, ai soggetti in cura dei Servizi Dipendenze (Ser.D) e ai detenuti, unitamente all’accesso universale ai farmaci antivirali a partire dal 2017, nell’ambito del piano di eliminazione dell’infezione da HCV, ha permesso di identificare e curare ad oggi oltre 200mila pazienti affetti da infezione cronica da epatite C, il numero più alto di pazienti trattati in Europa.

“E’ in questo contesto – afferma il direttore generale dell’ospedale regionale ‘San Carlo’ di Potenza Giuseppe Spera – che si inquadra l’importante studio condotto dai nostri specialisti di Medicina Interna guidati dal direttore del reparto di Medicina Interna dottor Buccianti. Il lavoro – prosegue il DG Spera – sarà presentato a Rimini nell’ambito del 29° congresso nazionale di Fadoi, la federazione delle associazioni dei dirigenti ospedalieri di medicina internistica, con l’obiettivo di dimostrare l’efficacia terapeutica e l’elevato livello di sicurezza della terapia antivirale pangenotipica, efficace per tutti i genotipi del virus HCV, in una coorte di 200 pazienti positivi al virus dell’epatite C, residenti in Basilicata. Emerge ancora una volta la capacità dell’AOR San Carlo di coniugare l’attività sanitaria con lo studio e la ricerca, con importanti riconoscimenti nel panorama nazionale e internazionale”.

“Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2015, nel mondo sono circa 71 milioni le persone affette dal virus dell’epatite C, pari a poco più dell’1% della popolazione mondiale, con ampia variabilità di distribuzione geografica”, spiega il dottor Nello Buccianti (nella foto della pagina). “In Italia – prosegue il medico internista – secondo le stime recentemente pubblicate, sono circa 400mila le persone affette da epatite C, di cui quasi 290mila con uno stadio di fibrosi da assente a avanzato e quindi potenzialmente asintomatiche. La parte centrale del lavoro condotto con i colleghi di Medicina Interna dell’ospedale ‘San Carlo’ di Potenza è durata 8 settimane e ha coinvolto 200 pazienti lucani, divisi quasi equamente tra donne e uomini, trattati con una terapia antivirale pangenotipica. Dopo 12 settimane dalla sospensione del trattamento, la risposta virologica sostenuta nel 100% dei pazienti non è stata influenzata dal grado di fibrosi, viremia, genotipo, età e sesso, e non sono stati rilevati eventi avversi. L’attuale trattamento antivirale del virus dell’epatite C, come dimostrato dal nostro lavoro e dai dati della letteratura, riduce talmente la trasmissione del virus da poter essere definito un metodo di prevenzione. L’eliminazione del virus C, prerogativa terapeutica degli attuali farmaci, deve rappresentare uno stimolo all’attuazione della campagna di screening del virus C, alla quale la Regione Basilicata ha aderito per far emergere i casi nascosti – conclude la dottoressa Buccianti – e contribuire a raggiungimento dell’obiettivo proclamato dall’Oms che ha individuato nel 2030 l’anno dell’eliminazione del contagio”.

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