Traslazione delle ossa di San Ruggero da Canne a Barletta, la storia di Michele Grimaldi – .

Traslazione delle ossa di San Ruggero da Canne a Barletta, la storia di Michele Grimaldi – .
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«Il 27 aprile saranno trascorsi 748 anni dalla traslazione delle ossa di San Ruggero da Canne a Barletta. Sulla questione del trasferimento, nel senso cristiano del termine, ci sono molti dubbi poiché molti adotterebbero, in modo più appropriato, la parola furto visto che quel blitz fu compiuto per finalità di potere religioso”. Così lo storico e archivista di Stato, Michele Grimaldi.

«Infatti nel 1276 le spoglie mortali del Vescovo di Canne furono traslate da Canne a Barletta. Il clero canneste accusò di “furto” i suoi colleghi barlettani e inviò una lettera infuocata facendo appello a papa Innocenzo V. Il Pontefice ordinò un’indagine affidandola al vescovo di Minervino che assolse (un po’ forse no) il clero barlettano. Non ho intenzione di polemizzare in quanto ne hanno parlato in molti ed alcuni (purtroppo non tutti) anche in modo storicamente documentato. Vorrei, al contrario, soffermarmi sulle “manifestazioni” collaterali che con l’evento religioso hanno ben poco (o niente) a che fare.

Pochi personaggi, da sempre attenti osservatori della realtà barlettana, conoscitori delle più antiche tradizioni popolari e appassionati di storia e di arte, scrivono da alcuni anni articoli che animano l’asfittica dialettica culturale dedicata a luoghi, personaggi e luoghi poco conosciuti. storie della città. Ed è proprio rileggendoli che ci rendiamo conto di come, al di là dei dati storici naturali immutabili dei luoghi descritti, lo stato di degrado e di abbandono in cui si trovano molti di questi è assolutamente immutato, anzi evidentemente peggiore.

Quindi tornare a quegli interventi, sempre attuali, rappresenta ancora una testimonianza civile prima ancora che culturale, ma soprattutto un richiamo alla necessità di intervenire subito. Gli articoli raccontano quindi episodi, storie e luoghi di una Barletta sconosciuta a molti e se conosciuta, dimenticata, soprattutto dalle amministrazioni. Spesso mi sorprendo nel vedere come la nostra città sia piena di privati ​​alle prese con iniziative impensabili che tolgono soldi pubblici per “mettere in scena” paradossali ricostruzioni pseudo-storiche fini a se stesse che, per acquisire credibilità, vengono accompagnate da eventi religiosi che aggiungono insulto alla infortunio. Far loro sapere che la storica Fontana medievale di San Ruggero (a proposito!) nella parte più dimenticata di Canne della Battaglia, ormai prossima al completo annientamento, ha bisogno immediato e urgente di intervento per salvare ciò che ne resta? Sarebbe cosa buona e giusta… oppure no?

Si deve quindi presumere che le persone in questione siano impegnate in altre faccende. La Barletta “Storica” ha un patrimonio artistico e culturale importante eppure è ultima nella classifica per quanto riguarda gli investimenti pubblici nella cultura, quella vera e non nelle manifestazioni fieristiche; forse la nostra città potrebbe essere considerata un museo a cielo aperto, vista la ricchezza di opere presenti e tuttavia riusciamo a distinguerci per il suo nulla culturale. Anche in questo caso non ci sono soldi per interventi essenziali ma prevediamo di impegnare milioni di euro per progetti che non verranno mai realizzati o se lo saranno i nostri pronipoti potranno vederli. E non contenti, sul tema “La Barletta che verrà” vengono organizzate anche tavole rotonde, dibattiti pubblici e concorsi di idee sperando di trovare tra i tanti partecipanti competenti un alchimista che sappia trasformare le quattro asce superstiti nelle “più grande e più bello di prima.”

Insomma, a Barletta c’è purtroppo poco interesse a valorizzare e tutelare quel patrimonio culturale che potrebbe, dovrebbe, costituire la prima risorsa economica. E invece continuiamo a discutere (mio Dio, che noia!) di fuffa. Eppure quei luoghi sono i luoghi culturali di Barletta. Eredità storico-culturale della colonizzazione di varie etnie, diario della nostra storia, risposte alle domande ataviche dell’uomo (chi siamo? da dove veniamo?), il nostro patrimonio culturale è molto più che l’insieme dei luoghi della vita dei popoli i nostri antenati millenari: rappresenta la nostra preziosa eredità. Eppure, oggi, quei reperti, quegli scavi, quel patrimonio archeologico, quella ricchezza troppo spesso vantata in dichiarazioni propagandistiche, è per lo più dimenticato, consegnato all’oblio, dimenticato dalle istituzioni, sconosciuto ai barlettani, improduttivo. Il che per una città a vocazione turistica è già tutto dire!

“Il futuro è già qui” era il titolo del convegno tenuto un secolo fa (sembra passato tanto ma sono solo dieci anni) nella Sala Rossa del Castello, ma i presenti, compreso lo scrittore, oltre ad aver avuto evidente difficoltà a percepire dove fosse collocato questo futuro, si sono chiesti, e non così discretamente, se anche loro fanno parte di quell’ossimoro (ma sarà o è?) o come sempre accade, sarà il solito club esclusivo che si può accedere solo su invito”.

 
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